Sviluppo spirituale e disturbi neuropsichici - SCIENZE ASTRATTE

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Sviluppo spirituale e disturbi neuropsichici

PSICOLOGIA > PSICOSINTESI

Sviluppo spirituale e disturbi neuropsichici
di Roberto Assagioli
1933





Lo sviluppo spirituale dell’uomo è un’avventura lunga e ardua, un viaggio attraverso strani paesi, pieni di meraviglie, ma anche di difficoltà e pericoli.
Esso implica una radicale purificazione e trasmutazione, il risveglio di una serie di facoltà ancora inattive, l’elevazione della coscienza a livelli mai toccati prima e il suo espandersi lungo una nuova dimensione interna.

Non dobbiamo meravigliarci perciò che un cambiamento così grande si svolga attraverso vari stadi critici, non di rado accompagnati da disturbi neuropsichici e anche fisici (psicosomatici).
Questi disturbi, possono apparire all’osservazione clinica ordinaria, uguali a quelli prodotti da altre cause, ma in realtà hanno significato e valore del tutto diversi e devono di conseguenza venir curati in modo differente.
Attualmente poi i disturbi prodotti da cause spirituali, vanno divenendo sempre più frequenti, poiché il numero di persone che, consciamente o inconsciamente, sono assillate da esigenze spirituali va divenendo sempre maggiore. Inoltre, a causa della maggiore complessità dell’uomo moderno e particolarmente degli ostacoli creati dalla sua mente critica, lo sviluppo spirituale è divenuto un processo interiore più difficile e complicato.
Per questa ragione è opportuno dare uno sguardo generale ai disturbi nervosi e psichici che possono insorgere nei vari stadi dello sviluppo spirituale, e offrire qualche indicazione riguardo ai modi più adatti ed efficaci per curarli.

In generale, nel processo di realizzazione spirituale si possono osservare cinque stadi critici:

1 – Le crisi che precedono il risveglio spirituale;

2 – Le crisi prodotte dal risveglio spirituale;

3 – Le reazioni che seguono al risveglio spirituale

4 – Le fasi del processo di trasmutazione;

5 – La "notte oscura dell’anima".

***************


1 – Crisi che precedono lo sviluppo spirituale:

Per ben comprendere il significato delle singolari esperienze interiori che spesso precedono il risveglio dell’anima, occorre ricordare alcune caratteristiche psicologiche dell’uomo ordinario. Questi, più che vivere, si può dire che si lasci vivere. Egli prende la vita come viene; non si pone il problema del suo significato, del suo valore, dei suoi fini.
Se è volgare, si occupa solo di appagare i propri desideri personali: di procurarsi i vari godimenti dei sensi, di diventare ricco, di soddisfare la propria ambizione. Se è d’animo più elevato, subordina le proprie soddisfazioni personali all’adempimento dei doveri familiari e civili che gli sono stati inculcati, senza preoccuparsi di sapere su quali basi si fondino quei doveri, quale sia la loro vera gerarchia, ecc.
Egli può anche dichiararsi religioso e credere in
Dio, ma la sua religione è esteriore e convenzionale, ed egli si sente a posto quando ha obbedito alle prescrizioni formali della sua chiesa e partecipato ai vari riti.
Insomma, l’uomo comune crede implicitamente alla realtà della vita ordinaria ed è attaccato tenacemente ai beni terreni, ai quali attribuisce un valore positivo; egli considera la vita ordinaria fine a sé stessa, e anche se crede a un possibile paradiso futuro, desidera comunque andarci… il più tardi possibile.
Ma può avvenire, che quest’uomo ordinario venga sorpreso e turbato da un improvviso mutamento nella sua vita interiore.
Ciò può avvenire in seguito ad una serie di delusioni; non di rado dopo una forte scossa morale, come la perdita di una persona cara; talvolta invece senza alcuna causa apparente, in mezzo al pieno benessere e favore della fortuna (come avvenne a Tolstoj).
Insorge in questi casi una vaga inquietudine, un senso di insoddisfazione, di mancanza, ma non di qualcosa di concreto, bensì di alcunché di vago, di sfuggente, che egli non sa definire.
A poco a poco si aggiunge un senso di irrealtà, e si incomincia a considerare vuota la vita ordinaria.
Tutti gli interessi personali si
scoloriscono, per così dire, perdendo di importanza. Nuovi problemi si affacciano; la persona comincia a chiedersi il senso della vita, il perché di tante cose che prima accettava senza pensare: il perché della sofferenza propria e altrui, il motivo di tante disparità, l’origine dell’esistenza umana e il suo fine.

