L'Epifania ed i Magi nella Storia - SCIENZE ASTRATTE

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L'Epifania ed i Magi nella Storia

RELIGIONI E FILOSOFIE

L'EPIFANIA ED I MAGI NELLA STORIA E NELL'ARTE
di Andrea Fontana
6 Gennaio 2013

INDICE ARTICOLI:

IL SIMBOLISMO DELL'EPIFANIA
STORIA, LEGGENDA E TRADIZIONI DEI MAGI
ATTRIBUZIONE DEL TITOLO DI RE AI MAGI
I 18 NOMI DEI TRE RE
I QUATTRO SENSI DELLE SACRE SCRITTURE
OGNI LIBRO, SIMBOLO O ALLEGORIA PUO' AVERE SETTE INTERPRETAZIONI
I VANGELI SONO RIFERITI A QUATTRO LIVELLI DI LETTURA
I MAGI NON ERANO TRE E NON ERANO RE
LA STELLA
IL SIMBOLISMO ASTROLOGICO DEI MAGI: ORIONE E I TRE RE
I MAGI A BETLEMME
LE TOMBE DEI MAGI
I MAGI A SANT’EUSTORGIO DI MILANO
LE RELIQUIE DEI MAGI A COLONIA
I MAGI A BOLOGNA
L'ADORAZIONE DEI MAGI NELLA STORIA DELL'ARTE




IL SIMBOLISMO DELL'EPIFANIA

Secondo Epifanio di Salamina (+ 403) la data del 6 Gennaio deriva da una festività dell'Antico Egitto, in cui nella notte tra il 5/6 gennaio si celebrava la nascita del dio Sole 'Aion' dalla vergine 'Kore' e contemporaneamente si celebrava il culto del Nilo.
Così ha scritto: 
«...Quando tutto il popolo si fu battezzato, venne anche Gesù e fu battezzato da Giovanni. E allorché uscì dall'acqua, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito Santo in forma di colomba che discendeva e penetrava in lui. E dai cieli venne una voce che disse: Tu sei il mio figlio diretto: in te mi sono compiaciuto. E poi ancora: Io oggi ti ho generato. E in quel momento una gran luce illuminò tutto il luogo. Vedendolo Giovanni gli disse: Tu chi sei? E di nuovo una luce dal cielo a lui: Questo è il mio figlio diletto in cui mi sono compiaciuto. Allora Giovanni gettandosi ai suoi piedi disse: Ti prego Signore, battezzami tu! Ma egli vi si oppose, dicendo: Lascia, perché così conviene si adempiscano le cose»

Il termine Epifania deriva dal greco "epifaneia", che significa "manifestazione". 
È una delle principali feste della Chiesa Cristiana, d'istituzione antichissima, e ricorda le tre manifestazioni di Gesù: 
la 1° ai Gentili nelle figure dei Magi, per mezzo di una Stella prodigiosa; 
la 2° ai Giudei nel Battesimo nel Giordano, quando lo Spirito di Cristo apparve sopra Gesù in forma di Colomba; 
la 3° ai Discepoli nelle nozze di Cana, con il miracoloso cambiamento dell'acqua in vino.
I Greci, avevano per costume di celebrare in questo giorno anche la Nascita del Salvatore e chiamavano questa festa la "Teofania" o “Festa dei Lumi”.
In molte parti d'Italia, viene solennizzata in modo caratteristico ed è chiamata tradizionalmente “Festa dei Re”, oppure la Pasquetta, ed anche la Befana.
Nelle Chiese cristiane ortodosse, il 6 gennaio si celebra la Nascita di Gesù, a causa di una differenza fra Calendario Gregoriano, in uso in Occidente dal 1581, e il precedente Calendario Giuliano, ancora in uso in alcune Chiese ortodosse.
L'Epifania è l'ultimo dei dodici Giorni Santi, iniziati a Natale, che simboleggiano l’Anno Spirituale. 
Dal punto di vista storico, l'Epifania era celebrata come facente parte del periodo Natalizio, infatti non si considerava una festa a parte fino all'anno 813. 
Dal punto di vista esoterico, l'Epifania indica il momento in cui possiamo estrarre l'essenza spirituale delle lezioni apprese durante i dodici giorni precedenti ed è il momento propizio per amalgamare i doni spirituali ricevuti.

STORIA, LEGGENDA E TRADIZIONI DEI MAGI

L'unico Vangelo canonico che parla dei Magi è quello di Matteo, ma non rivela i loro nomi, né da dove provenissero.
Ecco il racconto evangelico, con alcune parole fra parentesi del testo originale greco;  (Matteo, 2, 1-12).

« Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi (μάγοι = magoi) giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei (βασιλεὺς τῶν Ιουδαίων = basileus tōn ioudaiōn) che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella (ἀστέρα = astera), e siamo venuti per adorarlo". All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
“E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.”
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono (
προσεκύνησαν = prosekunēsan). Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro (χρυσὸν = chruson), incenso (λίβανον = libanon) e mirra (σμύρναν = smurnan). Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggì in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto »

  


Oltre ai Vangeli 'canonici' riconosciuti dalla Chiesa come ispirati, hanno riferito dei Magi anche i Vangeli apocrifi: 

= Vangelo di Nicodemo,
attribuito a Nicodemo, discepolo di Gesù, e datato al II secolo, scritto in greco, contiene la citazione dei Magi.
Pilato rivolto alla folla dei giudei, ricorda loro come il Dio d’Israele abbia aiutato il loro popolo a fuggire dall’Egitto, affrancandosi dalla schiavitù, e come in cambio di ciò essi abbiano preferito adorare un vitello di metallo fuso. Solo grazie a Mosè Dio non ha sterminato il suo popolo. Poi alzatosi dal suo seggio dice:
«Noi riconosciamo come imperatore Cesare, e non Gesù; ma invero i Magi gli hanno portato dall’oriente doni come a un re. Ed Erode udito dai Magi che era nato un re, voleva ucciderlo, ma venutone a conoscenza, suo padre Giuseppe prese lui e sua madre e fuggirono in Egitto (…)»
(Vangelo di Nicodemo, Cap IX par.3, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi, 1969)

= Protovangelo di Giacomo
, probabilmente anteriore al IV secolo, (cap. 21-23)
In questo testo si narra che, mentre Giuseppe si preparava a partire per la Giudea, a Betlemme c'era una grande agitazione per l’arrivo dei Magi che chiedevano dove fosse il re dei giudei che era nato, poiché avevano visto la sua stella in oriente ed erano venuti per adorarlo. Erode, che aveva saputo dell’arrivo dei magi, manda dei messi da loro per farli venire al suo cospetto ed interrogarli. Chiede dunque ai Magi dove fosse scritto che sarebbe dovuto nascere il Cristo. I Magi rispondono che era scritto che sarebbe nato a Betlemme in Giudea: «Ed egli allora li congedò. Ed interrogò i Magi, dicendo loro: - Che sogno avete visto circa il re che è nato?
Dissero i Magi: - Abbiamo visto una stella grandissima, che brillava tra queste altre stelle e le oscurava, così che le stelle non si vedevano, e noi per questo abbiamo capito che un re era nato per Israele e siamo venuti ad adorarlo. I Magi se ne andarono. Ed ecco la stella che avevano visto in oriente li precedeva finché giunsero alla grotta, e si fermò in capo alla grotta. Ed i magi videro il bambino con sua madre Maria e trassero fuori della loro bisaccia dei doni: oro, incenso e mirra. »
(Protovangelo di Giacomo, Cap XXI, par. 2 e 3, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)
I Magi quindi presero la strada del ritorno, essendo stati avvertiti dall’angelo di non entrare in Giudea.

= Libro della Caverna dei Tesori
, scritto nel V secolo d.C., ma che si riferisce ad un testo siriaco più antico,  ha descritto per la prima volta i Magi come Caldei e li ha definiti "re e figli di re" in numero di tre.

= Vangelo dello Pseudo Matteo
, verso il VI secolo, (cap. 16-17)
I Magi arrivano dopo il secondo anno dalla nascita del Cristo:
« Trascorso poi il secondo anno, dall’oriente vennero dei magi a Gerusalemme, portando doni. Essi interrogarono sollecitamente i Giudei, domandando: - dov’è il re che vi è nato? Infatti abbiamo visto in oriente la sua stella e siamo venuti ad adorarlo. »
(Vangelo dello pseudo Matteo, Cap XVI, par. 1, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)
Erode dopo essere venuto a sapere dell’arrivo dei Magi si spaventa e manda degli scribi dai farisei e dai rabbini del popolo per sapere da loro dove nelle sacre scritture i profeti avevano predetto la nascita del Cristo. Alla risposta che sarebbe dovuto nascere in Betlemme, il re chiama i Magi e domanda loro quando fosse apparsa la stella:
« Poi li mandò a Betlemme, dicendo: - Andate, e fate diligenti ricerche del bambino; e quando lo avrete trovato fatemelo sapere, perché venga anch’io ad adorarlo. Ora, mentre i Magi procedevano per la strada, apparve loro la stella e, quasi a far a loro da guida, li precedeva, finché giunsero dove era il bambino. Nel vedere la stella, i magi si rallegrarono di grande gioia , ed entrati nella casa trovarono il bambino che sedeva in grembo alla madre. »
(Vangelo dello pseudo Matteo , Cap XVI, par. 1 e 2, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)
« Al bambino poi offrirono ciascuno una moneta d’oro. Dopo di ciò uno offrì dell’oro, un altro dell’incenso e l’altro della mirra. »
(Vangelo dello pseudo Matteo, Cap XVI, par. 2, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)
I Magi infine vengono ammoniti dall’angelo, in sogno, di non tornare da Erode e dopo l’adorazione del bambino tornano "al loro paese" per un’altra via.

= Vangelo Arabo dell'infanzia del Salvatore
, circa la metà del VI secolo, (cap. 7-9).

