Leonardo Da Vinci - SCIENZE ASTRATTE

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Leonardo Da Vinci

ASTROLOGIA > PROFILI ESOTERICI di Personaggi illustri

LEONARDO DA VINCI
di Andrea Fontana
23 Aprile 2013


La grande ammirazione per Leonardo Da Vinci si manifestò in me quando avevo 11 anni, in occasione della messa in onda dello Sceneggiato televisivo in cinque puntate: “La vita di Leonardo Da Vinci”, realizzato nel 1971 con la regia di Renato Castellani e interpretato magistralmente dall’attore francese Philippe Leroy, trasmesso per la prima volta dalla RAI dal 24 ottobre al 21 novembre 1971.
Pur essendo stato girato interamente a colori, quello Sceneggiato fu visto dalla maggior parte dei telespettatori in bianco e nero, poiché in quegli anni nelle case degli italiani non vi era ancora la televisione a colori. Ma, nonostante la mancanza dei colori, quelle immagini mi colpirono profondamente e riportai dentro di me un’ammirazione verso il genio di Vinci che negli anni seguenti è sempre aumentata.
In rete si trovano alcuni spezzoni delle puntate in bianco e nero, come questa sulla progettazione del monumento equestre:
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonardo-da-vinci-il-monumento-equestre-a-francesco-sforza/4616/default.aspx


       

Qualche anno dopo la RAI trasmise nuovamente quello sceneggiato, e stavolta fui in grado di vederlo a colori, riportandone un'impressione ancora più mirabilante, che non si è mai affievolita, ed anzi ha ispirato nella mia vita nuove e maggiori esperienze artistiche e culturali.  
In rete si trovano tutte le puntate a colori dello Sceneggiato: http://www.youtube.com/watch?v=_4C5n3l3p0Q

E fu grazie anche a Leonardo che diversi anni dopo decisi di applicarmi attivamente all’Astrologia, che negli anni precedenti era stata da me seguita in modo generico e discontinuo.
Nell’Aprile 1986 appresi dall'amico Mario Zoli, professore di lettere di vasta cultura, da poco andato in pensione, che Leonardo aveva costruito la sua celebre Ultima Cena secondo un preciso ordine astrologico e numerologico, nella quale aveva fatto corrispondere i 12 Apostoli con i 12 Segni zodiacali, di cui egli mi regalò un articolo appena apparso su una pregiata rivista che ne illustrava le varie simbologie.
Ne rimasi intimamente molto colpito e pensai che se un genio come Leonardo Da Vinci si era dedicato seriamente all’Astrologia e vi aveva ispirato segretamente una sua opera d’Arte così grande e importante, valeva certo la pena studiare a fondo questa materia.
Per cui aumentò in me l'interesse a comprare ogni genere di libri, giornali e riviste specializzate, non solo di Astrologia, ma di tutte le branche dello scibile ad essa collegate, che studiai con attenzione e dedizione.
Inoltre iniziai consapevolmente a ideare e realizzare diverse opere scultoree in ceramica e terracotta ispirate all’Astrologia, che successivamente esposi in Mostre organizzate appositamente, la prima nel Natale 1987 a Ferrara, poi a Bologna, altra città magica, ed anche in altre importanti città dell'Emilia-Romagna.
Nel 1988 ho realizzato una delle mie più grandi sculture in terracotta, il Cenacolo Esoterico ispirato al grande capolavoro di Leonardo, che ho descritto in un articolo a parte.

Ho scritto questo articolo su Leonardo Da Vinci in tempi diversi ed è una sintesi di oltre trent'anni di studi e ricerche da me condotte sulla vita e le opere di Leonardo, comprendente il profilo astrologico ed esoterico della sua vita.

         
La casa natale di Lionardo ad Anchiano di Vinci e il suo celebre autoritratto del 1512




LA NASCITA DI LIONARDO


Leonardo Da Vinci è nato nella piccola frazione di Anchiano, vicino a Vinci (Firenze) il 15 aprile 1452, ed è stato battezzato con il nome di Lionardo, come si legge nella memoria scritta dal nonno.
E' deceduto in Francia, nel Castello di Cloux, presso Amboise, il 2 maggio 1519, all'età di 67 anni, ma ne dimostrava molti di più a causa della sua vita intensissima vita spesa interamente al servizio della ricerca e dei suoi molteplici impegni e interessi, per questo motivo dormiva pochissimo; il professor Claudio Stampi dell'Istituto di Fisiologia circadiana dell'Università di Harvard, Stati Uniti, nel secolo scorso ha teorizzato che Leonardo suddivideva il suo riposo in piccoli periodi di circa 15 minuti ogni 4 ore, limitando in tal modo il suo sonno a solo un'ora e mezza al giorno; infatti secondo l'orologio biologico che è all'interno del nostro cervello questo è un valido metodo per equilibrare i due emisferi cerebrali e sviluppare la creatività.

Nel 1936 uno studioso tedesco ha ritrovato nell'Archivio di Stato di Firenze un libro di atti notarili del nonno paterno, Antonio Da Vinci, in cui scrisse le nascite di Lionardo nel 1452, del padre Piero Fruosino nel 1418, e delle zio Francesco Guido nel 1436; ecco la nota su Lionardo:
"1452 Nacque un mio nipote figliuolo di ser piero mio figliuolo a dì 15 d'aprile. Jn sabato a ore tre di notte. Ebbe nome lionardo. batezollo prete piero di bartolomeo da Vinccj, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Tonino, Pier di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigo di Giovanni Tedesco, monna Lisa di Domenico di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figlia di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone.............»
Nel registro non è indicato il luogo di nascita di Lionardo, che si ritiene comunemente essere la casa che la famiglia di ser Piero possedeva, insieme con un podere, ad Anchiano, frazione di Vinci, dove la madre di Lionardo andò poi ad abitare. Il battesimo avvenne nella vicina chiesa parrocchiale di Santa Croce, ma sia il padre sia la madre erano assenti, poiché non sposati."  

Quindi si è scoperto che il vero nome è Lionardo, non Leonardo come invece è stato chiamato nei secoli successivi alla sua morte, come infatti si vede dalla sua firma che a volte troviamo nei suoi scritti. Inoltre il cognome è scritto con la maiuscola, Da Vinci, essendo un vero e proprio cognome, non nobiliare, usato da oltre un secolo.


Memoria del nonno paterno, Antonio Da Vinci sulla nascita di Lionardo nel 1452
    

    
Particolare della firma nell'Uomo Vitruviano, dove si vede che c'è scritto "Lionardo Vinci"




A volte il genio toscano si firmava «Io, Lionardo», ma l’aggiunta del pronome «Io» davanti alla sua firma non deve fare pensare che avesse l'intento di esaltare il suo ego, bensì era la consapevolezza di uno Spirito molto evoluto per quell’epoca.

Giorgio Vasari nel 1550 ha pubblicato la prima edizione del suo famoso volume "Le Vite dei più famosi pittori, scultori, architettori" contenente la "Vita di Lionardo da Vinci, pittore e scultore fiorentino" in cui si nota che ancora indicava il nome originario di Leonardo con la lettera "i" come prima vocale, anzichè la moderna lettera "e".

               
Statua nel piazzale degli Uffizi a Firenze           Monumento in piazza della Scala a Milano




PITTORE, SCULTORE, ARCHITETTO E SCIENZIATO


Lionardo Da Vinci è stato una delle menti più straordinarie di tutti i tempi, un uomo che si definiva «omo sanza lettere» e «discepolo di la sperienza» per rimarcare con modestia la sua ignoranza del greco e del latino ed il suo amore per l'esperienza diretta.
Leonardo è stato un eccelso pittore, scultore, architetto, scienziato, ed ha personificato il genio rinascimentale che ha rivoluzionato le arti figurative, la storia della cultura e della scienza.
Leonardo è poco conosciuto come scultore, ma Giorgio Vasari ha ricordato che Leonardo operò anche "nella scultura, facendo, nella sua giovanezza, di terra alcune teste di femine che ridono, che vanno, formate per l'arte di gesso, e parimente teste di putti, che parevano usciti di mano d'un maestro".  
Inoltre va ricordato il monumento equestre a Francesco Sforza che Ludovico il Moro commissionò a Leonardo, che era di dimensioni colossali, arrivando nel 1491 alla fase finale della messa in opera del modello definitivo in cera e poi in terracotta, che attendeva la successiva fusione a cera persa del bronzo. L'impresa si presentava estremamente difficile per la grande necessità di bronzo fuso da versare, per questo il grande artista si dedicò a calcoli minuziosi in fase progettuale. Alla fine del 1493 tutto era pronto per la fusione del "Colosso", ma  l'improvviso arrivo di Carlo VIII di Francia in Italia per la guerra contro il Regno di Napoli degli Aragonesi, rese impellente la domanda di bronzo per la fabbricazione di armi, vanificando il progetto di Leonardo, e il modello venne distrutto, lasciando deluso e amareggiato Leonardo anche per i nuovi problemi di natura economica causati dalla mancata commissione.

      
Progetti di Leonardo per il monumento e ricostruzione moderna in bronzo del grande cavallo, Milano, Ippodromo S. Siro

Non si conosce alcuna opera scultorea superstite di Leonardo, nonostante varie proposte avanzate in passato, tuttavia nel 1989 Alessandro Parronchi gli ha assegnato un Busto di putto, in una collezione privata fiorentina.
Si scoprono in continuazione cose che Leonardo aveva già anticipato nelle sue intuizioni a tutto campo, ad esempio macchine e progetti di ingegneria che l'umanità ha potuto realizzare soltanto nei secoli seguenti.
Ma la sua vita personale è ancora oggi misteriosa, infatti la sua biografia pubblica è colma di tanti periodi di cui non si sa nulla su ciò che egli ha fatto e dove ha vissuto.



LIVELLO EVOLUTIVO E ASTROLOGIA DEI SETTE RAGGI


Il Maestro Tibetano D.K. nei suoi libri dettati ad Alice Bailey ha fatto alcuni accenni a Leonardo Da Vinci; in uno di questi ha rivelato che Leonardo era uno dei rari casi di puro Raggio; in altri ha specificato che aveva un'Anima o una Personalità di quarto Raggio: Armonia Tramite Conflitto o Unità, Bellezza e Arte di Vivere.

Da: "Trattato dei sette Raggi – Volume primo - pag. 73:
"
Comunque, ciò che affermo di una Vita di Raggio può essere detto altrettanto bene di una vita umana, ma è bene tener presente che il tipo puro di un Raggio non esiste ancora, perché nella famiglia umana non si trova ancora la forma o il meccanismo o l’espressione perfetta della qualità di Raggio, né quell’apparenza assolutamente purificata, tranne in rari casi come il Buddha o il Cristo e, in altri campi, un Alessandro Magno o un Giulio Cesare. Leonardo da Vinci fu un’espressione analoga."


Il Maestro D.K. ha poi spiegato la differenza di espressione del Quarto Raggio a seconda dei livelli evolutivi, citando Leonardo.

Da: "Trattato dei sette Raggi" – Volume secondo - pag. 292:
"
Quarto Raggio
NELL’UOMO NON EVOLUTO
    1. Aggressività, e la spinta necessaria verso la meta percepita che distingue l’essere umano in via di sviluppo. Negli stadi iniziali la meta è di natura materiale.
    2. Lo spirito combattivo, ossia quello spirito di conflitto destinato a trasformarsi in forza ed equilibrio, e a produrre l’integrazione finale con l’aspetto di primo Raggio della divinità.
    3. La forza coesiva che fa di un uomo un centro magnetico, sia come forza predominante in ogni collettività, come il padre, o un governante, o un Maestro rispetto al suo gruppo.
    4. Il potere creativo. Nei tipi inferiori è connesso con l’impulso, o istinto di riproduzione, che porta alla relazione sessuale; o conduce a costruire forme pensiero, o forme creative di qualsiasi tipo, non fosse che la capanna di un selvaggio.
NELL’UOMO PROGREDITO
    1. Lo spirito di Arjuna. È la spinta alla vittoria, il mantenersi fra le coppie di opposti, ed infine la percezione della via di mezzo.
    2. L'impulso alla sintesi (impulso di primo Raggio) combinato con la tendenza del secondo Raggio ad amare ed includere.
    3. La qualità attrattiva dell’Anima, che si esprime nel rapporto fra il sé superiore e l’inferiore. Si conclude con lo “sposalizio dei Cieli”.
    4. Il potere di creare forme, l’impulso artistico.
Vedete quanto era esatto affermare che l’artista può appartenere a qualsiasi Raggio, e non solo al Raggio d’Armonia o Bellezza. Il corpo mentale di ogni essere umano, prima o poi, è di quarto Raggio, e generalmente quando si avvicina al Sentiero della prova. Ciò significa che esso è governato da un elementale di natura o qualità di quarto Raggio, e che quindi l’attività artistica, creativa, è quella di minor resistenza. Si ha allora l’uomo di tendenze artistiche, o il genio in qualche settore dell’opera creativa.
Se poi l’Anima o la Personalità è di quarto Raggio, si ha un Leonardo da Vinci o uno Shakespeare.
"


Va precisato che il termine generico "uomo progredito" comprende diversi stadi evolutivi, a partire dagli aspiranti fino ad arrivare ai grandi Iniziati come Leonardo. Ad ogni incarnazione la personalità compie dei progressi e si raffina, fino a raggiungere i livelli evolutivi più elevati. Per approfondire l'argomento leggere I LIVELLI EVOLUTIVI.