Qui cominciano le incomprensioni e gli errori: molti non comprendendo il significato di questi nuovi stati d’animo, li combattono in ogni modo, temendo di ‘perderci la testa’. Talvolta, per reazione, si gettano con maggior foga nella realtà ordinaria, magari cercando nuove occupazioni, nuovi stimoli, nuove sensazioni. Con questi ed altri mezzi, essi riescono talora a soffocare l’inquietudine, ma non possono quasi mai distruggerla completamente: essa continua a covare nel profondo, e può, anche dopo anni, prorompere ancora più intensa. Lo stato di agitazione diventa sempre più penoso e il vuoto interiore più intollerabile; mentre la nuova luce, la nuova conoscenza non è ancora sorta.

Spesso a questo tormento generale si aggiunge una crisi morale più definita; la coscienza etica si risveglia e si acuisce, la persona è assalita da un grave senso di colpa, di rimorso per il male commesso, si giudica severamente ed è colta da un profondo scoraggiamento. A questo punto sogliono presentarsi quasi sempre idee e impulsi di suicidio. Alla persona sembra che l’annientamento fisico sia la sola logica conseguenza del crollo interiore.

Dobbiamo far notare che questo è solo uno schema generico di tali esperienze e del loro svolgimento. In realtà vi sono numerose differenze individuali: alcuni non giungono allo stadio più acuto; altri vi arrivano quasi di colpo, in alcuni prevalgono la ricerca e i dubbi filosofici; in altri la crisi morale è in prima linea.
Queste manifestazioni della crisi spirituale, sono simili ad alcuni dei sintomi di malattie come la nevrastenia e la psicastenia. La somiglianza è accresciuta dal fatto che il travaglio della crisi spirituale, produce spesso anche dei sintomi fisici, quali esaurimento, tensione nervosa, depressione, insonnia, e svariati disturbi digestivi, circolatori, ecc.


2 – Crisi prodotte dal risveglio spirituale:

L’aprirsi della comunicazione fra la personalità e l’anima, i primi bagliori di luce, di gioia e di energia che l’accompagnano, producono spesso una mirabile liberazione. I conflitti interni, le sofferenze e i disturbi nervosi e fisici spariscono, spesso con una rapidità sorprendente, confermando così che quei disturbi non erano dovuti a cause materiali, ma erano la diretta conseguenza del travaglio psico-spirituale. In questi casi il risveglio spirituale costituisce una vera e propria cura.
Ma il risveglio non si svolge sempre in modo così semplice ed armonico, bensì può essere a sua volta causa di complicazioni, disturbi e squilibri. Questo avviene in coloro la cui mente non è ben salda, o nei quali le emozioni sono esuberanti e non dominate, oppure il sistema nervoso è troppo sensibile e delicato, o ancora quando l’afflusso di energia spirituale è travolgente per la sua subitaneità e violenza.

Quando la mente è troppo debole e impreparata a sopportare la luce spirituale, oppure quando vi è tendenza alla presunzione e all’egocentrismo, la distinzione fra assoluto e relativo, fra
Spirito e personalità non viene riconosciuta, e allora la forza spirituale può produrre un’esaltazione, una ‘gonfiatura’ dell’io personale.


Alcuni anni or sono ho avuto occasione di osservare al manicomio di Ancona un caso tipico di questo genere. Uno dei ricoverati, un simpatico vecchietto, affermava tranquillamente ma ostinatamente... di essere Dio. Intorno a questa sua convinzione egli aveva fabbricato una serie delle più fantastiche idee deliranti; di schiere celesti ai suoi comandi, di grandi cose da lui compiute, ecc. Ma, a parte questo, egli era la persona più buona, gentile e premurosa che si possa immaginare, sempre pronta a render servizi ai medici e ai malati. La sua mente era così chiara e attenta e i suoi atti così accurati, che era stato fatto assistente del farmacista, il quale gli affidava le chiavi della farmacia e la preparazione di medicine. Questo non diede mai luogo ad alcun inconveniente, all'infuori della sparizione di un po' di zucchero che egli sottraeva per far con esso cosa gradita ad alcuni dei ricoverati.