= Vangelo Armeno dell'Infanzia
, fine VI secolo, (cap. V, 10). In questo Vangelo c'è la descrizione più dettagliata dei Magi fra tutti i testi della tradizione Cristiana, infatti sono citati anche i nomi, accettati poi normalmente nella tradizione:
"Un angelo del Signore si affrettò di andare al paese dei persiani per prevenire i re magi ed ordinare loro di andare ad adorare il bambino appena nato. Costoro, dopo aver camminato per nove mesi avendo per guida la stella, giunsero alla meta proprio nel momento in cui Maria era appena diventata madre. E' da sapere che in quel momento il regno persiano dominava sopra tutti i re dell'Oriente per il suo potere e le sue vittorie. I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi".
  Inoltre nel Vangelo Armeno è citato l’inventario del carico della carovana dei re magi, che avrebbe trasportato molte merci oltre all’oro, all’incenso e alla mirra, i Magi avrebbero avuto con sé anche aloe, porpora, mussolina, nardo, cannella, cinnamomo, argento, zaffiri, perle, lino, libri esoterici, ed altre cose. Nello stesso testo c'è scritto che i Magi erano tre fratelli, re di Arabi, Indi e Persiani, che avevano un seguito di 12 mila cavalieri e che a Betlemme furono preceduti addirittura da Eva, risorta per l’occasione; infine che la rabbia di Erode per la nascita del Messia fu così violenta da causare un terremoto.
«Quando l’angelo aveva portato la buona novella a Maria era il 15 di Nisān, cioè il 6 aprile, un mercoledì, alla terza ora.[14] Subito un angelo del signore si recò nel paese dei persiani, per avvertire i re Magi che andassero ad adorare il neonato. E costoro, guidati da una stella per nove mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui la vergine diveniva madre. In quel momento il regno dei persiani dominava per la sua potenza e le sue conquiste su tutti i re che esistevano nei paesi d’oriente, e quelli che erano i re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi.[15] Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre.»
(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap V par. 9, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969)
Il racconto dei Magi continua, successivamente la nascita di Gesù, con Giuseppe e Maria che rimangono nella grotta per non farsi vedere "…perché nessuno ne sapesse niente". «Ma tre giorni dopo, il 23 di Tēbēth, cioè il 9 gennaio, ecco che i Magi d’Oriente (…) arrivarono alla città di Gerusalemme, dopo nove mesi. Questi re dei magi erano tre fratelli (…). I comandanti del loro corteggio erano, investiti della suprema autorità, erano dodici. (…) I drappelli di cavalleria che li accompagnavano comprendevano dodicimila uomini: quattromila per ciascun regno.»
(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap XI par. 1, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969)
Successivamente i Magi, con il loro seguito, si accampano presso Gerusalemme per tre giorni. Benché fossero fratelli, "…figli di uno stesso re, marciavano al loro seguito eserciti di lingua molto differente."
«Melkon aveva con sé mirra, aloe, mussolina, porpora, pezze di lino e i libri scritti e sigillati dalle mani di Dio.
Il secondo, il re degli indi, Balthasar, aveva come doni in onore del bambino del nardo prezioso, della mirra, della cannella, del cinnamomo e dell’incenso e altri profumi. Il terzo re, il re degli arabi, Gaspar, aveva oro, argento, pietre opreziose, zaffiri di gran valore e perle fini. Quando tutti furono giunti nella città di Gerusalemme l’astro che li precedeva celò momentaneamente la sua luce. Essi perciò si fermarono e posero le tende. Le numerose truppe di cavalieri si dissero l’un l’altro: - E adesso che facciamo? In quale direzione dobbiamo camminare? Noi lo ignoriamo, perché una stella ci ha preceduti fino ad oggi, ma ecco che è scomparsa e ci ha lasciati nelle difficoltà.»

(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap XI par. 3, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969)
Anche nel testo Armeno, come nel protovangelo di Giacomo e nello pseudo Matteo, i Magi non sanno dove cercare Gesù, così vanno da Erode che desidera interrogarli. I Magi sono però consapevoli che la testimonianza che loro possiedono non proviene da nessun uomo, né altro essere vivente, essendo un ordine divino. Erode allora chiede loro del libro che contiene la profezia, ricevendo per risposta:
«Nessun altro popolo lo conosce, né per sentito dire, né per conoscenza diretta. Solo il nostro popolo ne possiede la testimonianza scritta. Quando Adamo dovette lasciare il paradiso e Caino ebbe ucciso Abele, il Signore Dio diede ad Adamo, come figlio della consolazione, Seth, e con lui questo documento scritto, chiuso e sigillato dalle mani di Dio.[16]»
(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap XI par. 2 e 3, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969)
I Magi quindi elencano la genealogia che da Adamo a Seth, passando per Noè, Sem, il sommo sacerdote Melchisedec fino a Ciro, re di Persia, dove è stato custodito in una sala, facendo sì che la scrittura pervenisse fino a loro. Così hanno potuto conoscere in anticipo della profezia della nascita del figlio d’Israele. Erode furioso di rabbia, chiede quindi di vedere il documento ma in quel momento il palazzo viene scosso e l’edificio crolla. Erode quindi si convince a lasciare liberi i Magi che finalmente trovano il bambino Gesù al quale gli offrono i doni. Infine re Melkon, preso il libro del testamento, lo consegna in dono a Gesù dicendo:
«Ecco lo scritto, in forma di lettera, che tu hai lasciato in custodia, dopo averlo chiuso e sigillato. Prendi, e leggi il documento autentico che tu stesso hai scritto.»
(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap XI par. 22, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969)
Nel testo che Adamo aveva dato a suo figlio Seth, conservato in segreto, è scritto che:
«(…)come dapprima Adamo aveva voluto diventare un dio, Dio stabilì di diventare uomo, per l’abbondanza del suo amore ed in segno di misericordia verso il genere umano. Egli fece promessa al nostro primo padre che, tramite suo, avrebbe scritto e sigillato di propria mano una pergamena, a caratteri d’oro, con queste parole: - Nell’anno 6000, il sesto giorno della settimana, io manderò il mio figlio unico, il Figlio dell’uomo, che ti ristabilirà di nuovo nella sua dignità primitiva. Allora tu, Adamo, unito a Dio nella tua carne resa immortale, potrai discernere il bene dal male.»
(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap XI par. 23, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969)