Lionardo Da Vinci non era un Maestro della quinta Iniziazione, come invece è stato affermato da qualche studioso di Esoterismo; vi sono diversi dettagli della vita di Leonardo, che non sto a elencare, ma che indicano che egli non era un Maestro immortale, bensì un Discepolo iniziato. Sono eloquenti le parole del Maestro Tibetano:

"Fin dall’anno 1400 (data cui ho fatto riferimento in precedenza) ci furono continue apparizioni di avatar minori, evocati in risposta a crisi minori, a dilemmi nazionali e alla necessità religiosa. Essi assunsero la forma degli uomini e delle donne che sostennero con successo una verità, una giusta causa, un diritto umano o una giusta richiesta umana. Tutte queste persone operarono attivamente sul piano fisico e di rado furono riconosciute per quello che in realtà erano; soltanto la storia ha messo in evidenza, in un periodo posteriore, ciò che compirono.
Tuttavia essi cambiarono il corso dei pensieri degli uomini; indicarono la via d’una vita migliore; furono i pionieri in nuovi settori del conseguimento umano. Uno di questi fu Lutero; un altro fu Colombo; altri ancora furono Shakespeare e Leonardo da Vinci, per non menzionarne che quattro, i quali vissero, pensarono e agirono in modo da condizionare i successivi eventi in qualche settore della vita umana, e sono tuttora riconosciuti come anime d’avanguardia, guide di uomini. Non mi occuperò di questi discepoli. Essi incarnarono delle idee e fecero la storia; non la storia delle conquiste, ma la storia del progresso.
"

Un avatar minore è un Discepolo che ha raggiunto l'integrazione della Personalità con l'Anima e vive consapevolmente come Anima, mentre un Avatar planetario è un Maestro della quinta Iniziazione.
D'altra parte questo non sminuisce il grande valore umanitario e culturale che Leonardo ha dimostrato al mondo con la sua intenssisima vita artistica e scientifica, poichè per l'epoca in cui è vissuto il suo livello evolutivo era già molto avanzato, basti pensare che perfino il Maestro Tibetano D.K. era ancora solo un Iniziato della quarta Iniziazione ed ha precisato di avere superato la quinta Iniziazione solo nel 1875, diventando un Maestro di Saggezza.

Il Maestro D.K. ha rivelato il livello evolutivo di Leonardo ma non i suoi Raggi completi, che però sono identificabili esaminando quanto si conosce della sua vita, poiché nel Discepolato sono attivi i Raggi d'Aspetto.

Secondo le mie ricerche risultano questi Raggi:
Discepolo Iniziato 70%, vicino alla Terza Iniziazione (superata in una vita successiva)

Monade: Primo
Anima: II
Personalità: 4
Corpo Mentale: 1
Corpo Astrale: 2
Corpo Fisico: 1



IL TEMA DI NASCITA DI LEONARDO


Il tema natale di Leonardo è stato lungamente oggetto di controversie per individuare il grado esatto dell'Ascendente, poiché il nonno di Leonardo ha scritto che è nato alle tre di notte, ma nel 1452 il computo dell'ora in Italia era molto diverso dal nostro.
Infatti all'epoca di Leonardo era ancora in uso il Calendario Giuliano ed era anche diverso il modo di computare le ore.  In Toscana ed in gran parte d'Italia si iniziava a contare le ore mezz'ora dopo il tramonto.

Sono necessari alcuni dati storici per inquadrare con precisione la data e l'ora in cui nacque Lionardo.
Il Calendario è un sistema basato sul moto apparente del Sole e della Luna, per il computo, la divisione e distribuzione del tempo in periodi più o meno lunghi adatti agli usi della vita sociale.              
Nella Storia dell’Umanità la prima unità di tempo usata fu il giorno, ovvero l’intervallo di tempo fra due successive culminazioni del Sole; il mese fu stabilito dal ciclo delle fasi della Luna; l’anno invece dal ricorrente passaggio del Sole allo stesso Solstizio o allo stesso Equinozio.
Nel 1452 vigeva ancora il Calendario Giuliano, istituito da Giulio Cesare nel 46 a.C, che adottò un anno solare di 365 giorni, con l’aggiunta di un giorno ogni 4 anni per far coincidere l’anno lunare di 13 mesi con l’anno solare di 12 mesi. Ma vi erano ancora delle imperfezioni.
Quel Calendario perdurò fino al 4 Ottobre 1582, quando il papa Gregorio XIII istituì un nuovo Calendario per correggere l’eccesso di tempo (ben 10 giorni) che si era accumulato nei secoli. Al Giovedì 4 Ottobre 1582 si fece seguire direttamente Venerdì 15 Ottobre, data in cui iniziò il nuovo Calendario Gregoriano. Così si riportò la data dell’Equinozio di Primavera al 21 Marzo.
Il 15 Aprile del Calendario Giuliano corrisponde al 23 Aprile dell'attuale Calendario Gregoriano.
Il 15 Aprile 1452 del Calendario Giuliano, dal tramonto del sole al tramonto successivo, corrisponde in parte al 23 Aprile e in parte al 24 Aprile dell’attuale Calendario Gregoriano, infatti nel 1452 si faceva iniziare il giorno mezz'ora dopo il tramonto del sole, quando suonava la campana del Vespro, e da quel momento si iniziava a considerare il nuovo giorno ed a conteggiare le ore, con un sistema ottenuto dividendo in dodici parti uguali il periodo di tempo intercorso fra il tramonto e il sorgere del sole, poichè non esistevano ancora orologi o strumenti meccanici per misurare le ore.
La suddivisione del giorno in 24 ore a partire dalla mezzanotte fu stabilita solo nel 1846, dal Papa Pio IX.
Ecco i calcoli che ho eseguito all'inizio dei miei studi astrologici grazie all'aiuto del prof. Mario Zoli di Faenza (RA), ottimo astrologo classico e caro amico, deceduto nel 1995.


L'ASCENDENTE DELL'OROSCOPO DI LEONARDO


Antonio Da Vinci annotò che suo nipote Lionardo era nato “…a ore 3 di notte.”, ovvero alla TERZA ora della Notte, da non confondere con le ore TRE della notte, come invece spesse volte è successo fra gli astrologi. E’ un errore da evitare accuratamente, altrimenti risultano sfalsati tutti i calcoli astronomici ed astrologici.
Il 23 Aprile a Vinci il Sole tramonta alle 19.22 e sorge alle 5.19. Quindi si divide per 12 il tempo fra questi due orari e si ottengono 12 ore uguali di 42 minuti 15 secondi ognuna.
Sommiamo alle 19.22 la mezz'ora ed otteniamo l'inizio della Prima ora del 15 Aprile 1452, che quindi iniziava alle 19.52 e terminava alle 20.34, quando iniziava la Seconda ora;
la Seconda ora iniziava alle 20.34 e terminava alle 21.16;
la Terza ora iniziava alle 21.16 -Tempo Medio di Greenwich- e culminava alle 21.58 –GMT-; per questo motivo non è facile individuare il minuto esatto in cui Leonardo è nato, poiché il nonno ha solo annotato che è nato alle tre di notte, ovvero alla terza ora, ma non ha specificato in che momento preciso e quindi potrebbe essere nato sia all'inizio che alla fine di tale ora.
Dunque Lionardo è nato in una zona oraria compresa fra le attuali ore 22.16 e le 22.58 dell’attuale ora Legale Estiva (che è utilizzata in Italia soltanto da circa un secolo ed era inesistente in passato) del nuovo giorno di Sabato, come minuziosamente annotò il nonno, che era iniziato al tramonto, ma che per il nuovo Calendario Gregoriano è ancora Venerdì.

Per calcolare il Tema natale si deve aggiungere all’ora di nascita (rapportata al Tempo Medio di Greenwich, dove passa il meridiano fondamentale del nostro pianeta) la Longitudine del Luogo di nascita tradotta in minuti. Vinci ha una Longitudine di 0h.43m.40s.- e quindi si ottiene l’Ora Locale.
A questo valore si aggiunge infine il Tempo Siderale del giorno esaminato (TS), riportato nelle “Effemeridi” geocentriche.  
Il risultato ottenuto si chiama Tempo Siderale della Nascita (TSN), che va ridotto a un valore contenuto dentro le 24 ore, se lo supera, come nel nostro caso.
Questo TSN si deve cercare nelle “Tavole delle Case”, alla Latitudine Nord, e alla Latitudine di Vinci, che è 43°47’- troviamo i gradi dell’Ascendente (ASC) e delle Case, ossia della Domificazione (da “Domus” = Casa), ossia dodici Settori che suddividono ulteriormente i dodici Segni dello Zodiaco e si riferiscono alla vita personale, o meglio ai molteplici modi in cui la persona sente e vive la vita.

Sono state fatte varie ipotesi da svariati studiosi di Astrologia sul grado esatto dell'Ascendente di Leonardo, probabilistiche e suggestive, ma che non tenevano conto di alcuni particolari non trascurabili che hanno dato la possibilità al sottoscritto di individuare con precisione il grado dell'AS di Lionardo Da Vinci.



Tema di nascita di Lionardo elaborato da Andrea Fontana, inclusi i nuovi Pianeti nani e gli asteroidi più noti.    



Giove e Luna in Pesci


Nel tema di nascita di Lionardo si nota subito Giove in Pesci congiunto alla Luna in III Casa, che si sta separando dal grande pianeta benefico ed è in perfetto sestile al Sole in Toro.
Per l'Astrologia Classica tale configurazione Luna-Giove in III Casa è molto adatta per le comunicazioni, le parole scritte e parlate, la ricerca della conoscenza e i viaggi brevi, in particolare rappresenta la mente razionale e i processi mentali (mente concreta), ma per l'Astrologia dell'Anima la Luna indica il passato ed il Karma, quindi queste caratteristiche sono relative a ciò che Lionardo ha sviluppato nelle sue vite precedenti, e poichè si tratta di un Discepolo Iniziato, in questa vita egli ha utilizzato tali qualità nei suoi significati superiori: telepatia mentale; rivelazione della conoscenza; rapporto fra l’ego inferiore e il Sé superiore (l’anthakarana); il Cammino esoterico.


Mercurio, Sole, Nettuno e Urano


L'incarnazione di Lionardo è indicata da Mercurio in Ariete in IV Casa e soprattutto da Nettuno congiunto al MC, poichè il Sole vela Nettuno nei Discepoli e per i grandi iniziati vela Urano.
Per l'Astrologia dell'Anima, Mercurio è in domicilio in Ariete ed in tale Segno esprime il suo massimo potenziale, anche perchè forma un perfetto trigono con l'AS di Lionardo ed è il pianeta sacro del 4° Raggio, reggente della sua Personalità quasi completamente integrata con l'Anima. Inoltre Mercurio in IV Casa ha potuto esprimere le qualità superiori di tale Casa: il Piano Causale; l'Anima di Gruppo da cui provengono Fratelli e Sorelle spirituali; la Casa Spirituale del Discepolo (l’Ashram del Maestro). Questo rivela che Leonardo era guidato da un Maestro della quinta Iniziazione.
Il Sole di Lionardo si trova nel primo Decano del Toro, che è governato da Venere e per i Discepoli questo pianeta simboleggia la Mente Superiore o Mente Astratta. Il Sole, in questo caso, vela Nettuno che è un pianeta sacro e governa il Sesto Raggio, più precisamente il Piano Astrale Emotivo, infatti alla Seconda Iniziazione si raggiunge il completo dominio del Corpo Astrale e del Piano Astrale Emotivo, che quindi non interferisce più nella vita personale; questo trova pienamente riscontro nella posizione di Nettuno di Lionardo, esattamente culminante e nella vita di Lionardo, molto moderata ed equilibrata.
La Casa in cui si trova Nettuno rivela le corrispondenze superiori della X Casa: il “Padre nei Cieli”, il Sé superiore e la Monade; i grandi Maestri della Gerarchia Spirituale; il culmine dell'espansione di Coscienza, l'iniziazione; attuazione della Volontà del proprio Sé; applicazione e implementazione del Piano evolutivo; la capacità di esprimere lo scopo dell'Anima.
Ma anche Urano è fortemente accentuato da un dharma che è indicato dalla congiunzione molto stretta con il Vertex. La Casa in cui Urano e il Vertex si trovano è l'VIII che nel suo significato superiore significa: il Sentiero del Discepolato; trasmutazione dei desideri personali nelle esigenze altrui; il trionfo dell'Anima. Questo indica che Lionardo si stava preparando alla prossima vita in cui avrebbe potuto superare la prova della Terza Iniziazione, governata da Urano.