Dal punto di vista medico ordinario, un soggetto di questo tipo verrebbe considerato come paranoico con delirio di grandezza; ma in realtà queste non sono che etichette puramente descrittive, di classificazione clinica.
In realtà, la psichiatria ordinaria nulla sa dirci di certo sulla vera natura e sulle cause di questi disturbi. Mi sembra quindi sia lecito ricercare un’interpretazione psicologica più profonda.
E’ noto come la percezione interiore della realtà dello Spirito e della sua intima compenetrazione con l’anima umana, dia a colui che la prova, un senso di grandezza e di allargamento interiore e la convinzione di partecipare, in qualche modo, alla natura divina.

Nelle tradizioni religiose e nelle dottrine spirituali d’ogni tempo, se ne possono trovare numerose attestazioni e conferme, espresse non di rado in forma assai audace.

Nella Bibbia, ad esempio, troviamo la frase esplicita: "Non sapete che siete Dei?" mentre sant’Agostino dice: "Quando l’anima ama qualcosa, diventa ad essa simile; se ama le cose terrene, diventa terrena; ma se ama Dio (si potrebbe chiedere) diventa essa Dio?"

L'espressione più estrema della identità di natura fra lo spirito umano nella sua pura e reale essenza e lo Spirito Supremo è contenuta nell'insegnamento centrale della filosofia Vedanta: 'Tat twam asi' (Tu sei Quello) e 'Aham evam param Brahman' (In verità io sono il Supremo Brahman).


Comunque si voglia concepire questo rapporto fra lo spirito individuale e quello universale, bisogna tener sempre presente la grande differenza che esiste fra lo spirito individuale nella sua natura essenziale – quello che è stato chiamato con svariate espressioni: il centro dell’anima, l’Io superiore, il Sé reale o spirituale – e la piccola personalità terrena ordinaria, ossia il piccolo io, di cui siamo abitualmente consapevoli.
Il non riconoscere tale distinzione, porta a conseguenze assurde e pericolose. L’errore funesto di tutti coloro che cadono in preda a tali illusioni è quello di attribuire al proprio io personale ordinario, le qualità e i poteri dello Spirito.
In termini filosofici si tratta di una confusione fra realtà relativa e Realtà assoluta, fra il piano personale e quello metafisico.
In alcuni casi, l’improvvisa illuminazione interna prodotta dal risveglio dell’anima, determina invece un’esaltazione emotiva, che si esprime in modo clamoroso e disordinato: con grida, pianto, canti e agitazioni motorie varie.

Tra questi soggetti ci sono coloro che assumono la parte del profeta o del riformatore, formando movimenti e sette caratterizzati da un eccessivo fanatismo e proselitismo.
In certe anime nobili, ma troppo rigide ed eccessive, la rivelazione dell’elemento trascendente e divino del proprio spirito, suscita invece un’esigenza di adeguamento completa e immediata a quella perfezione. Ma in realtà tale adeguamento non può essere che il termine di una lunga e graduale opera di trasformazione e di rigenerazione della personalità; quindi quell’esigenza non può che esser vana e provocare reazioni di depressione e di disperazione autodistruttive.

In alcune persone, a ciò predisposte, il ‘risveglio’ si accompagna con manifestazioni psichiche paranormali di vario genere. Esse hanno visioni, generalmente di esseri elevati o angelici, oppure odono delle voci, o si sentono spinte a scrivere automaticamente. Il valore dei messaggi così ricevuti, varia da caso a caso, perciò occorre che essi vengano vagliati obiettivamente, senza prevenzioni, ma anche senza lasciarsi ingannare. Prescindendo poi dall'autenticità e dal valore intrinseco di quei messaggi, sta il fatto che essi sono pericolosi perché possono facilmente turbare, anche in modo grave, l'equilibrio emotivo e mentale.