= Vangelo Arabo-siriano
, secondo il quale i Magi fecero ritorno in patria con un pannolino di Gesù, che tentarono poi di bruciare ritualmente sul fuoco sacro, ma le fiamme si spegnevano e il panno restava intatto.Tutto questo non ha alcun valore storico e prova solo la buona volontà di portare il messaggio cristiano ai popoli orientali utilizzando temi e simboli a loro familiari. Ad esempio, la storia del panno incombustibile era un’evidente metafora, un’allegoria studiata per dire ai Persiani zoroastriani che Gesù era più potente del loro fuoco sacro. E l’abnorme seguito dei 12 mila cavalieri era il tentativo di conciliare Cristo con una profezia di Zoroastro, secondo cui l’arrivo del Saoshyant (il Messia mazdeista) sarebbe stato accolto con onori regali.
Così, in epoca più tarda, i “Tre Re” sarebbero stati identificati con le “Tre età” dell’uomo, mentre secondo un altro Vangelo Apocrifo del V secolo i Re Magi avrebbero avuto con sé un libro segreto, scritto da Adamo.
Ecco alcuni brani del suddetto Vangelo apocrifo, in cui è scritto che in seguito alla nascita di Gesù a Betlemme vennero dei magi dall’oriente: «…come aveva predetto Zaratustra… »
(Vangelo dell’infanzia arabo siriano, Cap VII, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)
Maria dona loro alcune delle fasce del bambino Gesù, che i magi accettano con grande riconoscenza. In quello stesso istante appare loro un angelo:
«…sotto forma di quella stella che prima era stata la loro guida nel viaggio: ed essi se ne andarono, seguendo l’indicazione della sua luce, finché giunsero alla loro patria. »
(Vangelo dell’infanzia arabo siriano, Cap VII, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)
Nel capitolo successivo si racconta poi che:
«Si raccolsero allora intorno ad essi i loro re e principi, domandando che cosa mai avevano visto e avevano fatto, in che modo erano andati e ritornati, e che cosa avevano riportato con sé. »
(Vangelo dell’infanzia arabo siriano, Cap VIII, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)
I Magi mostrano così la fascia a tutti e celebrano una festa: accendono un fuoco, "…seguendo la loro usanza…", lo adorano e vi gettano sopra la fascia. Il fuoco avvolge subito la fascia accartocciandola, ma una volta spentosi questa rimane integra:
«…come se il fuoco non l’avesse nemmeno toccata. Perciò essi si misero a baciarla, a mettersela sugli occhi e sul capo, dicendo: - Questo è senza dubbio la verità: che si tratta di un grande prodigio, perché il fuoco non ha potuto bruciarla né consumarla! – Quindi la presero e con grandissima venerazione la riposero tra i loro tesori.»
(Vangelo dell’infanzia arabo siriano, Cap VIII, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969)

= Libro dell'infanzia del Salvatore, circa del IX secolo, (cap. 89-91).

Inoltre nella Bibbia di re Giacomo, pubblicata nel 1611, i Magi sono indicati come Uomini Saggi, un termine arcaico per indicare i maghi o magi, con il carattere di filosofi, scienziati e personaggi importanti. Nella Bibbia di re Giacomo, lo stesso termine greco magos che nel Vangelo secondo Matteo viene tradotto con "saggio", è reso con "stregone" negli Atti degli Apostoli (episodio di "Elimas il mago", Atti 13). Lo stesso termine greco identifica anche Simon Mago in Atti 8. Oggi il significato più profondo è ormai dimenticato e, quindi, tutte le traduzioni moderne usano il termine di derivazione greca, magi.
Il famoso storico greco Erodoto  (484 a.C. – 425 a.C.) descrisse il termine "magoi" derivato da personaggi dell'aristocrazia della Media ed in particolare ai sacerdoti astronomi della religione di Zoroastro, che erano anche ritenuti capaci di uccidere i demoni e ridurli in schiavitù. Poiché il passo di Matteo implica che fossero dediti all'osservazione delle stelle, la maggioranza dei commentatori ne conclude che il significato inteso fosse quello di "sacerdoti di Zoroastro", e che l'aggiunta "dall'Oriente" ne indicasse naturalmente l'origine persiana. Addirittura, la traduzione dei Vangeli fatta dallo studioso Wycliffe parla direttamente di "astrologi", non di "saggi".
Dobbiamo considerare che nel XIV secolo non vi era ancora stata la divisione tra Astronomia e Astrologia, che è avvenuta nel 1666.
Anche se il sostantivo maschile magi (μαγοι) è stato usato un paio di volte in riferimento a una donna (nell'Antologia Palatina e in Luciano), l'appartenenza alla classe dei magi era riservata ai maschi adulti. Gli antichi magi erano persiani, e poiché i territori ad oriente della Palestina biblica coincidevano con l'impero persiano, ci sono pochi dubbi sull'origine etnica e sulla religione di appartenenza dei personaggi descritti nel vangelo di Matteo.
Sembra evidente che il moderno termine 'magi' sia una riduzione del termine usata per evitare il termine imbarazzante di 'maghi', che indicava i ciarlatani e gli imbroglioni.