Venere, Vulcano e il Toro


Nel tema di nascita di Lionardo è importantissima Venere, perchè nei discepoli simboleggia la Mente astratta e l’intuizione. Mentre Mercurio simboleggia nel suo aspetto più elevato il passaggio e il collegamento fra la mente concreta e la mente astratta, Venere, sempre nel suo aspetto più elevato, indica dove e come si può sviluppare nella nostra vita la Mente astratta collegata al Piano Causale, il Regno in cui vive l’Anima, il Sè superiore.
Gli influssi più elevati di Venere sono percepiti solo da chi si trova sul Sentiero Spirituale, invece per la maggior parte dell’umanità valgono i valori inferiori.
Venere è collegata al Piano Mentale Astratto, che contiene gli Archètipi spirituali che emergono nella coscienza umana. Infatti Leonardo aveva una straordinaria capacità di entrare direttamente in contatto con gli Archètipi del passato e del probabile futuro, ossia di quanto sarebbe potuto accadere, poichè il futuro non è già completamente scritto.
Venere simboleggia la luce della Conoscenza ed il Toro è la madre dell’Illuminazione, quindi è presente una potente combinazione nel tema radix di Leonardo.
Venere in VI Casa corrisponde a Venere in Vergine, che nel suo significato superiore è l'Amore-Saggezza del 2° Raggio, il Raggio dell'Anima di Lionardo. Infatti la luce della Conoscenza alla fine viene trasformata nella Saggezza e Venere diventa la Sophia, la Saggezza.
Il governatore esoterico del Toro è Vulcano, che aumenta ancora di più la Luce di Venere. Infatti si dice che "Vulcano e il Sole sono un’unica cosa", poichè Vulcano è vicino al Sole e quindi è intriso della coscienza solare.
Nella Mitologia, Vulcano era sposato con Venere, la dea più bella, che aveva legami sessuali anche con altri dèi, un'allegoria che indica il rapporto esistente fra tutti i pianeti del Sistema solare, ma soprattutto, a livello esoterico, vi è fra Venere e Vulcano la profonda allegoria dell'unione della Mente con la materia, dell’Anima con la personalità, della Bellezza con la bestia, dello Spirito con la forma, la superficialità della natura inferiore che Vela la coscienza superiore. Tutte qualità che aveva Leonardo.

Douglas Baker ha precisato che nel tema natale dei discepoli iniziati Venere indica anche il grado e la qualità dell'influsso del Nirmanakaya, ossia l'accessibilità del fuoco spirituale e il punto in cui esso può manifestarsi nella loro vita.
Per l'Astrologia Monadica, vissuta solo dai grandi Iniziati dopo la terza Iniziazione, Venere rappresenta il Nirmānakāya, che Helena Petrovna Blavatsky, nel suo GLOSSARIO ESOTERICO, ha spiegato che non è, come comunemente si crede, il corpo “nel quale un Buddha o un Bodhisattva appaiono sulla Terra”, ma è un grande Essere che durante la sua ultima incarnazione fisica, sia come Hutuktù che Khubilkhan, ossia un Adepto e un perfetto Yogi, è diventato un membro della Gerarchia Spirituale, quell’Esercito invisibile che, entro i limiti Karmici, protegge da milioni d'anni l’Umanità e veglia su di essa. Scambiato spesso per uno “Spirito”, per un Deva o per lo stesso Dio, un Nirmānakāya è sempre un protettore, un Maestro di compassione e un potentissimo Angelo custode per chi diventa degno del suo aiuto.



Tema Progresso con Transiti di Lionardo al 2 Maggio 1519 del Calendario Giuliano


Nel Tema Progresso al momento del decesso di Leonardo, spicca Giove di transito esattamente congiunto a Saturno in VIII Casa, che indica chiaramente il passaggio della sua elevata Coscienza su altri Piani di esistenza ed il Sentiero del Discepolato, con il trionfo della sua Anima, simboleggiati dall'VIII Casa e da Saturno esaltato in Bilancia.
Infatti Giove è stato un pianeta molto importante per Leonardo, perchè governava la sua personalità con la sua Luna natale in Pesci congiunta a Giove ed anche per il suo AS in Sagittario; inoltre governava la sua Anima per l'Ascendente della carta Progressa, dove inoltre si vede che Giove è l'unico pianeta ad essere in I Casa ed in perfetto trigono al Sole, che indica un forte afflusso di energie nouminose nella sua personalità.



L’evoluzione dell’Oroscopo da Quadrato a Circolare
e l’Uomo Universale di Leonardo



Il formato grafico dell’Oroscopo (Tema natale, Cielo di nascita o Grafico astrologico) si è evoluto nei secoli da QUADRATO a CIRCOLARE.
Ecco come si presenta un Oroscopo quadrato che veniva usato nei secoli scorsi e di cui abbiamo celebri esempi negli Oroscopi compilati dal famoso astronomo e astrologo Iohannes Keplero, ovviamente senza i Pianeti moderni, poichè il primo di essi è stato Urano, scoperto nel 1781.


        
Oroscopo quadrato secondo l’uso antico                                      L’Uomo nel Quadrato



Il Grafico Quadrato, usato in Europa fino al XIX secolo ed ancor oggi usato, seppur raramente, esprimeva simbolicamente la vita dal punto di vista prevalentemente umano e materialistico, mentre invece il Grafico Circolare comprende vari livelli interpretativi, fra cui quello Spirituale.
Nel Linguaggio dei Simboli il Quadrato è una forma antidinamica, ancorata su quattro lati e rappresenta l’arresto o l’istante isolato, la limitazione e la materia, ovvero la manifestazione solidificata, ed implica l’idea della stagnazione, simboleggiata dal nostro Pianeta Terra, che infatti è sempre stato associato al quadrato e al numero 4: i 4 lati del quadrato, i 4 punti Cardinali, le 4 Stagioni;
invece il Cerchio è una forma che rappresenta il movimento scorrevole e la scansione del Tempo, lo Spazio illimitato, l’Infinito, l’eternità, lo Spirituale, l’Universale e simboleggia il Cielo, che è intorno alla Terra, vale a dire che il Quadrato si inscrive nel Cerchio, così come la Terra è dipendente dal Cielo.

        
Zodiaco circolare moderno                                             L'Uomo nel Cerchio


      
L'Uomo Vitruviano di Leonardo: Personalità e Anima

Graficamente questo è uno dei concetti che sta alla base del misterioso simbolismo della <Quadratura del Cerchio>, che Lionardo cercò di risolvere disegnando il suo celeberrimo ‘Uomo Universale’ nel 1490 circa, noto anche come ‘Uomo Vitruviano’, perché ricavò le misure ideali dell’uomo “bene figuratus” dal testo di Vitruvio Polliòne, famoso architetto romano del I secolo a.C., autore di un organico Trattato con tutte le conoscenze del suo tempo sull’arte dell’Architettura. Si ritiene che sia l'autoritratto completo di Lionardo all'età di circa 38 anni.


        
      Autoritratto disegnato nel 1512                            Busto in terracotta di Andrea Fontana del 1990



LEONARDO NON ERA OMOSESSUALE


Riguardo all'omosessualità il Maestro Tibetano D.K. ha specificato che il vero artista creativo non è mai vittima di queste antiche abitudini e predisposizioni nocive.
Questo conferma che Leonardo Da Vinci è stato erroneamente considerato omosessuale da studiosi che hanno frainteso e confuso la sessualità con la coscienza spirituale evoluta di questo grande Artista, come è il caso di Sigmund Freud, da cui derivano le prime accuse di omosessualità a Leonardo con la sua deformata e preconcettuale analisi del nibbio, assurda accusa che trova credulità solo in persone che danno indebita importanza ai livelli più bassi della sessualità.
Il dottor Roberto Assagioli, quando Freud era ancora in vita, cercò di mediare con lui un atteggiamento più sano verso la sessualità, ma ben presto prese garbatamente le distanze dalla Psicoanalisi e dallo stesso Freud perché riteneva (giustamente) che desse troppa importanza al lato più basso ed istintivo della sessualità umana, e soprattutto alle sue aberrazioni, alle quali, invece, Assagioli contrappose le "manifestazioni superiori dell'amore", e invece della celebre "rimozione" freudiana (cioè la tendenza a mantenere fuori dalla coscienza pensieri, immagini o ricordi condannati dal Super-Io, ossia la parte della nostra psiche in cui si attua la censura esercitata dalla coscienza morale), preferiva sottolineare il processo di "sublimazione", che permette di trasformare le "cieche forze istintive in elevate energie emozionali e spirituali".
Assagioli infatti mise a punto un suo particolare indirizzo psicologico, che sintetizzò nella sua tesi di Laurea nel 1909, che denominò Psicosintesi.



LEONARDO IN FRANCIA E LA CONCLUSIONE DELLA SUA VITA



Nel 1516 il Re Francesco I ospitò Leonardo in Francia, ad Amboise, dove trascorse gli ultimi tre anni della sua vita nella residenza di Cloux.
Oggi Clos-Lucé si trova ai margini della città.
A quell’epoca Leonardo non riusciva più a disegnare correttamente perchè aveva il braccio sinistro semiparalizzato, ma la sua mente era ancora lucida. Francesco I e Leonardo si incontravano spesso. Il re era affascinato soprattutto dagli studi anatomici del Maestro, che non solo aveva misurato e disegnato con grande esattezza le proporzioni esterne del corpo umano, ma aveva anche sezionato cadaveri (cosa assai insolita per quel tempo) e annotato precisamente la forma delle ossa, dei muscoli, dei nervi, delle vene e degli organi interni.
Secondo la leggenda, Leonardo si spense il 2 maggio 1519 tra le braccia del sovrano.
Le sue spoglie vennero inumate nella cappella di Amboise, poi abbattuta. Il suo teschio, o quello che fu ritenuto tale, fu rinvenuto con altre ossa durante alcuni scavi effettuati nel 1869, assieme a una lapide con tracce della scritta “LEON… …INC…”.
Cinque anni più tardi i resti del grande artista trovarono nuova e definitiva sepoltura nel castello, nella Chapelle de Saint Hubert, la cappella di Sant’Uberto.

        
Il Castello di Cloux, presso Amboise

      
La cappella di Sant’Uberto con la tomba di Leonardo



I MANOSCRITTI DI LEONARDO


Nella caratteristica scrittura speculare, svolta da destra a sinistra, tale da poter esser letta facilmente solo ponendo i fogli davanti a uno specchio, i manoscritti di Leonardo furono lasciati in eredità a Francesco Melzi e pervennero dopo la morte di questi allo scultore Pompeo Leoni che, per commerciarli più facilmente, li suddivise in diversi gruppi, mutandone l'aspetto originario.
Successivamente furono raccolti in gran parte nel XVII secolo dal conte milanese Galeazzo Arconati e furono donati alla Biblioteca Ambrosiana di Milano dalla quale furono trasferiti nel 1796 a Parigi, da dove tornò a Milano, dopo la caduta di Napoleone, il solo Codice Atlantico, mentre gli altri, per un errore dell'incaricato austriaco, rimasero all'Institut de France. Altri codici erano già da tempo finiti in Inghilterra.
Oggi esistono oltre 8000 fogli, cioè più di 16000 pagine di appunti con molte decine di migliaia di disegni lasciati da Leonardo, ma si ritiene che siano solo una piccola parte di ciò che ha scritto e disegnato. Alcuni pensano che abbia scritto 60000, forse 100000 pagine, ormai perdute.
Ma forse qualcosa ancora esiste, sepolta in qualche antico archivio; nel 1966 per esempio, sono stati trovati due nuovi codici a Madrid.
Si tratta di pagine scritte quasi "di getto", tant'è vero che gli esperti di Leonardo dicono che:"sembra di sentirlo parlare come da un registratore".

Ordine degli scritti
Codice A, Parigi, Institut de France, 1492, 63 fogli di vari argomenti
Codice B, Parigi, Institut de France, 1489, 84 fogli sull'arte della guerra
Codice C, Parigi, Institut de France, 1490, 28 fogli sulla luce e l'ombra
Codice D, Parigi, Institut de France, 1508, 10 fogli di vari argomenti
Codice E, Parigi, Institut de France, 1513 - 1514, 80 fogli sulla geometria e il volo
Codice F, Parigi, Institut de France, 1508 - 1509, 96 fogli sull'idraulica
Codice G, Parigi, Institut de France, 1510 - 1516, 93 fogli di vari argomenti
Codice H, Parigi, Institut de France, 1493 - 1494, 142 fogli di vari argomenti
Codice I, Parigi, Institut de France, 1497 - 1499, 141 fogli di vari argomenti
Codice K1, Parigi, Institut de France, 1504, 48 fogli di vari argomenti
Codice K2, Parigi, Institut de France, 1504 - 1509, 32 fogli di vari argomenti
Codice K3, Parigi, Institut de France, 1509 - 1512, 48 fogli di vari argomenti
Codice L, Parigi, Institut de France, 1497 - 1503, 94 fogli di vari argomenti
Codice M, Parigi, Institut de France, 1498 - 1500, 94 fogli di vari argomenti
Codice Ashburnham I, Parigi, Institut de France, 1492, 34 fogli sulla pittura
Codice Ashburnham II, Parigi, Institut de France, 1484 - 1486, 10 fogli di vari argomenti
Codice Atlantico, Milano, Biblioteca Ambrosiana, 1483 - 1518, 403 fogli di vari argomenti
Codice Trivulziano, Milano, Castello Sforzesco, 1484 - 1486, 51 fogli di vari argomenti
Codice del Volo degli Uccelli, Torino, Biblioteca Reale, 1505, 18 fogli
Codice Forster I, Londra, Victoria and Albert Museum, 1484 - 1505, 55 fogli sulla stecheometria
Codice Forster II, Londra, Victoria and Albert Museum, 1495 - 1497, 157 fogli di vari argomenti
Codice Forster III, Londra, Victoria and Albert Museum, 1490 - 1493, 88 fogli di vari argomenti
Codice Arundel 263, Londra, British Museum, 1504 - 1516, 283 fogli di vari argomenti
Fogli di Windsor, Windsor, Royal Library, 600 disegni
Fogli di Anatomia A, Windsor, Royal Library, 1510, 18 disegni
Fogli di Anatomia B, Windsor, Royal Library, 1489, 42 disegni
Quaderni di Anatomia, I - VI, Windsor, Royal Library, 119 disegni
Codice Madrid I, Madrid, Biblioteca Nazionale, 1490 – 1496, 192 fogli sulla meccanica
Codice Madrid II, Madrid, Biblioteca Nazionale, 1503 – 1505, 157 fogli sulla geometria
Codice Leicester - Hammer, Collezione Bill Gates, 1504 - 1506, 36 fogli sull'idraulica


LA BIBLIOTECA DI LEONARDO

L'elenco comprende tutti i libri che possedeva Leonardo, andati dispersi dopo la sua morte.