3- Le reazioni che seguono al risveglio spirituale:

Queste reazioni si producono generalmente dopo un certo tempo. Come abbiamo accennato, un risveglio spirituale armonico suscita un senso di gioia e una illuminazione della mente che fa percepire il significato e lo scopo della vita, scaccia molti dubbi, offre la soluzione di molti problemi e dà un senso di sicurezza interiore. A questo si accompagna un vivido senso dell’unità, della bellezza, della santità della vita, e dall’anima risvegliata si effonde un’onda di amore verso le altre anime e tutte le creature.

Invero non vi è nulla di più lieto e confortante del contatto con uno di questi "risvegliati", che si trovi in un tale ‘stato di grazia’. La sua personalità di prima, con i suoi spigoli acuti e con i suoi elementi sgradevoli, sembra sparita, mentre una nuova persona, piena di simpatia, sorride al mondo intero, desiderosa di dar piacere, di rendersi utile, di condividere con gli altri le sue nuove ricchezze spirituali, di cui non sa contenere in sé la sovrabbondanza.
Questo stato gioioso dura più o meno a lungo, ma è destinato a cessare.
La personalità ordinaria, infatti, con i suoi elementi inferiori, è stata solo temporaneamente sopraffatta, non annientata o trasformata. Inoltre, siccome, l’afflusso di luce e di amore spirituale è ritmico e ciclico (come tutto quanto nell’universo), prima o poi diminuisce o cessa. Il flusso è seguito così dal riflusso.
Questa esperienza interna è penosissima, e in alcuni casi produce reazioni violente e seri disturbi. Le tendenze inferiori si risvegliano e si riaffermano con forza rinnovata; tutti gli scogli, i detriti che erano stati ricoperti dall’alta marea, ricompaiono di nuovo. La persona, la cui coscienza morale si è fatta, in seguito al risveglio, più raffinata ed esigente, si giudica con severità, si condanna, credendo, erroneamente, di esser caduta più in basso di prima.
Talvolta la reazione va così oltre, che la persona giunge fino a negare il valore e la realtà della propria recente esperienza interiore. Dubbi e critiche sorgono nella sua mente ed essa è tentata di considerare tutto ciò che è avvenuto come un’illusione, una fantasia. Deride sé stessa e gli altri e vorrebbe rinnegare le proprie aspirazioni spirituali.
Eppure, per quanto si sforzi di farlo, essa non può ritornare nello stato di prima: ha avuto la visione e il fascino di quella bellezza resta, e non può esser dimenticato. Talvolta possono insorgere disperazione e la volontà di porre fine alla propria vita.

La cura, in questi casi, consiste soprattutto nel far capire a chi ne soffre che lo ‘stato di grazia’ non poteva durare per sempre, che la reazione era naturale ed inevitabile e che il processo verso l’ascensione deve essere lento, condotto passo a passo, fino alla riconquista stabile della cima. Il riconoscimento che questa discesa o temporanea ricaduta è un evento naturale, fisiologico, al quale tutti siamo sottoposti, conforta e solleva il pellegrino, incoraggiandolo a riprendere l’ascesa.


4 – Le fasi del processo di trasmutazione:

L’ascesa di cui abbiamo parlato, consiste in realtà nella trasmutazione e rigenerazione della personalità. Un procedimento lungo e complesso, che è composto di fasi di purificazione attiva, per rimuovere gli ostacoli all’afflusso e all’azione delle forze spirituali; fasi di sviluppo delle facoltà interiori, che erano rimaste latenti o troppo deboli; fasi nelle quali la personalità deve restare ferma e docile, lasciandosi ‘lavorare’ dallo Spirito e sopportando con coraggio e pazienza le inevitabili sofferenze. E’ un periodo pieno di cambiamenti, di alternanza tra luce e tenebre, tra gioia e dolore.
Le energie e l’attenzione di chi si trova in questo percorso, sono spesso tanto assorbite dal travaglio, che gli riesce difficile far fronte alle esigenze della propria vita personale. Perciò, chi osserva un tale individuo superficialmente, dal punto di vista della normalità e dell’efficienza pratica, lo trova inadatto e lo giudica male.
Perciò al suo travaglio interiore, si aggiungono spesso anche giudizi ingiusti da parte di familiari, amici e talvolta anche medici. Non gli vengono risparmiate osservazioni pungenti, che riescono spesso assai penose, tanto da creare turbamento e scoraggiamento.