ATTRIBUZIONE DEL TITOLO DI RE AI MAGI

Non si conosce con precisione il motivo per cui sia stato aggiunto ai Magi il titolo di Re.
L'opinione più accreditata è che si tratti di un richiamo alle profezie dell'Antico Testamento che parlano dell'adorazione del Messia da parte di alcuni re (Isaia 60:3, Salmi 72:10 e 68:29). I primi esegeti avrebbero, dunque, reinterpretato il racconto di Matteo alla luce di queste profezie elevando i Magi al rango di re.
Il biblista Mark Allan Powell ha rifiutato però questa interpretazione, ed ha sostenuto che l'idea di un'autorità regale dei Magi è molto successiva, addirittura posteriore a Costantino, e strumentale alla giustificazione del ruolo dei monarchi cristiani.
Comunque, già dall'anno 500 tutti i commentatori adottarono la versione più diffusa che parlava di tre re, che non venne messa in discussione fino alla Riforma protestante. 
Un'ulteriore evoluzione vuole che i re Magi provenissero da paesi lontani posti nei tre continenti allora noti (Europa, Asia e Africa), a significare che la missione redentrice di Gesù era rivolta a tutte le nazioni del mondo. Per questo motivo i tre re sono raffigurati in genere come un bianco, un arabo e un nero.
In un inno religioso del poeta iberico Prudenzio, della fine del IV secolo, si ritrova già l'interpretazione medievale dei doni come emblemi profetici dell'identità di Gesù, ripresa anche in canti popolari molto più tardi (ad es. "We Three Kings" di John Henry Hopkins, Jr., 1857).
L'incenso, che veniva usato nel tempio, indica il sacerdozio di Gesù; l'oro ne indica la regalità; la mirra, usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, indica l'espiazione dei peccati attraverso la morte.
Anche se non è citato nel Corano, il racconto dei Magi era ben conosciuto in Arabia.
L'enciclopedista arabo al-Tabari, nel IX secolo, riferisce dei doni portati dai Magi attribuendo loro il simbolismo che ci è usuale e citando come fonte lo scrittore del VII secolo Wahb ibn Munabbih.




La patria dei Magi è rimasta incerta, infatti il termine “Oriente” poteva indicare le regioni al di là del Giordano e quindi potrebbe essere l'Arabia o l'antica Babilonia, ma la maggior parte degli storici ha considerato la Persia, in accordo ad illustri Padri della Chiesa come Clemente Alessandrino e Origene.
Anche il numero dei Magi è incerto. Nelle pitture delle catacombe romane sono 2, altre volte 4, ma anche 6; Siriani e Armeni citano il numero di 12, ma prevalse il numero di 3, evidentemente per accordarlo con i tre doni citati nel Vangelo: oro, incenso e mirra.

I 18 NOMI DEI TRE RE

I più frequenti nomi dei Magi tramandati nel tempo sono Melkon, Balthasar e Gaspar, italianizzati in Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, coniati nell’Armenia antica e poi diffusi in mezzo mondo.
Fino ai tempi delle Crociate vi erano altri nomi: in Grecia, Galgalat, Magalath e Sarachim; in Palestina, Appellus, Amerus e Damasius, come ha descritto Pietro Comestore, teologo francese del 1100.
I nomi di Baldassarre, Melchiorre e Gaspare, con varianti, sono di origine popolare e appaiono intorno al IX secolo e rappresenterebbero rispettivamente i Semiti, i Camiti e gli Iapetiti.
In Siria i Magi vengono chiamati tuttora Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph.
La Chiesa Cattolica Etiope li chiama Hor, Basanater e Karsudan.
A Milano i Magi furono soprannominati Eleuterio, Rustico e Dionigio, ed anche il titolo di Re è molto posteriore e fu  attribuito dai Vangeli apocrifi e soprattutto da Cesareo di Arles, morto nel 543.  
Nessuno dei nomi tradizionali è di chiara origine persiana, tuttavia Gaspare può essere una variante della parola persiana Jasper, "Signore del Tesoro" da cui deriva anche il nome del diaspro. In Siria la comunità cristiana chiama i Magi con i nomi: Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph, che probabilmente sono nomi di origine persiana. Il primo nome, Larvandad, è una combinazione di Lar, una regione nei pressi di Teheran, e vand o vandad, un suffisso comune in Medio persiano che significa "collegato con" o "situato in". Lo stesso suffisso si ritrova anche nei toponimi iraniani come Damavand, Nahavand e Alvand ed in alcuni nomi e titoli quali Varjavand e Vandidad.  Potrebbe anche essere una combinazione di Larvand (ovvero la regione di Lar) e Dad ("dato da"). Quest'ultimo suffisso si ritrova anche nei nomi iraniani "Tirdad", "Mehrdad", "Bamdad" e in toponimi come "Bagdad" = "Data da Dio", che un tempo era in Iran, ora Baghdad è in Iraq, quindi potrebbe significare 'nato nella', o 'dato dalla' regione di Lar.
Il secondo nome, Hormisdas, è una variante del nome persiano Hormoz, in Medio Persiano Hormazd e Hormazda, che si riferiva all'angelo del primo giorno di ciascun mese, il cui nome era stato dato dal Dio supremo, il cui nome era "Ahura Mazda" o "Ormazd" in Antico persiano.
Il terzo nome, Gushnasaph, era un nome di persona diffuso nell'Antico e nel Medio persiano, corrispondente all'attuale Gushnasp o Gushtasp, ed è formato dalla radice Gushn, "pieno di qualità virili" o "pieno di desiderio o di energia" per qualcosa, e dalla parola Asp, che in persiano moderno è 'Asb' = cavallo. L'animale era di grande importanza per le genti iraniche, e il relativo suffisso si ritrova in molti nomi usati nella regione, tra cui gli attuali Lohrasp, Jamasp, Garshasp e Gushtasp. Questo nome potrebbe, quindi, tradursi "persona con l'energia e la virilità di un cavallo" o "desideroso di avere dei cavalli". In alternativa, poiché Gushn risulta anche usato per indicare "molti", potrebbe essere più semplicemente "possessore di molti cavalli".