Sigle usate:

Tr  =   Codice Trivulziano, f. 2r, 1487-90
A   =  Codice Atlantico, f. 559r, 1495 circa
M   =  Codice Madrid II, ff. 2v-3r, fine 1503 - 1504, , «ricordo de’ libri ch’io lascio serrati nel cassone»
M’  =  stesso codice, «in cassa al Munistero»
ms =  manoscritto
Quando esistono tante stampe possibili i titoli appaiono senza data o con la data di prima pubblicazione seguita da «ecc.».
Tr (1487-90): 5 volumi; A (1495 circa): 40 volumi; M (fine 1503 - 1504): 116 volumi. Totale: 123 volumi; 121 titoli (Le tre Deche di Tito Livio corrispondono a tre volumi). Tre titoli ripetuti («Pistole del Filelfo», «Guidone», «Libro d’abaco mezzano») possono essere una svista oppure corrispondere a edizioni diverse.

MANOSCRITTI DI LEONARDO


Un libro d’ingegni colla morte di fori [Ms di disegni di macchine. In: M’]
Un libro di cavalli schizzati pel cartone [Ms di disegni per il cartone della Battaglia d’Anghiari. In: M’]
Libro di mia vocaboli [Ms lessicografico perduto, frutto degli esercizi lessicali già presenti nel Codice Trivulziano. In: M’]
Libro dove si taglia le corde da navi [Ms, forse di Leonardo. In: M’]
Dell’armadura del cavallo [Ms dedicato alla fusione del cavallo in bronzo, parzialmente rilegato nel Codice Madrid II. In: M’]
Libro vechio da Melan[o] [Ms. In: M’]

LETTERATURA, STORIOGRAFIA, TRATTATISTICA MORALE


Letteratura

Morgante
[Luigi Pulci, Il Morgante, Firenze 1481-82 ecc. In: Tr, A]

G[u]idone
[Guidone Palladino, Buovo di Antona, Bologna 1497. O: Guidon selvaggio, ms. In: A]

De’ Quattro Regi
[Federico Frezzi, Il Quadriregio del decorso della vita umana, ovvero libro de’ Regni, Perugia 1481 ecc. Viaggio oltremondano in terza rima.
In: A, M]

Manganello
[Il Manganello, s. l. n. d., anonimo quattrocentesco milanese (ma Manganello è anche il soprannome dell’autore). Poema misogino in terza
rima. In: A, M]

Pistole d’Ovidio
[Ovidio, Epistole, trad. volgare: Le Pistole d’Ovidio, Napoli 1474. O:
Le epistole di Ovidio volgarizzate in rima da Domenico Monticello, Brescia 1489, 1491. In: A, M]

Facetie di Pogio
[Poggio Bracciolini, Facetiae, trad. volgare, Venezia 1483. In: A]

Isopo
[Esopo, Favole, trad. volgare: probabilmente La vita dell’Esopo e le favole del medesimo, volgarizzate da Francisco del Tuppo, Napoli 1485, L’Aquila 1493. In: A, M («Favole d’Isopo»)]

Burchiello
[Il Burchiello, Sonetti, Venezia 1472 ecc. In: A, M («Sonetti del Burchiello»)]

Driadeo
[Luca Pulci, Il Driadeo, Firenze 1479 ecc. In: A]

Petrarca
[Francesco Petrarca, Canzoniere e Trionfi, Venezia 1470 ecc. In: A]

Isopo in lingua franciosa
[Esopo, Favole, in francese: Fables d’Ésope, trad. di Julien Macho, Lyon 1480 ecc. In: M]


Geta e Biria
[Ghigo Brunelleschi e Domenico da Prato, El libro chiamato Gieta e Birria, Venezia 1477-78, Firenze 1480 circa. In: M]

Ciriffo Calvaneo
[Luca Pulci, Ciriffo Calvaneo, Firenze 1485 circa, o Venezia 1492 circa. In: M]

Lucano
[Lucano, Pharsalia (Bellum civile), trad. volgare di Luca di Monticello, Roma 1492 ecc. In: M]

Isopo in versi
[Esopo, Favole, trad. volgare in versi di Accio Zucco: Aesopi Fabulae… cum italica versione Acii Zuchi per rithmos disposita, Verona 1479 ecc. In: M]

Novellino di Masuccio
[Masuccio Guardati (detto Masuccio Salernitano), Il Novellino, Napoli 1476 ecc. In: M]

Ovidio Metamorfoseos
[Ovidio, Metamorfosi, trad. volgare di Giovanni Bonsignori: Ovidio Metamorphoseos vulgare, Venezia 1497, 1501. In: M]

Attila
[Niccolò da Casola, La historia di Atila detto flagellum Dei, Venezia 1472. In: M]

Guerrino
[Andrea da Barberino, Guerino detto il Meschino, Padova 1473 ecc. In: M]

Sonetti di Messer Guasparri Bisconti
[Gaspare Visconti, Rithimi, Milano 1493. In M]

Pistole di Fallari
[Pseudo Falaride, Epistolae, trad. volgare. Forse: Epistole di Phalari traducte da F. Aretino di greco in latino et di latino in vulgare da Bartolomeo Fontio, Padova 1471. O: Epistole de Phalari tradotte da frate Joanne Andrea Ferabos, Napoli 1474 circa. In: M]

Storiografia

Deca prima, Deca terza, Deca quarta
[Tito Livio, Le Deche (1ª, 3ª e 4ª), trad. volgare, 3 voll., Roma 1476 ecc. La 3ª e la 4ª sono tradotte da Giovanni Boccaccio. In: A, M
(«Prima Deca di Livio» / «Terza Deca» / «Quarta Deca»)]

Iustino
[Giustino, Istorie di Giustino, abbreviatore di Trogo Pompeio, trad. volgare di Girolamo Squarzafico, Venezia 1477. In: A]

Cronica d’Esidero
[Isidoro di Siviglia, Cronica, Ascoli 1477, Cividale 1480 o L’Aquila 1482. In: A, M («Clonica di Santo Esidero»)]

Romulion
[Benvenuto de’ Rambaldi da Imola, Il Romuleon, ms, narrazione trecentesca della storia di Roma. In: M]

Clonica del mondo
[Giacomo Filippo Foresti, Supplementum chronicarum, trad. volgare, Venezia 1483 ecc. In: M]

Aquila di Lionardo d’Arezzo
[L’Aquila composta per Leonardo Aretino et da ipso curiosamente translata da latino in vulgare sermone, Napoli 1492 ecc. Compilazione storiografica erroneamente attribuita a Leonardo Bruni. In: M]

Trattatistica morale


Fiore di Virtù
[Fior di virtù la quale tracta de tutti li vitii humani […] et insegna come se debia acquistar le virtù, Venezia 1472 circa ecc. Trattato di morale
diffusissimo dal Trecento, con notevole uso scolastico; più di 40 edizioni tra 1471 e 1500. In: A, M]

Vita civile di Matteo Palmieri
[Matteo Palmieri, Vita civile, ms. In: M]

Galea de’ matti
[Sebastian Brandt, Das Narrenschiff, probabilmente in trad. francese: La nef des folz du monde, trad. di P. Rivière, Paris 1497. O trad. di J. Drouyn, Lyon 1498. In: M]

LINGUA E RETORICA


Epistolografia e retorica

Pistole del Filelfo
[Francesco Filelfo, Epistolae, Venezia 1473 ecc. In: A]

Formulario di pistole
[Cristoforo Landino, Formulario di epistole vulgare missive e responsive et altri fiori de ornati parlamenti, Bologna 1487 ecc. In: A, M]

Pistole de Filelfo
[Il titolo ripete quello di sopra; potrebbe anche trattarsi di un altro autore: Gian Mario Filelfo, Novum epistolarium sive ars scribendi epistolas,
Parigi 1481, Milano 1484 ecc. In: A, M]

Rettorica Nova
[Guidotto da Bologna (xiii sec.), Fiore di rettorica, rielaborazione volgare della Rhetorica ad Herennium, allora attribuita a Cicerone: La
elegantissima doctrina de lo excellentissimo Marco Tullio Cicerone chiamata Rethorica nova, traslata di latino in vulgare per lo eximio maestro Galeoto da Bologna, Venezia 1472 circa. In: A, M]

Stefano Prisco da Sonzino
[Stefano Fieschi da Soncino, Synonyma seu variationes sententiarum, Perugia 1477-79 circa ecc. Prontuario di formule di lettere tradotte
dal volgare in latino. In: M]

Pistole di Guasparri
[Gasparino Barzizza (Gasparinus Pergamensis), Epistulae ad exercitationem accomodatae: Epistulae, Parigi 1470 circa ecc. In: M]

Allegantie
[Agostino Dati, Elegantiolae, manuale di scrittura di lettere e orazioni diffusissimo, più di 45 edizioni tra 1471 e 1500. O: Lorenzo Valla, Elegantiae linguae latinae, Roma 1471 ecc. In: M]

Lingua latina

Donato
[Elio Donato, Ars grammatica maior. In: Tr, A, M («Donato grammatico»)]

Dottrinale
[Alexandre de Villedieu, Doctrinale puerorum. In: A, M («Dottrinale latino»)]

Regole di Perotto
[Niccolò Perotti, Rudimenta grammatices, Roma 1473 ecc. In: M]

Donato vulgare e latino
[Elio Donato, Ars minor, in latino e in volgare, Venezia 1492 ecc. In: M]

Libro di regole latine di Francesco da Urbino
[Francesco da Urbino, Regulae, forse ms, ma un esemplare a stampa è posseduto dalla libreria di San Marco a Firenze. L’autore insegnò grammatica latina nello Studio fiorentino fino al 1503. In: M]

Plisciano gramatico
[Prisciano, Opera, Venezia 1470 ecc. In: M]

Regole gramatice, in asse
[Guarino Guarini (Guarino Veronese), Regulae grammaticales, Venezia 1470 ecc. In: M]

Donadello
[Elio Donato, Ars minor sive de octo partibus orationis. In: M]

Vocabolista in cartapecora
[Giovanni Balbi da Genova, Catholicon seu summa prosodiae, numerose edizioni dal 1460 (o dal 1469) in poi: diffusissimo trattato medievale
di lessicografia, primo vocabolario a stampa. O: Papias, Vocabulista, Venezia 1496. In: M]

Vocabolista piccolo
[Luigi Pulci, Vocabolista, ms. O: Giovanni Bernardo da Savona, Vocabulista ecclesiastico latino e volgare, Milano 1480 ecc., pubblicato in
8º dal 1489. In: M]

RELIGIONE


Bibbia
[Bibbia in trad. volgare; numerose stampe dal 1471. In: A, M]

Salmi
[Salterio. Stampa o ms di difficile identificazione. In: A]

De imortalità d’anima
[Giacomo Canfora, De la immortalità de l’anima elegantissimo dialogo vulgare ornatissimo, Roma 1472, Milano 1475. O: Marsilio Ficino,
Theologia Platonica sive de animarum immortalitate, Firenze 1482. In: A, M]

Agostino De civitate Dei
[Agostino, La città di Dio (in latino). Parecchie edizioni dal 1467 in poi. Forse in trad. volgare, Venezia? o Firenze? 1476-78 circa. In: M]

Prediche
[Numerosissimi titoli possibili. Potrebbe trattarsi di Savonarola. In: M]

Opera di San Bernardino da Siena
[San Bernardino da Siena, ms delle opere in volgare. O: Id., Della confessione, Pescia 1485 circa ecc. In: M]

Sermoni di Santo Agostino
[Agostino, Sermoni dello egregio doctore divo Aurelio Augustino, Firenze 1493. In: M]

Passione di Cristo
[Bernardo Pulci, La Passione di Nostro Signor Giesù Christo, Bologna 1489 ecc. O: Giuliano Dati, La Passione di Christo, Roma 1496. In: M]

De tentazione in asse
[Jean Gerson, Liber de tentationibus diaboli, Stoccolma 1495. In: M]

Di Santa Margherita
[Rappresentazione e festa di S. Margherita, Firenze 1500. O: Storia di S. Margharita, Firenze 1480 circa. In: M]

Del tempio di Salamone
[Forse un sermone di Savonarola sul tempio di Salomone quale simbolo mistico della Chiesa. In: M]

Vita di sancto Ambrosio
[Paolino di Milano, La vita et i miracoli del beatissimo Ambrogio, Milano 1492. In: M]

Libro dell’Amadio
[Vita e conversazione angelica del beato Amadio ispano, Milano 1486 circa. In: M]

SCIENZE E FILOSOFIA


Matematica
D’abaco
[Abaco. Uno tra i vari manuali di aritmetica elementare per le scuole d’abaco. In: Tr, A, M]
Libro d’abaco mezzano [In: M]
Libro d’abaco dipinto [In: M]
Libro d’abbaco mezzano [Titolo ripetuto, ma probabile altro volume. In: M]
Libro d’abaco, l’ha Giovan del Sodo [In: M]

Euclide in geometria
[Euclide, Elementa geometriae, Venezia 1482 o Vicenza 1491. In: M]