Ma, in fondo, anche questa è una delle prove da superare. Essa insegna a vincere la sensibilità personale, ad acquistare indipendenza di giudizio e fermezza di condotta. Perciò tale prova dovrebbe venir accolta senza ribellione, anzi con serenità. D’altra parte se coloro che circondano la persona sottoposta a questo processo, comprendessero il suo stato, potrebbero esserle di grande aiuto ed evitarle sofferenze non necessarie.
In realtà si tratta di un periodo di transizione: un uscire da un vecchio stadio senza aver raggiunto il nuovo. Una condizione simile a quella del bruco, che sta subendo il processo di trasformazione che lo farà diventare una farfalla: esso deve passare per lo stato di crisalide, che è una condizione di disintegrazione ed impotenza.
Purtroppo però all’uomo, generalmente, non viene elargito il privilegio che ha il bruco, di svolgere quella trasmutazione protetto e raccolto in un bozzolo.
Egli deve restare al proprio posto nella vita e continuare ad assolvere, per quanto gli è possibile, ai propri doveri familiari, professionali e sociali, come se nulla stesse avvenendo in lui.
Non dobbiamo perciò meravigliarci, se un’opera così complessa e faticosa, sia talvolta causa di disturbi nervosi e psichici (esaurimento nervoso, insonnia, depressione, irritabilità, irrequietezza) e che tali disturbi, possano a loro volta indurre anche svariati sintomi fisici.
Talvolta i disturbi sono prodotti o aggravati dagli eccessivi sforzi, che l’aspirante alla vita spirituale produce, per forzare il proprio sviluppo interiore, sforzi che inducono una estrema ed eccessiva tensione nervosa e psichica. Questi aspiranti troppo impetuosi, devono rendersi conto che la parte essenziale del lavoro di rigenerazione, è fatta dallo spirito e dalle sue energie, e che quindi devono attendere con pazienza e fede, che quell’azione si svolga spontaneamente nella loro anima.
Una difficoltà diversa, in un certo senso opposta, deve essere superata nei periodi nei quali l’afflusso di forza spirituale è ampio e abbondante. Quella forza preziosa può infatti venir facilmente sperperata in effervescenza emotiva e in attività febbrili. In altri casi, invece, essa può essere tenuta troppo a freno, non sufficientemente utilizzata, ed accumulandosi produrre disturbi e logorii interiori, così come una corrente elettrica troppo forte può produrre dei corti circuiti.
Occorre quindi imparare a regolare opportunamente e saggiamente il flusso delle energie spirituali, evitandone la dispersione, ed usandole in opere nobili e feconde.


5 – La "notte oscura dell’anima":

Quando il processo di trasformazione psico-spirituale raggiunge il suo stadio finale e decisivo, esso produce talvolta un’intensa sofferenza e un’oscurità interiore, che è stata chiamata dai mistici cristiani "
notte oscura dell’anima".
I suoi caratteri la fanno rassomigliare molto alla malattia chiamata "
psicosi depressiva" o melanconia, i cui caratteri sono: uno stato emotivo d’intensa depressione, che può giungere fino alla disperazione; un senso acuto della propria indegnità; una forte tendenza all’autocritica e all’auto-condanna, che in alcuni casi giunge fino alla convinzione di esser perduti o dannati; un senso penoso di impotenza mentale; l’indebolimento della volontà e dell’auto-dominio; un disgusto e una grande difficoltà ad agire.

Questa strana e terribile esperienza non è, malgrado le apparenze, uno stato patologico; essa ha cause spirituali e un grande valore spirituale. A questa, che è stata anche chiamata la "
crocefissione mistica", segue la gloriosa resurrezione spirituale che pone fine ad ogni sofferenza e ad ogni disturbo, dei quali è sovrabbondante compenso, e che costituisce la pienezza della salute spirituale.