Il nome "Magi" deriva dal persiano 'magush'  da 'maga'  che significa dono: colui che sviluppa il “maga” acquisisce un potere magico e spirituale ed una Conoscenza straordinaria. Lo stato di “maga” intendeva un livello di Coscienza superiore in cui diventava possibile contattare e governare gli Spiriti che presiedono il Fuoco, l'Aria, l'Acqua, la Terra, la Vita animale, minerale e vegetale ed ottenere il loro aiuto.
Il termine 'mago' deriva dal greco 'magoi' e sta ad indicare i membri di una Casta sacerdotale persiana (in seguito anche babilonese) che si interessava di Astronomia e Astrologia, studiosi dei fenomeni celesti. 
Nell'antica Persia i Magi erano i discepoli di Zoroastro o Zarathustra e custodi della sua dottrina, che rivestivano un ruolo di primo piano nella religione e nella vita politica.
Nel Mazdeismo, la religione della Persia preislamica, si attendeva un 'Soccorritore divino", che avrebbe aperto ciascuna Era di rinnovamento e di rigenerazione dopo la fase di Decadenza che l'aveva preceduta. In tal senso il Mazdeismo si collega all'attesa messianica. In questa religione si attendevano tre successive ed arcane figure di salvatori e rigeneratori del tempo futuro: l'ultimo di loro, il 'Soccorritore', sarebbe nato da una vergine discendente da Zarathustra e avrebbe condotto con sé la resurrezione universale e l'immortalità degli esseri umani. Molte leggende accompagnavano il mito del 'Soccorritore', tra le quali una stella lo avrebbe annunciato. 
Si deve tener conto che in seguito alla terribile distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor nel 586, gli ebrei sopravvissuti furono deportati in Babilonia, dove rimasero fino alla liberazione da parte di Ciro nel 539. L'influsso ebraico si fece sentire in quella regione anche dopo la liberazione, dove rimasero a vivere diverse famiglie ebraiche e dove fu compilato il Talmud Babilonese. Sicuramente a Babilonia vivevano le attese messianico giudaiche. 
Un'altra zona di provenienza dei Magi potrebbe essere la Siria, dove Seleuco I, tra il 305-280, aveva fondato la città di Antiochia ed aveva concentrato numerosi giudei deportati dalla Palestina. 
Secondo lo storico greco Erodoto i Magi provenivano dalla Media ed appartenevano ad una delle sei tribù della Media, dove esercitavano molta importanza a corte, erano sacerdoti e venivano chiamati astrologi, indovini, filosofi. 
Al tempo di Gesù, tuttavia, i Magi non erano più un’esclusiva medo-persiana; gli Atti degli Apostoli ne citano uno in Samaria e un altro a Cipro. Quindi la parola “Oriente” potrebbe indicare altri Paesi a portata di cammello, come l’odierno Iraq, dove vennero rinvenute le celebri Effemeridi babilonesi, oppure la Penisola Arabica, dove sembra indirizzare il testo di Matteo. Infatti l’unica regione che produceva tutti e tre i doni dei Magi (oro, incenso, mirra) era l’Arabia Felix, corrispondente agli attuali Yemen e Oman del Sud.

I QUATTRO SENSI DELLE SACRE SCRITTURE 



Il sommo poeta Dante Alighieri nel suo secondo libro del Convivio ha spiegato che le antiche Scritture possiedono quattro sensi, quattro livelli di interpretazione e lettura:
1) LETTERALE = di superficie, immediato; 
2) ALLEGORICO = costituito dalla verità che si cela dietro la piacevole invenzione poetica.
Distinse, inoltre, due tipi di allegorie:
= allegorie dei poeti (in cui il significante, il piano da cui si partiva, era fittizio, inventato)
= allegorie dei teologi (in cui il significante era dato come veritiero, attendibile, storicamente verificatosi, applicato da Dante nella Divina Commedia);
3) MORALE = riguarda l’etica, un insegnamento che si può trarre dalla lettura, applicabile ai comportamenti. 
4) ANAGOGICO O SPIRITUALE = che riguarda la dimensione spirituale, l’Anima. 
Tale idea della pluralità di significati è tipica della mentalità medievale (POLISEMIA = molteplici significati). Infine Dante disse che non si potevano raggiungere gli ultimi livelli senza partire da quello letterale, conferendo così molta importanza anche al lato sensibile della cose. 