Arismetrica di Maestro Luca
[Luca Pacioli, Summa de Aritmetica Geometria Proportioni et Proportionalità, Venezia 1494, studiata diligentemente in varie carte. In: M]

Quadratura del circolo
[Tetragonismus, id est de circuli quadratura, Venezia 1503. Pubblicato da Luca Gaurico, il volume contiene la prima stampa della Dimensio
circuli (o De mensura circuli) di Archimede, e sull’argomento trattati di Boezio, di Giovanni Campano e dello stesso Gaurico. In: M]

Un libro da misura di Battista Alberti
[Leon Battista Alberti, Ludi mathematici, ms. In: M’]

Libretto vecchio d’arismetrica
[Ms di aritmetica. In: M’]

Libro da Urbino matematico
[Ms (l’Archimede?) probabilmente preso dalla libreria del duca, dopo essere entrato in Urbino con le truppe di Cesare Borgia. In: M’]

Euclide vulgare, cioè e’ primi libri 3
[Euclide, Elementa geometriae, ms, probabilmente tradotti da L. Pacioli. In: M’]

Libro d’abbaco del Sassetto
[Appartenente probabilmente a Francesco Sassetti. In: M’]

Libro d’abbaco da Milano grande in asse [In: M’]

MEDICINA E ANATOMIA


Guidone
[Guy de Chauliac (Guidonis de Cauliaco), Cyrurgia, trad. volgare di Paolo Varisco, Venezia 1480 o 1493. In: A, M («Guidone in cerusia»)]

Della conservation della sanità
[Ugo Benzi, Tractato utilissimo circa la conservatione de la sanitade, Milano 1481. O: Libro chiamato della vita, costumi natura et omne altra cosa pertinente tanto alla conservatione della sanità dell’omo quanto alle cause et cose humane, Napoli 1478. In: A, M («Conservation di sanità»)]

Zibaldone
[Mohammed Rhasis, Libro terzo d’Almansore, Cibaldone, Venezia 1472-76 circa ecc. Trad. del terzo libro del KitÇb al Mansuri fi al-tibb
(«Libro di medicina per Mansur») di Rhasis (Abu Bakr Muhammad ibn Zakariya al-Razi). In: A, M]

Fasciculu[s] medicine, latino
[Johann von Ketham, Fasciculus medicinae, Venezia 1491 ecc. Contiene anche l’Anatomia, manuale di Mondino de’ Liuzzi. In: M]

Montagnana de orina
[Bartolomeo Montagnana, De urinarum judiciis, Padova 1487. In: M]

Libro di medicina di cavalli
[Vegezio Renato, Libro di medicina di cavalli, muli et asini, chiamato Mascalcia, ms. O: Giordano Ruffo di Calabria, Libro de la natura de
cavalli e el modo di rilevarli, medicarli e domarli, Venezia 1493, trad. dell’Hippiatria a opera di Gabriele Bruno. In: M]

Fisionomia di Scoto
[Michele Scoto, Liber physiognomiae, Venezia 1477 ecc. In: M]

De natura umana
[Antonio Zeno, De natura humana, Venezia 1491. In: M]

Libro di notomia
[Probabilmente Gabriele Zerbi, Liber anathomie corporis humani et singulorum membrorum illius, Venezia 1502. Ma sono anche possibili:
Alessandro Benedetti, Anatomice sive historia corporis humani libri V, Venezia 1498, 1502; Mondino de’ Liuzzi, Anothomia, Pavia 1478
ecc.; o un ms dello stesso Leonardo. In: M]

SCIENZA NATURALE E FILOSOFIA


Lapidario
[Tanti titoli possibili. Forse: Il Lapidario o la forza e la virtù delle pietre preziose delle erbe e degli animali, s.d. In: Tr, A, M]

Plinio
[Plinio, Historia naturale di C. Plinio secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per C. Landino, Venezia 1476, 1481, 1489. In: Tr, A, M]

Piero Crescentio
[Pietro dei Crescenzi, Libro della agricultura, Firenze 1478, Vicenza 1490, Venezia 1495. Trad. dell’Opus ruralium commodorum, il più importante trattato medievale di agronomia. In: A, M]

Giovan di Mandivilla
[John Mandeville, Tractato delle più maravegliose cosse e più notabile che si trovano in le parte del mondo, Milano 1480 ecc. In: A]

De Onesta Voluttà
[Bartolomeo Sacchi detto il Platina, Della onesta voluttà e valitudine (trad. volgare del De honesta voluptate et valetudine), Venezia 1487 o
1494. Trattato di gastronomia. In: A, M]

Spera
[Leonardo e/o Goro Dati, La Sfera, Firenze 1472 ecc., manuale di cosmografia in versi. O: Giovanni Sacrobosco, Sphaera mundi, Ferrara
1472. In: A, M]

De Chiromantia
[Chiromantia scientia, Venezia 1480 circa o Roma 1481, trad. volgare dell’ed. Venezia 1480 circa. In: A, M]

Vita de’ filosafi
[Diogene Laerzio, Libro della vita dei filosofi e delle loro elegantissime sentenzie, Venezia 1480 ecc. In: A, M]

Cecco d’Ascoli
[Cecco d’Ascoli, L’Acerba, Venezia 1476 ecc. In: A, M]

Alberto Magno
[Pseudo Alberto Magno, Libro delle virtù delle erbe e pietre quale fece Alberto Magno vulgare… insieme con il trattato degli secreti de la natura umana, Venezia 1486 ecc., trad. volgare del Liber aggregationis seu Liber secretorum Alberti Magni de virtutibus herbarum, lapidum et animalium quorumdam. O: Secreta mulierorum et virorum cum expositione Henrici de Saxonia, Perugia 1477 circa ecc. In: A, M («Secreti d’Alberto Magno»)]

Libro di Giorgio Valla
[G. Valla, De expetendis et fugiendis rebus, Venezia 1501 (cioè: «Le cose da ricercare e quelle da evitare», la prima enciclopedia scientifica
moderna). O: Georgio Valla Placentino interprete hoc in volumine hec continentur Nicephori logica ecc., Venezia 1498 (raccolta di testi
greci tradotti dal Valla, contenente tra l’altro la prima trad. latina moderna della Poetica d’Aristotele). O: G. Valla, De orthographia
sive de ratione scribendi, Milano 1476-77 circa, Parigi 1500 circa. In: M]

Burleo
[Walter Burleigh (Gualtherus Burlaeus), De vita et moribus philosophorum et poetarum, tante edizioni possibili da Cologna 1470 circa,
fra le quali una trad. volgare del 1475. O: Id., Expositio in Aristotelis Physica, Padova 1476 ecc. O: Id., De intensione et remissione formarum,
contenente anche il Tractatus proportionum Alberti de Saxonia, Venezia 1496, altro titolo probabile dato l’interesse di Leonardo per Alberto di Sassonia. In: M]

Erbolaio grande
[Probabilmente una delle tante stampe di: Petrus Schöffer, Herbarius latinus, Magonza 1484 ecc. O il ms della sua trad. volgare, stampata
più tardi (Herbolario volgare, Venezia 1522). In: M]

Problema d’Aristotile
[Aristotele, Problemata, trad. latina di Teodoro Gaza, Mantova 1473 circa ecc. In: M]

Della memoria locale
[Una tra le tante “arti della memoria”. Probabilmente Memoria locale e modo de habituare tante cosse quanto l’homo vorrà, Pavia 1494 circa.
In: M]

Alcabizio vulgare del Serigatto
[Trad. volgare, ms, di un trattato astrologico, effettuata da Francesco Sirigatti. Leonardo era in contatto con l’astronomo fiorentino, evocato nel Codice Arundel («Mostra al Serigatto il libro e fatti dare la regola de l’orilogio anello», Ar. 190v). Il nome Alcabizio potrebbe essere generico, e riferirsi alla trad. volgare delle opere di Guido Bonatti, grande astrologo del xiii secolo, a opera del Sirigatti: Traductione di Francesco Sirigatti sopra tucte l’opere facte dallo egregio e prudente Guido Bonacti di lingua latina in lingua toscha (ms, Biblioteca Laurenziana, Plut. XXX, n. 30). Possibile anche un volgarizzamento del Liber isagogicus di Alcabizio (al-Qabisi), diffusissimo manuale
di astrologia medievale (tuttavia non abbiamo nessuna notizia di tale traduzione effettuata da Sirigatti). Poco probabile invece il
De ortu et occasu signorum libri duo, scritto in latino dal Sirigatti nel 1500 e stampato nel 1531. In: M]

Preposizione d’Aristotile
[Florilegio dei testi di Aristotele. Tante stampe recano il titolo Propositiones Aristotelis, data l’ortografia si tratta probabilmente dell’ed.
Prepositiones [sic] ex omnibus Aristotelis libris philosophie, moralis, naturalis ecc., Venezia 1493. In: M]

Alberto di Sassonia
[Alberto di Sassonia, Quaestiones in libros de caelo et mundo Aristotelis, Pavia 1481, Venezia 1492, 1497. O: Id., De proportionibus, Padova
1476-77 circa ecc. In: M]

Filosofia d’Alberto Magno
[Alberto Magno, Philososophia pauperum, Tolosa 1480 circa, Brescia 1490, 1493, Venezia 1496. In: M]

Albumasar
[Abu Màshar Giàfar (Albumasar), Flores astrologiae, Augusta 1488, 1489, 1495, Venezia 1503 circa. O: Id., De magnis coniunctionibus,
annorum revolutionibus ac eorum profectionibus, Augusta 1489. O: Id., Introductorium in astronomiam Albumasaris Abalachi, Augusta
1489. In: M]

Calendario
[Regiomontano, Kalendario, Venezia 1476, in volgare. O (meno probabile) di anonimo, Calendario in rima, Venezia 1494. In: M]

De mutatione aeri[s]
[Firmin de Beauval, Opusculum repertorii pronosticon in mutationes aeris tam via astrologica quam metheorologica, Venezia 1485. Opera di meteorologia e astrologia (ma l’attribuzione a Firmin de Beauval è discussa). In: M]

Sogni di Daniello
[E sogni di Daniel profeta, Bologna 1487, 1491, Firenze 1492-96 circa. Trad. volgare (Simone de’ Pasquali) di un libro per l’interpretazione
dei sogni, molto popolare nel Medioevo. In: M]

2 Regole di Domenico Macaneo
[Domenico Maccagni (Macaneus), Regulae, ms. In: M]

Cosmografia di Tolomeo
[Tolomeo, Geografia, numerose edizioni della trad. latina di Jacopo Angelo (intitolata Cosmographia) da Vicenza 1475 in poi. In: M]

Quadrante
[Ms d’ingegneria astronomica. Forse: Jacob ben Machis ben Tibbon, Il quadrante d’Israele. O un testo di Carlo Marmocchi, matematico
e ingegnere a Firenze (cfr. Atl. 42v: «Quadrante di Marmocchi»). In: M]

Meteura d’Aristotile
[Aristotele, Meteorologia, trad. volgare, ms (cfr. Atl. 266v). In: M]

Libro di Filone De acque
[Filone di Bisanzio, Pneumatica. Libro di costruzione di macchine idrauliche e pneumatiche, ms in trad. latina (un esemplare si trova alla
British Library, ms Additional 34113). In: M’]

ARTI E TECNICHE


De Re Militari
[Roberto Valturio, De re militari. Volgarizzamento di P. Ramusio: Opera de’ fatti e precetti militari, Verona 1483. In: A, M]

Battista Alberti in architettura
[Leon Battista Alberti, De re aedificatoria, Firenze 1485. Forse il ms di una trad. volgare. In: M]

Prospettiva comune
[Johannes Peckham, Prospectiva communis, ed. curata da Fazio Cardano, Milano 1482-83 circa. In: M]

Cornazano De re militari, l’ha Gug[l]ielmo de’ Pazzi
[Antonio Cornazzano, Dell’arte militare, Venezia 1493. In: M]

Francesco da Siena
[Francesco di Giorgio Martini, Trattato d’architettura civile e militare, ms conservato nella Biblioteca Laurenziana (Ashburnham 361) annotato
da Leonardo. In: M]

Libro d’anticaglie
[Forse: Antiquarie prospetiche Romane composte per prospectivo melanese dipintore, 1496-98 circa. Poemetto in terza rima anonimo (forse Bramantino, o Ambrogio De Predis, o Bernardo Zenale) con dedica a Leonardo. O: Giovanni Rucellai, Delle bellezze e anticaglie di Roma, ms. In: M]