Il tema da noi scelto ci ha obbligati a occuparci quasi esclusivamente dei lati più penosi e anormali dello sviluppo interiore, ma non vorremmo certo dar l'impressione che coloro che seguono la via dell'ascesa spirituale siano colpiti da disturbi nervosi più facilmente degli uomini ordinari.
E' opportuno perciò mettere bene in chiaro i punti seguenti:

1) In molti casi lo sviluppo spirituale si svolge in un modo più graduale e armonico di quello che è stato descritto, di guisa che le difficoltà vengono superate e i diversi stadi passati senza reazioni nervose e fisiche.
2) I disturbi nervosi e mentali degli uomini e delle donne 'ordinari' sono spesso più gravi, più difficili a sopportare e a curare di quelli prodotti da cause spirituali. I disturbi degli uomini ordinari sono spesso prodotti da conflitti violenti fra le passioni, o fra gli impulsi inconsci e la personalità cosciente; o dalla ribellione contro condizioni o contro persone che sono in contrasto coi loro desideri e le loro esigenze egoistiche. Non di rado è più difficile curarli, perché gli aspetti superiori sono troppo deboli, e vi è poco a cui fare appello per indurli a fare i sacrifici necessari e a sottomettersi alla disciplina occorrente per produrre gli assestamenti e l'armonia che possono render loro la salute.
3) Le sofferenze e i disturbi di coloro che percorrono la via spirituale, per quanto possano talora essere gravi, sono in realtà solo reazioni temporanee e per così dire le scorie di un processo organico di crescita e di rigenerazione interna. Perciò essi spariscono spesso spontaneamente quando la crisi che li aveva prodotti si risolve, o cedono più facilmente a una cura adatta.
4) Le sofferenze prodotte dalle basse maree e dai riflussi dell'onda spirituale sono ampiamente compensate dalle fasi di afflusso e di elevazione, e dalla fede nel grande scopo e nell'alta mèta dell'avventura interiore.
Questa visione di gloria costituisce un'ispirazione potente, un conforto infallibile, una sorgente inesauribile di forza e di coraggio. Noi dovremmo quindi rievocare tale visione nel modo più vivido e il più spesso possibile, e uno dei più grandi benefici che possiamo arrecare a chi è tormentato da crisi e conflitti spirituali, è insegnare a fare altrettanto.
Cerchiamo di immaginare vividamente la gloria e la beatitudine dell'anima vittoriosa e liberata che partecipa coscientemente alla saggezza, alla potenza, all'amore della Vita Divina. Immaginiamo con visione ancor più larga la gloria del Regno di Dio realizzato sulla terra, la visione di una umanità redenta, dell'intera creazione rigenerata e manifestante con gioia le perfezioni di Dìo.
Sono visioni di tal genere che hanno reso capaci i grandi mistici e santi di sopportare sorridendo i loro tormenti interiori e il loro martirio fisico, che hanno fatto dire a san Francesco: "Tanto è il bene che m'aspetto che ogni pena mi è diletto!".

Ma ora dobbiamo scendere da queste altezze e ritornare un istante nella valle ove le anime sono in travaglio.
Considerando la questione dal punto di vista più strettamente medico e psicologico, occorre rendersi ben conto che - come abbiamo accennato - mentre i disturbi che accompagnano le varie crisi dello sviluppo spirituale appaiono a un primo esame molto simili, e talvolta identici, a quelli dei malati ordinari in realtà le loro cause e il loro significato sono molto differenti, anzi in un certo senso opposti; quindi la cura deve essere corrispondentemente diversa. I sintomi neuro-psichicí dei malati ordinari hanno generalmente un carattere regressivo.
Quei malati non sono stati capaci di compiere i necessari assestamenti interni ed esterni che fanno parte del normale sviluppo della personalità. Per esempio, essi non sono riusciti a liberarsi dall'attaccamento emotivo ai genitori e restano quindi in uno stato di dipendenza infantile da essi o da chi, anche simbolicamente, li sostituisce.
Talvolta invece la loro incapacità o cattiva volontà a far fronte alle esigenze e alle difficoltà della normale vita familiare e sociale farà sì che essi, anche senza rendersene conto, cerchino rifugio in una malattia che li sottragga a quegli obblighi. In altri casi si tratta di un trauma emotivo: per esempio una delusione o una perdita che essi non sanno accettare e a cui reagiscono con una malattia.
In tutti questi casi si tratta di un conflitto fra la personalità cosciente e gli elementi inferiori che spesso operano nell'inconscio, con la parziale vittoria di questi ultimi.
Invece i mali prodotti dal travaglio dello sviluppo spirituale hanno un carattere nettamente progressivo. Essi dipendono dallo sforzo, di crescere, da una spinta verso l'alto; essi sono il risultato di conflitti e squilibri temporanei fra la personalità cosciente e le energie spirituali che irrompono dall'alto.
Da tutto ciò risulta evidente che la cura per i due tipi di malattie deve essere molto diversa.