OGNI LIBRO, SIMBOLO O ALLEGORIA PUO' AVERE SETTE INTERPRETAZIONI


La grande studiosa Helena Petrovna Blavatsky ha approfondito l'argomento: "Ogni libro, simbolo od allegoria occulti possono essere passibile di sette interpretazioni. Vi sono tre serrature da aprire. Sette chiavi. Ogni libro può essere letto exotericamente, soggettivamente e spiritualmente. Non tutte le chiavi sono per ora disponibili." (Dottrina Segreta, I, 330, 343).

I VANGELI SONO RIFERITI A QUATTRO LIVELLI DI LETTURA

John G. Bennet ha spiegato nel libro: “I Maestri di Saggezza” - Edizioni Mediterranee 1989 - che i quattro Vangeli sinottici furono compilati da quattro differenti Scuole di Saggezza, ognuna impegnata in uno scopo differente. Ecco una sintesi:
1) Il Vangelo di S. Marco racconta la storia dell’evento come apparve al discepolo non iniziato.
2) Il Vangelo di S. Luca fu scritto per collegare la Cristianità con la tradizione della Grande Madre attraverso la Vergine Maria.
3) Il Vangelo di S. Giovanni è un’interpretazione basata sulla tradizione Gnostica per mezzo di simboli.
4) Il Vangelo di S. Matteo è preminentemente il vangelo dei Maestri di Saggezza, ed è un "legominismo" accuratamente costruito sul modello che collega i tre mondi (il legominismo è un termine introdotto da Georges Ivanovich Gurdjiieff per designare una informazione destinata alla posterità e collocata in un'opera d'arte in modo tale che il suo significato possa essere decifrato soltanto da iniziati). 

I MAGI NON ERANO TRE E NON ERANO RE

In realtà i Magi erano alcuni dei Maestri di Saggezza della Gerarchia Spirituale del nostro pianeta, la grande Loggia Bianca in cui gli iniziati ed i Maestri operano solo con la Magia Bianca, ottenuta tramite la purezza di vita ed il servizio disinteressato all'Umanità.
I Magi ed i loro tre Doni citati nel Vangelo rappresentano simbolicamente le tre Energie che animano l'Uomo: Sentimenti, Pensieri, Volontà, che devono operare insieme per raggiungere una successiva Iniziazione Spirituale e offrono i loro tre Doni al Cristo interiore, il Sé superiore, l'Anima.
Il crudele re Erode simboleggia le Forze del Materialismo e del Male che cercano di ostacolare l'evoluzione umana ed in particolare rappresenta la “Loggia Nera”, nata circa 12 milioni di anni fa al tempo di Atlantide ed è un potentissimo gruppo Occulto composto da ex-discepoli spirituali che hanno tradito i Maestri della Gerarchia Spirituale ed hanno usato la forza di volontà per distaccare il collegamento con il loro Sè superiore, per cui in loro è assente completamente l'amore ed hanno come movente solo la violenza, la coercizione, la crudeltà, l'odio, il terrore e la menzogna, che usano per danneggiare e ostacolare la grande Loggia Bianca dei Maestri e i loro discepoli sparsi per il mondo, dal più piccolo discepolo in prova ai grandi iniziati.

Dal VI secolo a.C. fino al VII secolo d.C. i Magi ebbero notevole influenza sulla vita politica, sociale e religiosa dell'area iranica e su alcune regioni limitrofe.
I Magi erano dei profondi conoscitori dell'Astrologia e dell'Astronomia di origine Caldea, che a quell'epoca non erano Scienze separate, ma formavano un'unica grande Scienza dello Spirito ed erano in grado di entrare in sintonia con le vibrazioni dell'universo, cogliendo così i segreti celati della Natura. 

Come ho descritto nell'articolo sul Presepio Rivelato le tradizionali figure dei Magi sono state fissate al numero di 3 perchè ognuna racchiude profondi significati simbolici e spirituali, che nel 1991 ho raffigurato in un Presepio composto da statue modellate sulla base di quei simbolismi.


Presepio policromato in terracotta di Andrea Fontana (1992)


Le vesti dei tre Magi simboleggiano i tre Colori della trasformazione della Coscienza verso la Consapevolezza Spirituale, corrispondenti alle tre principali fasi dell'Alchimia: 
Nero= Nigredo, Bianco= Albedo, Rosso= Rubedo. 
Le vesti rappresentano anche il percorso del Sole a partire dopo il tramonto: Nero e Blu durante la notte, Bianco e dorato all’aurora e durante il giorno, Rosso e dorato alla sera, secondo un Ciclo perenne comune a tutta l'Umanità.
La leggenda dice che il primo dei tre Magi fosse di pelle Nera, il secondo di pelle Gialla ed il terzo di pelle Bianca o Rossa, rappresentando così le tre Razze più antiche che si sono succedute e che sono ancora presenti: la Razza della Lumuria (gli africani Neri) la Razza di Atlantide (i Mongoli, Cinesi e Giapponesi) e la Razza Ariana o Caucasica (i Bianchi e i pellerossa).    
Questo indica che con il tempo tutte le Razze arriveranno a seguire un'unica Religione ispirata da Cristo, non da un Cristo esteriore morto in Croce più di duemila anni fa, ma dal nostro Cristo interiore, Guida e Maestro Spirituale di ogni essere umano sul Sentiero spirituale.
Secondo alcuni antichi scritti di origine greca, i tre Magi del Vangelo avevano un profondo significato religioso celato nei loro nomi:
Balthasar significa "il Protetto dal Signore" ed aveva con sè l'Oro;
Melchior è "il Re della Luce" e portava con sè l'Incenso;
Gaspar è "Colui che ha conquistato il Farr" ed aveva la Mirra. Il dio Farr, considerato come principio igneo, il Fuoco primordiale che alimenta tutto l'universo dandogli forza, vita e forma.