BIOGRAFIA SU LEONARDO DA VINCI
tratta da www.treccani.it



VITA


Leonardo nacque a Vinci, Firenze il 15 aprile 1452.
Figlio illegittimo del notaio ser Piero, di Vinci, di cui non è ricordato il casato. Dal 1469 si stabilì a Firenze, dove nel 1472 era già iscritto alla Compagnia dei Pittori. Nel 1476, anno in cui fu prosciolto da un'accusa di sodomia, era con Andrea del Verrocchio di cui era stato scolaro per quattro anni; ma doveva interessarsi anche alla scuola dei Pollaiolo, particolarmente per le ricerche anatomiche che vi si conducevano. Indipendente dal 1478, nel 1482-83 era a Milano alla corte di Ludovico il Moro, inviatovi, secondo alcune fonti, in qualità di musico da Lorenzo il Magnifico; ma in una sua lettera al Moro, Leonardo si dichiarava capace di inventare e costruire congegni bellici, di progettare opere di architettura, di fondere in bronzo e scolpire, di dipingere. A Milano egli svolse intensa attività di pittore, lavorò a un monumento per Francesco Sforza, allestì apparati per feste e fu scenografo, ingegnere militare, consultato per problemi di architettura.
Questo periodo fu il più fecondo di opere compiutamente realizzate e di altre riprese in seguito. In particolare Leonardo poté approfondire i proprî studî scientifici e intraprenderne di nuovi, nel campo sia della fisica sia delle scienze naturali. La sconfitta di Ludovico il Moro (16 marzo 1500) costrinse Leonardo a lasciare Milano. Insieme al matematico Luca Pacioli, di cui era grande amico, e all'allievo A. Salai, Leonardo partì per Venezia, fermandosi lungo il viaggio a Mantova alla corte di Isabella d'Este, dove fu accolto con grande favore e ricevette richieste di opere di pittura (disegnò allora un ritratto di Isabella d'Este). Nell'aprile del 1500 lasciò Venezia, dove aveva compiuto studî per apprestamenti difensivi, e ritornò a Firenze, dove, secondo quanto riferisce un contemporaneo, condusse una vita "varia e indeterminata forte, sì che pareva vivere alla giornata"; si dedicava alla pittura (Sant'Anna, la Vergine e il Bambino), ma più spesso dava "opra forte ad la geometria, impacientissimo al pennello". Allora aveva già ricevuto commissioni dal re di Francia Luigi XII.
Dal maggio 1502 al maggio 1503 Leonardo fu lontano da Firenze, quasi sempre al servizio del duca Valentino (Cesare Borgia), a sua volta in stretto rapporto con Luigi XII. Un salvacondotto del Valentino dichiara L. "Architetto et Ingegnero Generale"; varî appunti di L. di questo periodo ci ricordano suoi viaggi a Urbino, a Rimini, a Cesena, a Pesaro, a Cesenatico e in altre città delle Marche e della Romagna, dove egli studia porti, problemi di idraulica, fortificazioni.
A questo periodo appartengono gli originalissimi contributi di L. alla cartografia, al rilievo e alla descrizione dei luoghi. Ritornato a Firenze, si occupa ancora, per P. Soderini, di pittura, di questioni militari, e di canalizzazioni, a scopo sia pacifico sia militare (alcuni progetti arditi e utopistici sono tuttavia impressionanti per la lucidità della progettazione), e incomincia a studiare il volo degli uccelli e le leggi dell'idrologia; ordina i suoi appunti secondo quella che sempre più si precisa come una visione d'insieme, in una concezione altamente originale delle "forze prime" attive nella natura. Amareggiato per l'esito infelice del grande dipinto murale della Battaglia d'Anghiari (v. oltre), per la frustrazione dei suoi progetti di ingegnere, per l'incomprensione degli artisti e dei mecenati fiorentini verso il suo travaglio di ricercatore, L. nel 1505 è di nuovo a Milano, protetto di Luigi XII. Era però a Firenze nel marzo del 1508, per essere ancora a Milano nel settembre dello stesso anno, intento allo studio di sistemi di chiuse e di canali navigabili.
Da alcuni disegni sembra che L. abbia seguito Luigi XII nel Bresciano al tempo della battaglia di Agnadello (14 maggio 1509), studiando l'idrografia della regione. Rimase a Milano al servizio del luogotenente francese Carlo d'Amboise, per il quale progettò un palazzo e una cappella (S. Maria alla Fontana). A questo periodo risalgono gli studî per il monumento equestre a G. G. Trivulzio.
Importanti gli studî sulla navigazione fluviale; nelle ricerche anatomiche collabora con Marcantonio della Torre; studia la botanica.
Nel dicembre del 1512 il ritorno di Massimiliano Sforza a Milano costrinse L. a rifugiarsi a Vaprio presso il fedelissimo discepolo F. Melzi, sinché, nel 1513 fu chiamato a Roma da Giuliano de' Medici. Ma a Roma L. si vide escluso dalle grandi opere del tempo: i progetti per S. Pietro e la decorazione del Vaticano; gli fu portato via il trattato De vocie che aveva composto; ostacolato nelle sue ricerche di anatomia, continuò a occuparsi di studî matematici e scientifici. Nei suoi appunti si legge: "li Medici mi creorno e destrusseno". Ma L. non aveva interrotto i rapporti con la Francia, come testimonia un suo appunto, e nel 1517 si rifugiava presso Francesco I, che gli dava residenza nel castello di Cloux presso Amboise e gli elargiva una pensione annua come "premier peintre, architecte et mechanicien du roi". L. aveva con sé alcuni quadri, qualcuno iniziato precedentemente a Firenze, una "infinità di volumi" di appunti e, benché impedito da paralisi alla mano destra, attendeva con passione agli studî di anatomia, dedicandosi anche all'architettura (progetto per il castello e il parco di Romorantin) e ad apparati di feste. Impressionanti testimonianze di quest'ultimo periodo sono i disegni in cui è immaginata la fine del mondo, evento fantastico in cui operano con logica coerenza e con terribile bellezza le forze della natura indagate da Leonardo. Il 29 aprile 1519 faceva testamento; morì tre giorni dopo.

Gran parte degli scritti di Leonardo è scomparsa; quanto rimane è costituito da annotazioni non sistematiche, spesso riunite dall'autore senza nesso logico, anche se lo stesso L. aveva dichiarato di voler dare una disposizione più ordinata alle sue teorie.
La maggior parte dei manoscritti di L. che possediamo proviene più o meno direttamente dal nucleo da lui lasciato in eredità a F. Melzi e disperso dopo la morte di questo (1570); una parte entrò in possesso di P. Leoni, che li smembrò formandone poi delle raccolte arbitrarie. Nell'elenco che segue sono indicati i più importanti di essi, con la denominazione in uso tra gli studiosi e distinti secondo il luogo in cui sono attualmente custoditi, nonché con l'indicazione in parentesi della probabile epoca di composizione (poche essendo le datazioni sicure) e del principale argomento trattato. Parigi, Biblioteca dell'Institut de France: codici A (1490-92; argomento vario); B (1487-90; arte militare); C (datato 1490; è detto anche Codice di luce et ombra per l'argomento prevalente); D (1508; ottica); E (dopo il 1515; geometria, volo degli uccelli); F (datato 1508; idraulica, ottica); G (1510-15; argomento vario); H, composto di tre quaderni (1493-94; miscellaneo); I, composto di due quaderni (1497-99; miscellaneo); K, composto di tre quaderni (1504-09; miscellaneo); L (1497 e 1502-03; argomento vario); M (1496-97; argomento vario); Ashburnham I e Ashburnham II (già ital. 2037 e ital. 2038 della Bibliothèque Nationale di Parigi), composti di fogli strappati da G. Libri rispettivamente dal Codice B e dal Codice A (con i quali quindi condividono l'epoca di composizione), entrati poi a far parte della raccolta di B. Ashburnham, restituiti in seguito alla Bibliothèque Nationale di Parigi e infine da questa passati alla Biblioteca dell'Institut de France (il secondo è quasi interamente dedicato alla pittura). Torino, Bibl. Reale: Codice sul volo degli uccelli (datato 1505). Milano, Bibl. Ambrosiana: Codice Atlantico, così detto dal formato dei fogli su cui P. Leoni incollò le carte di L. (1473 circa - 1518; miscellaneo); Castello Sforzesco: Trivulziano (1487-90, coevo del Codice B; contiene disegni e appunti lessicali). Los Angeles, Armand HammerMuseum: Hammer, fino al 1980 Leicester (1504-06; idraulica). Londra, Victoria and Albert Museum: Forster I, composto di due parti (rispettivamente 1505 e 1490 circa; stereometria); Forster II, composto di due quaderni (1495-97; argomento vario); Forster III (tra il 1490 e il 1493; argomento vario); British Library: Arundel263 (il nucleo principale datato 1508; miscellaneo); Windsor Castle, Royal Library: vasta raccolta di disegni e di studî di anatomia; tra questi ultimi si distinguono i Fogli A (1510-11) e i Fogli B (1489 - oltre il 1500), originati da due quaderni di Leonardo. Madrid, Biblioteca Nacional: ms. 8936, noto come Madrid II, composto di due quaderni (rispettivamente datati 1503-05 e 1491-93; argomento vario), e ms. 8937, noto come Madrid I (datato 1493-97; statica, meccanica), l'uno e l'altro per lungo tempo ritenuti smarriti, pur conoscendosene l'esistenza, e ritrovati nel 1966. L. scriveva con la sinistra e "a specchio", cioè orientando la scrittura delle lettere e delle parole da destra verso sinistra; ciò perché era mancino (testimonianza di L. Pacioli, 1498), e non, come è stato fantasticato, per motivi di segretezza. L'opera di decifrazione e di edizione dei manoscritti e dei disegni è stata compiuta dal 1800 in poi, in particolare dalla Commissione vinciana, creata nel 1902. Tutti i manoscritti citati hanno avuto una o più edizioni in facsimile.

L'OPERA ARTISTICA


L'arte di L. si manifesta sin dai suoi inizî come cosciente rielaborazione della tradizione quattrocentesca e insieme opposizione a essa, in uno sforzo che a prima vista sembrerebbe quello di infondere vita alle immagini, immettere aria nelle rappresentazioni, ma che, a un esame più approfondito, si dimostra come quello di rendere nell'arte lo spirito cosmico dell'universo, anzi di ritrovare per essa le "regole" della multiforme natura, in una continua tensione che mira a provare quale sia la "potenza" dell'arte. Per L. si tratta di "comprendere ogni forma secondo l'apparenza e la sua causa interna": donde la straordinaria novità grafica delle sue ricerche scientifiche, l'interesse per il fenomeno naturale o per i moti dell'animo. Nella raccolta postuma di appunti di L. che va sotto il nome di Trattato della pittura e in altri scritti si ritrovano efficaci testimonianze del suo pensiero estetico. Sostenne la superiorità della pittura sulla scultura appunto in nome delle straordinarie possibilità evocatrici, simili a quelle della poesia, che egli riconosceva alla prima.
Eccezionale per il suo tempo è il peso che nel corpus complessivo delle opere hanno i disegni, intesi non più, come voleva la tradizione, come opere in sé, apprezzabili per l'eleganza del delineare, ma come tracce di idee e di problemi inseguiti in maniera persino ossessiva, e quindi pieni di pentimenti, seppure, molte volte, carichi di una capacità espressiva prima intentata. Prevalente, nel gruppo non grande di dipinti sicuramente suoi pervenutici, il numero delle opere non finite; fosse, talora, l'ansia della ricerca che lo induceva a interrompere il lavoro per l'insorgere di nuovi problemi; fosse, talaltra, la convinzione di aver raggiunto appieno il risultato estetico propostosi allo stadio cui l'opera era stata condotta; fosse, ancora, l'insofferenza per la mera esecuzione. Già nel 1473, a Firenze, disegna a penna il paesaggio ora agli Uffizi, immettendo nello schema fiorentino fiammingheggiante l'esperienza di una visione diretta.
Si hanno ancora prove della sua collaborazione con Verrocchio nella pittura del Battesimo agli Uffizi: nell'angelo a sinistra in primo piano e nel brano di paesaggio dietro di lui, ove il senso di vita è più alto e il chiaroscuro è vibrante per riflessi luminosi. Opere pittoriche di questo primo periodo sono: il ritratto muliebre già nella galleria Liechtenstein, ora a Washington, National Gallery (la cosiddetta Ginevra Benci); l'Annunciazione agli Uffizi e l'altra più piccola al Louvre; la Madonna del Garofano a Monaco di Baviera: opere che già furono attribuite a Verrocchio stesso o a Lorenzo di Credi. Ma vi si avverte la prima applicazione dello "sfumato" che disperde la linea, e ottiene con lo sgranare dei contorni l'atmosfera. Nel 1478 L., in piena libertà artistica, dipinge la Madonna del Fiore, ora all'Ermitage di San Pietroburgo, che alle reminiscenze verrocchiesche unisce l'applicazione piena dello sfumato e una nuova intensità d'osservazione psicologica. Forse contemporaneamente L. disegnò la Madonna del Gatto (Uffizi), tanta è la correlazione compositiva di essa con la Madonna del Fiore.
Al 1481 risale l'Adorazione dei Magi commessa dai frati del convento di S. Donato a Scopeto (ora agli Uffizi), rimasta incompiuta per la partenza di L. per Milano, opera profondamente nuova per l'esaltazione messianica che ne agita i particolari e che ne anima la composizione, quasi a vortice, spalancata su infinite lontananze. Le figure si piegano, si attorcono variando con il variare delle luci, accomunate in un'unità compositiva superiore, ma nello stesso tempo acutamente differenziata nelle varie espressioni dell'animo.
Nel 1483 a Milano fu allogata dagli scolari della Concezione a L. e ai fratelli Ambrogio ed Evangelista de Predis la tavola della Vergine delle Rocce. Secondo uno schema piramidale, la Vergine con Gesù, il Battista e un angelo si dispongono entro una grotta, fantastico scenario d'ombre, aperta da squarci verso la luce lontana del tramonto. I contorni dei lineamenti si smarriscono, sfumano; il rilievo velato sboccia dove la luce sfiora le cose, svanisce dove l'ombra le inghiotte; la gamma dei colori va sempre più limitandosi a poche tinte. Di questa tavola si posseggono due redazioni: una al Louvre di Parigi, che è la tavola eseguita da L. per la confraternita, che Ludovico il Moro volle per sé e che passò a Luigi XII; l'altra alla National Gallery di Londra, che è quella che rimase nella cappella della confraternita fino al 1781. La qualità della redazione di Parigi appare superiore all'altra, ma indagini radiografiche e archivistiche hanno accreditato l'autenticità anche della tavola di Londra: forse L. avrà messo mano, in diversa misura, a entrambe.
Seconda grande opera pittorica del periodo milanese è il Cenacolo nel refettorio di S. Maria delle Grazie, purtroppo giunto a noi in stato alterato dai molteplici e talora improprî interventi di consolidamento del colore, poiché era stato dipinto da L. non a buon fresco ma a tempera. Un restauro condotto a partire dal 1979 (durato 12 anni) ha cercato di liberare l'opera dalle varie ridipinture e ha posto come condizione primaria per la sopravvivenza del dipinto la climatizzazione dell'ambiente. Nell'ampia sala, alla cui architettura l'affresco si accorda con sottili accorgimenti e con un effetto illusionistico che va al di là delle ricerche prospettiche fiorentine, gli apostoli sono disposti, secondo un ritmo ternario, in modo che il Redentore appare dominante al centro: i gruppi si agitano di indignazione e di dolore alle parole "uno di voi mi tradirà", in un moto che si origina dal Cristo e converge di nuovo su di lui, lasciando isolato Giuda. Ma in questo periodo l'attività di L. fu varia e molteplice: dalla decorazione del Castello Sforzesco di Milano (sala delle Asse, ampiamente restaurata, ma di cui nel 1950-55 è stato posto in luce un ampio tratto della sinopia e nella quale, comunque, si può ancora apprezzare la grande invenzione leonardesca) ai ritratti di Cecilia Gallerani e Lucrezia Crivelli; dalla Leda (nota attraverso repliche) al monumento a F. Sforza (v. oltre).
Oltre a queste opere andate perdute, rimangono di questi anni il ritratto del Louvre, la Belle Ferronière, e la Dama dell'ermellino del Czartoryski Muzeum di Cracovia. Nel 1500 L. fu nuovamente a Firenze, dove gli fu commissionato da Pier Soderini il David, poi affidato a Michelangelo, e compose un primo cartone (perduto) per S. Anna, la Vergine e il Bambino (il cartone della National Gallery di Londra è del 1508). Più tardi (1503), ebbe incarico di dipingere, su una parete della sala del Maggior Consiglio, un episodio della Battaglia d'Anghiari (sulla parete opposta Michelangelo doveva affrescare la Battaglia di Cascina). Anche qui L. tentò di affrontare un problema tecnico, con l'intento di restaurare l'antico procedimento dell'encausto, convinto che la tecnica tradizionale dell'affresco non gli avrebbe concesso gli effetti di profondità delle ombre, di sfumato e di luce che egli si proponeva. Ma il risultato fu disastroso e L. abbandonò la pittura appena iniziata. I cartoni per quest'opera furono oggetto di studio degli artisti, e andarono distrutti. Tra gli studî per la Battaglia d'Anghiari, quello conservato nella Biblioteca Reale di Windsor ci mostra come L. intendesse servirsi delle scatenate forze della natura per esprimere la battaglia.
Forse L. eseguì in quel tempo il ritratto che va sotto il nome di Gioconda (la scoperta di un documento del 1525 permette di stabilire che si tratta del ritratto di Monna Lisa del Giocondo, come scritto da G. Vasari). Al celebre vago sorriso (un moto psichico colto al suo primo manifestarsi prima che divenga più determinato) s'accorda il velato paese, che dell'immagine è il commento ed eco nella mutabilità delle ombre, nelle brume che ci sottraggono le linee dei contorni; il paesaggio affonda di grado in grado in un tenebrore azzurrognolo di acque e cielo. L'attività artistica di L. durante il secondo periodo milanese (1507 circa) rimane pressoché oscura.
Durante il soggiorno in Francia L. compì il S. Giovanni Battista e terminò la S. Anna (entrambi al Louvre). In questo quadro, concepito con sottili intenti iconografici, le ombre non prendono nessun sopravvento: la luce diffusa stinge i colori, lo sfumato diviene più prezioso, più lieve. L'arte di L. influenzò variamente artisti settentrionali (Dürer, forse lo stesso Bosch) e italiani (Giorgione, Correggio, fra Bartolomeo e Andrea del Sarto). L'arte di Raffaello non si sottrasse al fascino di Leonardo. Vasari pose risolutamente L. come iniziatore della "maniera" moderna, ossia dell'arte del Rinascimento maturo, in contrasto con la "secchezza" di tutta la pittura precedente.