Per il primo gruppo il compito terapeutico consiste nell'aiutare il malato a raggiungere il livello dell'uomo 'normale', eliminando le repressioni e le inibizioni, le paure e gli attaccamenti, aiutandolo a passare dal suo eccessivo egocentrismo, dalle sue false valutazionil dalle sue concezioni deformate della realtà a una visione oggettiva e razionale della vita, all'accettazione dei suoi doveri e obblighi e a un giusto apprezzamento dei diritti degli altri. Gli elementi non ben sviluppati, non coordinati e contrastanti, devono venir armonizzati e integrati in una psicosintesi personale.

Per i malati del secondo gruppo il compito curativo è invece quello di produrre un assestamento armonico, favorendo l'assimilazione e l'integrazione delle nuove energie spirituali con gli elementi normali preesistenti, cioè di compiere una psicosintesi trans-personale intorno a un più alto centro interno.

E' chiaro quindi che la cura adatta per i malati del primo gruppo è insufficiente, anzi può essere anche dannosa, per un malato del secondo. Le sue difficoltà aumentano, anziché diminuire, se egli è nelle mani di un medico che non comprenda il suo travaglio, che ignori o neghi le possibilità dello sviluppo spirituale. Tale medico può svalutare o deridere le aspirazioni spirituali del malato, considerandole come vane fantasie o interpretandole in modo materialistico. Così il malato può venir da lui indotto a ritener di far bene cercando di indurire il guscio della propria personalità e rifiutandosi di dare ascolto agli insistenti appelli della sua anima. Ma questo può solo aggravare il suo stato, render più aspra la lotta, ritardare la soluzione.

Invece un medico che percorra egli pure la via spirituale, o che almeno abbia una chiara comprensione e un giusto apprezzamento della realtà e delle conquiste spirituali, può essere di grande aiuto a un malato di quel genere.
Se, come spesso è il caso, questi è ancora allo stadio dell'insoddisfazione, dell'irrequietezza e delle inconsce aspirazioni; se egli ha perduto ogni interesse per la vita ordinaria ma non ha ancora avuto un lume della Realtà Superiore; se egli cerca sollievo in direzioni sbagliate ed erra per vicoli ciechi, allora la rivelazione della vera causa del suo male e un aiuto efficace a trovare la vera soluzione possono facilitare e accelerare molto il risveglio dell'anima, che costituisce di per se stesso la parte principale della cura.
Quando una persona si trova al secondo stadio, quello nel quale si bea nella luce dello spirito e fa gioiosi voli verso le altezze supercoscienti, si può farle molto bene spiegandole la vera natura e funzione di quelle sue esperienze, preavvisandola che esse sono necessariamente temporanee e descrivendole le ulteriori vicissitudini del pellegrinaggio. Così quella persona è preparata quando sopraggiunge la reazione, e le viene in tal modo risparmiata quella parte non piccola di sofferenza, prodotta dalla sorpresa della 'caduta' e dai dubbi e dagli scoraggiamenti che ne conseguono.
Quando un tal preavviso non è stato dato e la cura viene iniziata durante la reazione depressiva, il malato può essere molto sollevato e aiutato dall'assicurazione, avvalorata da esempi, che si tratta di uno stato temporaneo dal quale uscirà sicuramente.

Nel quarto stadio, quello degli 'incidenti dell'ascesa', che è il più lungo e multiforme, l'opera di chi aiuta è corrispondentemente più complessa. I suoi aspetti principali sono:
1) Chiarire a colui che soffre il significato di quanto sta avvenendo in lui e indicargli il giusto atteggiamento da prendere;
2) Insegnargli come si può dominare le tendenze inferiori senza però reprimerle nell'inconscio;
3) Insegnargli, ed aiutarlo, a trasmutare e sublimare le proprie energie psichiche;
4) Aiutarlo a sostenere e far buon uso delle energie spirituali che affluiscono nella sua coscienza;
5) Guidarlo, e cooperare con lui, nel lavoro di ricostruzione della sua personalità, di psicosintesi.

Nello stadio della 'notte oscura dell'anirna' è assai difficile prestare aiuto, perché chi vi si trova è avvolto in una nube così densa, è tanto immerso nella sua sofferenza che la luce dello spirito non giunge alla sua coscienza. L'unico modo di dare forza e sostegno è il ripetere instancabilmente l'assicurazione che si tratta di una esperienza transitoria e non di uno stato permanente, come tende a credere chi vi si trova - ed è ciò che più gli dà disperazione. E' bene inoltre assicurargli con energia che il suo tormento, per quanto terribile, ha un grande valore spirituale e gli sarà apportatore di tanto bene che dopo arriverà a benedirlo; così egli viene aiutato a sopportarlo e ad accettarlo con calma, rassegnazione e con forte pazienza.

Riteniamo opportuno accennare che queste cure psicologiche e spirituali non escludono l'uso sussidiario di mezzi fisici, che possono alleviare i sintomi e concorrere al buon esito della cura. Tali sussidi saranno soprattutto quelli che coadiuvano all'opera sanatrice della natura, come un'alimentazione igienica, esercizi di rilasciamento, contatto con gli elementi naturali, un ritmo adatto delle varie attività fisiche e psichiche.

In alcuni casi la cura è resa più complicata dal fatto che vi è nel malato un misto di sintomi progressivi e di sintomi regressivi. Si tratta di casi di sviluppo interiore irregolare e disarmonico. Queste persone possono raggiungere alti livelli spirituali con una parte della loro personalità, ma essere d'altro lato schiave di attaccamenti infantili o sotto il dominio di 'complessi' inconsci. Si potrebbe anzi dire che, con un'analisi accurata, nella maggioranza di coloro che percorrono la via spirituale si trovano - come, si noti, in quasi tutti i così detti 'normali' - dei resti più o meno grandi di limitazioni di quel genere.
Resta però il fatto che, nella grande maggioranza dei casi, vi è una netta prevalenza o dei sintomi regressivi o di quelli progressivi.
Ma la possibilità che sintomi di entrambi i gruppi si trovino frammisti nello stesso malato deve esser sempre tenuta presente, e occorre che ogni disturbo venga accuratamente studiato e interpretato, per accertarne la vera causa e trovarne quindi la cura adatta.
Da tutto quanto abbiamo detto risulta chiaro che per curare in modo efficace e soddisfacente i disturbi nervosi e psichici che accompagnano lo sviluppo spirituale, occorre una duplice serie di conoscenze e di pratica: quella dei medico esperto di malattie nervose e di psicoterapia, e quella dei serio studioso o del pellegrino sulle vie dello Spirito.
Questa duplice competenza si trova attualmente di rado associata; ma dato il rapido crescere dei numero delle persone bisognose di simili cure, tutti coloro che siano in grado di farlo dovrebbero accingersi risolutamente a prepararsi per quell'opera di bene.
Tali cure poi sarebbero rese più facili se si potesse anche formare e assistenti opportunamente preparati, sì da saper cooperare intelligentemente.
Infine sarebbe molto utile che il pubblico in generale fosse informato dei fatti principali riguardanti le connessioni fra disturbi neuropsichici e crisi interiori, in modo che i familiari possano facilitare il compito dei malato e quello del medico, invece di complicarlo e ostacolarlo con l'ignoranza, i pregiudizi, e anche l'opposizione attiva, come purtroppo avviene assai spesso.
Quando questa triplice opera di preparazione sarà stata fatta presso i medici, le infermiere e il pubblico, una grande somma di sofferenze non necessarie verrà eliminata e molti pellegrini potranno raggiungere con meno lungo e meno aspro travaglio l'alta mèta che perseguono: l'unione con la Divina Realtà.


Roberto Assagioli



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