L'attività di scultore di L., è anch'essa alquanto problematica. L. stesso contrappone nei suoi scritti la dignità del pittore, occupato in opera del tutto intellettuale, alla manualità dello scultore, ma nello stesso tempo si vanta della propria abilità di scultore e di fonditore. Dal 1483 al 1500 egli attese all'immane monumento equestre di F. Sforza (il cavallo misurava alla cervice circa 7,20 m), la cui forma di creta (doveva essere gettata in bronzo) fu distrutta al tempo dell'occupazione francese. Dal 1508 al 1511 sono databili altri disegni per un monumento a G. G. Trivulzio, ma non sembra che la cosa andasse mai al di là dello stato di progetto. Da quanto possiamo arguire dai disegni e da bronzetti che sono almeno ispirati a L., la sua preoccupazione nella scultura fu quella del movimento e di un rapporto più libero della figura in azione con lo spazio circostante. Alcune sculture del 15°-16° sec., già attribuite a L., sono state assegnate da alcuni critici, con maggiore fondamento, ad artisti, come G. F. Rustici, che risentivano della sua influenza.

L. non ha diretto o progettato la costruzione di nessun edificio giunto sino a noi: pertanto il suo pensiero architettonico può essere ricostruito in base ai suoi scritti, ai suoi disegni e alla documentazione offerta da alcuni suoi dipinti.
L. instaura un tipo di disegno architettonico notevolmente nuovo ai suoi tempi, basato, oltreché sulla pianta e sull'alzato, sullo spaccato, sulla resa corretta della prospettiva a volo d'uccello, sull'eliminazione degli elementi ricavabili per analogia da quelli delineati. La documentazione più ricca, relativa a costruzioni civili e militari, riguarda il suo soggiorno in Lombardia(dal 1482 in poi) dove fu in contatto con D. Bramante. Importanti gli studî sulla pianta centrale (legati al progetto del mausoleo di F. Sforza);
L. si occupò anche dei progetti del duomo di Pavia, nonché dei problemi costruttivi del tiburio del duomo di Milano. P. Giovioparla di L. come di "meraviglioso creatore ... soprattutto dei dilettevoli spettacoli teatrali"; infatti l'idea di teatro si evidenzia in L. fino dai suoi esordî fiorentini. Noti anche alcuni progetti di "teatri per udir messa", che contenevano delle novità nella tipologia delle chiese. Particolare sviluppo ebbe un sistema di decorazione basata su intrecci di motivi vegetali e su viticci annodati, ossia "vinci" (sala delle Asse).
Notevoli i suoi studî urbanistici in rapporto alla distribuzione del traffico, alla canalizzazione, all'igiene (specialmente nel primo periodo milanese). Anche il problema dell'abitazione del principe fu da lui considerato in rapporto all'organismo urbano (studî per il castello e il borgo di Romorantin, Francia). Si pensa a un intervento di L. nella progettazione del castello di Chambord, iniziato nel 1518 per Francesco I di Francia. Per l'architettura militare di Leonardo, v. oltre.

L'OPERA SCIENTIFICA


Nella natura L. scorge pitagoricamente una trama di rapporti razionali ("ragioni"), esattamente calcolabili e misurabili, che può essere colta dall'uomo per mezzo dell'esperienza e della ragione: l'esperienza, cui L. dà grande rilievo soprattutto nella sua concreta attività di meccanico e di scienziato, apre la via a una conoscenza diretta della natura, libera dall'autorità della tradizione; la ragione coglie nei fenomeni la legge che li regola poiché "la natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamente vive".
Nei confronti dell'attività scientifica contemporanea e posteriore, l'opera di L. risulta però isolata: sia per le origini particolari della sua ricerca, che partiva da un'esigenza artistica cui costantemente s'intrecciava; sia perché essa si svolgeva al di fuori del tirocinio pratico accademico e degli itinerarî teorici della scienza contemporanea, e quindi né poteva profondamente influenzarla, né comprenderne appieno i problemi attuali e proporsi d'innovarla; sia infine perché le sue osservazioni, per quanto geniali, non furono da lui coordinate in organici sistemi scientifici, e d'altra parte restarono ignote ai contemporanei e agli studiosi di molti secoli successivi. Si può dire che la scoperta di L. scienziato è avvenimento relativamente recente.

Anatomia e fisiologia


L. si dedicò con grande fervore anche a studî di anatomia e fisiologia, materie che egli considerava indissolubilmente connesse, proteso com'era a stabilire di ogni organo "l'uso, l'uffizio e il giovamento". I suoi disegni anatomici rappresentano il primo materiale iconografico scientificamente elaborato e aprono la serie dei validi e coraggiosi tentativi di disancoramento dell'anatomia umana dalle concezioni allora imperanti. Numerose furono le dissezioni operate da L. nonostante le difficoltà di diversa natura. I contributi vinciani nell'anatomia e nella fisiologia sono imponenti. In campo osteologico sono particolarmente rilevanti: la scoperta del seno mascellare (detto anche antro di Highmore, dal nome del medico e anatomista inglese che lo descrisse nel 1651); la prima esatta raffigurazione della colonna vertebrale con le sue curve fisiologiche giustamente valutate; la corretta interpretazione dell'osso sacro, considerato come risultante dalla fusione di cinque vertebre (e non di tre, come voleva l'anatomia tradizionale); il riscontro della giusta inclinazione del bacino; ecc.
Gli studî sull'apparato muscolare hanno portato L. a compiere la prima rassegna iconografica dei muscoli dell'uomo; a studiare la funzione dei varî muscoli degli arti sostituendoli con fili di rame; a introdurre un originale metodo di studio degli elementi morfologici degli arti, con particolare riguardo ai muscoli, basato sull'impiego di tagli trasversali praticati a piani diversi: questo procedimento, che è usato anche dai moderni anatomisti, e quello della descrizione per strati, pure attuata da L., possono far considerare quest'ultimo come l'iniziatore dell'anatomia topografica. All'apparato cardiocircolatorio L. dedicò diligenti studî che, tra l'altro, lo portarono alla scoperta di quella formazione intracardiaca che oggi in suo onore è chiamata trabecola arcuata di L. da Vinci. L'incorporamento dell'occhio in materiale coagulabile (albume d'uovo), per poterlo tagliare senza pregiudizio dei rapporti dei suoi costituenti, fa di L., in un certo senso, un precursore dei metodi di inclusione usati nella moderna istologia. Egli studiò anche la funzione visiva in quasi tutti i suoi aspetti fondamentali: la visione monoculare e binoculare, il senso stereoscopico, l'acuità visiva, la sensibilità cromatica, le modificazioni pupillari al variare dell'intensità degli stimoli luminosi, il fenomeno della persistenza delle immagini, le illusioni ottiche, la questione della grandezza delle immagini in rapporto all'angolo visivo, le leggi della prospettiva geometrica e aerea, l'applicazione delle leggi fisiche della rifrazione allo studio di alcuni fatti patologici, come la diplopia e la presbiopia. In anatomia artistica, infine, L. pur attenendosi per lo più ai canoni di Vitruvio e di Varrone, formulò alcuni principî antropometrici; così, per es., egli faceva corrispondere la lunghezza del piede a 1/7 di quella dell'intero corpo ("piede leonardesco"), anziché 1/6, come aveva codificato Vitruvio.

Aritmetica e geometria


L'aritmetica e la geometria, che trattano con "somma verità della quantità discontinua e della continua", sono per Leonardo fondamento di tutte le scienze naturali, in particolare della meccanica, "paradiso delle scienze matematiche". Tuttavia, le conoscenze matematiche di L. restarono relativamente limitate, poiché si dedicò quasi esclusivamente allo studio di questioni geometriche. Ideò nuovi metodi per calcolare il volume di numerosi solidi, intuendo quei procedimenti geometrici di tipo infinitesimale che saranno più di un secolo dopo scoperti da B. Cavalieried E. Torricelli. Infine fu uno dei fondatori della prospettiva aerea, disciplina di natura prettamente artistica che studia le variazioni di intensità luminosa e di gradazione dei toni in rapporto alla distanza.

Astronomia


Leonardo non si occupò in modo particolare di astronomia, ma le poche osservazioni che ha lasciato ne mostrano anche in questo campo l'acutezza profonda delle intuizioni. Disegnò le macchie della Luna, le cui parti brillanti considerò dovessero essere mari e quelle oscure "isole e terra ferma". A lui è pure dovuto il primo tentativo di spiegazione di quel che egli chiama "lustro della luna", cioè del fenomeno della "luce cinerea".

Botanica


Le conoscenze botaniche di Leonardo furono certamente notevoli, con osservazioni che vanno al di là dell'interesse iconografico. Nello studio della fillotassi, Leonardo osservò la disposizione quincunciale (2/5), ma attribuì eccessiva importanza alla disposizione delle foglie per la recezione dell'acqua. Inoltre studiò il geotropismo negativo e l'eliotropismo positivo, i movimenti delle linfe negli organismi vegetali e i loro effetti, infine per primo dedusse l'età e l'orientamento originario dei fusti dall'osservazione dei cerchi concentrici della sezione.

Geologia


Oltre a riaffermare l'origine organica dei fossili, L. indagò acutamente i processi di sedimentazione e di erosione e formulò le leggi delle acque correnti, dedusse il continuo mutare nel tempo dei limiti fra terra e mare, dimostrò infine la sufficienza delle cause attuali per spiegare i fenomeni geologici avvenuti in passato. Le sue geniali intuizioni non poterono però diffondersi ed essere conosciute tra i suoi contemporanei, poiché i codici leonardeschi che più da vicino riguardano questioni di geologia sono stati fatti conoscere solo in epoca recente.

Idraulica e aerodinamica


I lavori di ingegneria idraulica portarono L. a occuparsi del moto dell'acqua. Oltre a intuire alcuni principî fondamentali dell'idrostatica, stabilì per il moto delle acque correnti il principio della portata costante, secondo il quale in un corso d'acqua uniforme a sezione variabile la velocità della corrente varia in ragione inversa della sezione (legge di Leonardo). I suoi studî sul volo degli uccelli e sul "volo strumentale" lo portarono a investigare le leggi dell'aerodinamica: egli osservò la compressibilità e il peso dell'aria e intuì l'importanza di questi elementi ai fini del volo, ai fini cioè del sostentamento nell'aria del più pesante. L. stabilì altresì il principio di reciprocità aerodinamica, secondo il quale le mutue azioni fra solido e aria variano solo con la velocità relativa.

Meccanica


La meccanica può ben considerarsi la scienza prediletta da L., alla quale può dirsi che egli abbia portato il maggiore contributo di originalità. Infaticabile sperimentatore, non può stupire che fra tante intuizioni corrette ve ne siano anche di sbagliate, che poi altrove, nei suoi appunti, si trovano spesso modificate o rettificate sulla base di altri ragionamenti o esperienze.
Le sue fonti maggiori d'informazione sono, oltre le opere di Aristotele e di Archimede, i libri De ponderibus di Giordano Nemorario. Riprendendo le loro ricerche sulla leva e la bilancia, gli si fa chiara la nozione del momento di una forza rispetto a un punto.
Dallo stesso Giordano Nemorario e da Biagio da Parma deriva il principio del parallelogramma delle forze e lo applica a risolvere il problema della determinazione delle tensioni nei due tratti di una fune fissata agli estremi e soggetta a un peso in un punto intermedio.
La teoria delle macchine semplici è oggetto di molti appunti nei manoscritti vinciani e i suoi studî mostrano che L. intuì il principio dei lavori virtuali.
Notevoli sono anche gli studî di L. sui baricentri, che segnano i primi reali progressi dopo la classica teoria di Archimede, e sulla resistenza dei materiali. Pure indubbiamente primo è L. nel considerare in modo razionale l'attrito o "confregazione" e i suoi effetti nelle macchine e nei veicoli, e a realizzare esperienze che, salvo la maggiore raffinatezza, non differiscono da quelle ideate tre secoli dopo da Ch.-A. Coulomb.

Le conoscenze dinamiche di L. derivano e si ricollegano a quelle della dinamica greca, anche se, attraverso gli scritti di Alberto di Sassonia, L. è a conoscenza delle teorie di G. Buridanoe Nicola d'Oresme e di quelle della scuola inglese di Oxford. Compaiono in L. alcune precise idee sul concetto di forza e di percussione e sulla resistenza dell'aria che, in accordo con la teoria dell'impeto di Buridano e in netto contrasto con quella aristotelica, è correttamente considerata come un ostacolo che "impedisce e abbrevia il moto al mobile". L. è così tra coloro che hanno maggiormente contribuito a porre i presupposti alla scoperta della legge d'inerzia. L. sembra avere inoltre una precisa idea del principio di azione e reazione, e una convinzione non meno precisa circa l'impossibilità del moto perpetuo. Nonostante l'intralcio dovuto alla parziale adesione alla concezione aristotelica, l'intuizione di L. riesce a cogliere profondi aspetti dei fenomeni dinamici, come, per es., gli effetti della rotazione della Terra sulla caduta dei gravi.

Ottica


Seguendo generalmente le idee aristoteliche o quelle degli Arabi, L. accetta in ottica la teoria delle specie emanate dai corpi luminosi; si occupa di problemi della visione semplice e di quella binoculare, della dispersione della luce, della teoria delle ombre. La perspicua descrizione della camera oscura e della sua teoria, già nota agli Arabi, mostra che egli ne aveva intuito l'applicazione che se ne fa nell'occhio.

Zoologia


L. prospettò con chiarezza le affinità morfologiche e funzionali che corrono fra l'uomo "prima bestia infra gli animali" e varie specie di Mammiferi, specialmente le scimmie, Carnivori, Artiodattili e Perissodattili. Molti sono gli animali riprodotti nei suoi disegni, ma un numero assai maggiore è accennato negli scritti, sia a proposito dei dati anatomo-comparativi, sia indipendentemente da essi. L'interesse di L. per la struttura e gli atteggiamenti degli animali e l'acutezza del suo spirito di osservazione appare sia nei disegni sia nelle descrizioni e nel giudizio sulle affinità fra le varie specie.

INVENZIONI, OPERE, PROGETTI


Idee e invenzioni, progetti e disegni di macchine e dispositivi, nei varî rami della tecnica, molti dei quali attuati in seguito, sono in tal numero e di tal ricchezza da sbalordire. Non è facile, peraltro, attribuire con sicurezza la paternità di ciascuna di tali invenzioni e progetti a L.: ciò che si può dire, è che si tratta di idee ed elaborazioni che compaiono per la prima volta nei manoscritti vinciani.

Nel campo dell'idraulica pare sia di L. la sistemazione del canale della Martesana; e suoi sono il progetto di sistemazione dell'Adda, e un grande e complesso piano di bonifica delle Paludi pontine, la cui esecuzione fu interrotta dalla morte di Giuliano de' Medici.
Al servizio di Firenze studiò, a fini strategici, un progetto per la deviazione dell'Arno a monte di Pisa, che ebbe il caloroso appoggio di N. Machiavelli, ma che, troppo costoso per la Repubblica fiorentina, non fu poi attuato.
Al servizio di Venezia, per l'incombente minaccia dei Turchi che avevano invaso il Friuli, studiò il percorso dei maggiori fiumi del Veneto, ideando tra l'altro un "serraglio mobile" sull'Isonzo presso Gorizia, allo scopo di elevare il livello del fiume e provocare così l'allagamento della pianura. Durante il suo soggiorno in Francia progettò il canale di Romorantin che doveva collegare Rodano e Loira. I progetti di canali e bonifiche sono quasi sempre accompagnati dallo studio di adeguati strumenti di lavoro: cavafanghi, draghe, pompe, apparecchi di sollevamento dei materiali, ecc.; e ai piani di bonifica sono associati piani edilizî e urbanistici conformi ai migliori canoni della tecnica urbanistica e dell'ingegneria sanitaria moderna.

Gli studî sul volo risalgono in parte al primo periodo del soggiorno a Milano, tra il 1486 e il 1490, e in parte al secondo periodo del soggiorno a Firenze, verso il 1505, e a Fiesole. L. progettò macchine che, se pur oggetto oggi soltanto di un interesse storico, restano capolavori di ingegnosità. Tra queste macchine volanti sono il paracadute e l'elicottero, in cui viene impiegata come organo propulsore la vite. Resta dubbio peraltro se L. abbia mai tentato di volare o di far volare, benché G. Cardanoin De Subtilitate dica "Leonardus tentavit, sed frustra".

L. fu anche un espertissimo tecnico militare; è tuttavia difficile, come s'è già detto, stabilire con certezza quanto si debba originariamente a lui e quanto sia invece rielaborazione di idee e di progetti di suoi predecessori. Ricorderemo, qui, tra le cose più rilevanti dei suoi manoscritti (nei quali è difficile tuttavia, in questo campo più che negli altri, discernere quali delle molte invenzioni fossero pensate da L. come concretamente realizzabili), studî per sottomarini, disegni di cannoni (con carrello e dispositivi per la rapida elevazione del fusto) e di bombarde per il lancio di bombe esplosive; dispositivi di accensione per armi da fuoco; cannoni a organo, costituiti da molte piccole canne disposte a raggiera che possono sparare simultaneamente; cannoni a revolver; ponti da campo; carri coperti con artiglierie; l'architronito, sorta di cannone in cui si sfrutta la forza espansiva del vapor d'acqua (peraltro già conosciuto dai Bizantini); battelli incendiarî; e ancora norme di guerra terrestre e navale, ecc.

Fra gli altri meccanismi e dispositivi studiati da L. meritano d'essere citati l'incannatoio automatico e la cimatrice; poi innumerevoli artifici per la trasformazione di moti progressivi in moti alternativi e di moti continui in moti intermittenti; argani, tornî, perforatrici, seghe meccaniche, macchine per la filettatura delle viti; trivelle; ponti girevoli; laminatoi, ecc.

LEONARDO SCRITTORE


Di una personale o quanto meno programmata coscienza letteraria di L. sembra improprio parlare. I suoi testi, disseminati nelle carte dei codici sotto forma di abbozzi di trattato, notazioni a margine, appunti di letture e meditazioni, sentenze in rima, proverbî, enunciati gnomici, o brani di invenzione fantastica, configurano piuttosto un eterogeneo e personalissimo corpus di scritture.
Tali scritture in parte assumono funzione di glosse altamente ragionate ma subordinate alla rappresentazione grafica delle sue indagini scientifiche e artistiche, in parte costituiscono documentazione momentanea, fissata per frammenti sulla carta, di un ininterrotto discorso interiore, continuamente volto a illuminanti considerazioni sulla realtà e sul fantastico. Definitosi, con espressione fin troppo esagerata dalla critica "omo sanza lettere", L. attinge a una sua istintiva memoria culturale di maestro d'arte ma anche alle sue originali intuizioni di indagatore, volutamente solitario, della natura e della macchina. Questo spiega i caratteri salienti della sua scrittura: l'ortografia approssimativa e incoerente, l'impronta vernacolare toscana con tracce di fonetica lombarda, l'andamento sintattico semplificato, che procede per coordinazioni successive, ma in cui il ripetuto uso di anacoluti testimonia di una tendenza alla brachilogia, insofferente alle mediazioni del dettato colto e mirante a fissare direttamente e in breve la sostanza del pensato. E se ciò rende estraneo L., ignaro per di più delle lingue classiche, alla civiltà letteraria dell'Umanesimo, viceversa ne riconferma la più ovvia appartenenza all'ambiente "illetterato" degli artisti e dei tecnici. Lo stile asciutto, la propensione all'enunciato proverbiale e aforistico, che esaltano l'icasticità ammonitiva delle sue riflessioni, sono un evidente derivato dal genere della precettistica delle arti, che appunto affidava la trasmissione del sapere specialistico ad ammonimenti chiari e precetti brevi, prevalentemente orali, talvolta in forma di proverbio o di prosa rimata, e in cui la paratassi garantiva a un tempo una migliore possibilità di memorizzare e la meticolosa conservazione, secondo la successione prefissata, delle procedure tecniche.
Su questo fondo L. innesta la personale dote di un linguaggio fortemente pregnante e lucido nel significare, alimentato, per un verso, da una inesauribile curiosità intellettuale e dall'esperienza concreta, e, per altro verso, esercitato all'astrazione e all'enunciazione assiomatica proprie dei trattati di geometria e dei teatri di macchine. Pregnanza del concreto e astrazione mentale sono appunto due caratteri che conferiscono ai suoi scritti "letterarî", analogamente ai dipinti, l'oscurità polivalente dell'immaginario fantastico e la campitura ordinata delle connessioni logiche (come ne La caverna, Il mostro marino, Il gigante, Il sito di Venere, Il diluvio e Al Diodario di Soria).
Sull'analogo terreno delle formulazioni brevi ed emblematiche si colloca il gusto di L. per le Facezie, le Favole, gli Indovinelli, le Profezie e il genere del Bestiario, mutuati dallo stile comico-burlesco o sentenzioso-moraleggiante della letteratura popolare e fantastica del Quattrocento, ma in cui più marcati persistono, diversamente che nella produzione alta e culta della filologia umanistica, elementi trecenteschi e del tardo enciclopedismo medievale.

Tuttavia di Leonardo scrittore non possediamo nessuna opera veramente compiuta.

Il Trattato della pittura è compilazione postuma (Bibl. Vat., ms. Urb. lat. 1270, del sec. 16°) forse del suo allievo F. Melzi, sulla base di brani estratti, con probabili integrazioni e ritocchi, dalle carte leonardiane da lui ereditate. Analogo il caso dell'opera "Del moto e misura dell'acqua", compilata nel 1643 (Bibl. Vat., ms. Barb. lat. 4332) dal domenicano Luigi Maria (al secolo Francesco) Arconati, sulla base dei manoscritti leonardiani posseduti dal padre G. M. Arconati.
Della prosa di Leonardo si iniziò a parlare nell'Ottocento dopo la riscoperta e pubblicazione sistematica dei manoscritti.
Degli scritti letterarî molte sono le raccolte antologiche; dopo le prime, in partic. quelle di J. P. Richter (1883, 3ª ed. 1970), amplissima ma non pienamente affidabile, e di E. Solmi (1899, 2ª ed. 1979), altre ne sono seguite di più sicuro fondamento filologico: G. Fumagalli(1915 e 1939, 2ª ed. 1952), ma soprattutto A. M. Brizio (1952, 2ª ed. 1966), e A. Marinoni (1952, 2ª ed. 1974).

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