I tre Doni portati dai Magi a Gesù rappresentano la Volontà spirituale, l'Amore impersonale e la Conoscenza olistica: l'Oro rappresenta la Volontà della Monade, l'Incenso rappresenta l'Amore dell'Anima, la Mirra la Conoscenza delle Leggi evolutive. 
L'Oro come offerta al Re, Maestro di sè stesso e Simbolo della Volontà Spirituale. L’Oro è un simbolo alchemico antichissimo, che rappresenta l'unione tra i due Princìpi spirituali e generativi del Maschile e del Femminile. Gli alchimisti cercavano di trasformare i metalli vili in Oro, ovvero un'allegoria per indicare come purificare il Corpo Fisico, raffinarlo ed estrarne l'Essenza spirituale. Perciò l’Oro, il primo dono fatto a Gesù, corrisponde allo Spirito consacrato al Servizio della Monade.
L'Incenso come offerta al Sacerdote, simbolo della Personalità integrata con l'Anima, ossia l'Iniziato che ha trasmutato le energie emozionali in elevati Sentimenti e Amore altruistico. Quando nell’uomo non vi sono più desideri egoistici né passioni, l’Anima profuma, infatti, come incenso. L’Incenso è associato al Fuoco Solare; per questo il suo aroma è sempre stato utilizzato per onorare la divinità e stimolare le facoltà psichiche superiori, creando un ponte tra corpo-mente e Spirito. Nelle Cerimonie religiose le Entità Angeliche si servono dell'incenso per intervenire ed operare. 
La Mirra come offerta al Profeta, Discepolo e rivelatore dei Misteri, simbolo delle energie creative. La Mirra, nell'antichità, era considerata un vero e proprio farmaco, utile sia per la salute sia per la bellezza, grazie al suo elevato potere di conservare l'equilibrio interno di organi e tessuti. La Mirra simboleggia ciò che l'uomo impara dalle sue Esperienze e Conoscenze.

La Nascita di Gesù è il Simbolo della Prima Iniziazione e l'Adorazione dei Magi ne rappresenta la Manifestazione sul Piano Fisico.

LA STELLA

Sulla Stella citata nel Vangelo di Matteo sono state fatte moltissime ipotesi, alcuni hanno detto che fosse una cometa, altri una 'stella nova', ed altri ancora una sovrapposizione di importanti pianeti nello stesso punto del cielo.

L’immagine più diffusa per la stella di Betlemme è la Stella cometa, ma in realtà la maggior parte degli esegeti antichi interpretarono la stella come un fenomeno celeste inanimato, naturale o portentoso, senza identificarlo con una cometa.
Infatti nell'iconografia cristiana antica la Stella non è mai rappresentata con la coda.


Padova - Cappella degli Scrovegni - affresco di Giotto del 1301


La raffigurazione a forma di cometa ed il termine "stella cometa" risalgono a Giotto, che rimase impressionato dal passaggio della Cometa di Halley nel 1301 e la dipinse come una cometa dalla lunga coda negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.
Nei secoli seguenti la Cometa ha avuto una notevole diffusione artistica nelle rappresentazioni della Natività e del Presepio.

La coda della Stella simboleggia un oggetto celeste che indichi una direzione, in accordo con la lettura popolare del testo evangelico.
La storia della Stella Cometa ancora oggi suscita vari dubbi, ma da alcuni testi profetici antichi risulta la predizione di una stella molto luminosa che avrebbe predetto la nascita del Re dei Re; questa storia narra che più di duemila anni fa il re di Persia, Hormidz, insieme ai re Peroz e Jazdegerd, vedendo la stella luminosa in cielo, iniziarono a seguirla. Il viaggio che li vide protagonisti durò due anni, ma i re non sentirono la fatica, nè il freddo, né la fame, poiché furono protetti dall’astro splendente.


La cometa di Halley


E' difficile accettare l'ipotesi che la stella dei Magi fosse la cometa di Halley in quanto è comparsa 12 anni prima dell’inizio dell’anno zero. Precedentemente era stata avvistata nel 240, nel 164 e nel 88 a.C. ed è riapparsa anche nel nostro secolo, nel 1910 e nel 1985/86.
Inoltre va detto che nei cieli della Palestina non è apparsa nessuna cometa tra il 17 a.C. ed il 66 d.C.
Non si può neppure pensare ad una 'stella nova', che ha un bagliore prolungato emesso da corpi celesti invisibili al momento della loro esplosione, infatti nell'area di Gerusalemme non ne comparve nessuna tra il 134 a.C. ed il 73 d.C.
Johannes Keplero ha teorizzato una triplice congiunzione di Giove e Saturno nell'anno 6/7 a.C. nel passaggio tra il segno dell'Ariete a quello dei Pesci, che si verificò per ben tre volte: 29 marzo, 3 ottobre, 4 dicembre nella costellazione dei Pesci. Betlemme si trova a pochi chilometri da Gerusalemme, proprio nella direzione in cui la luce nella costellazione dei Pesci poteva essere percepita da viaggiatori che giungessero da Oriente. I calcoli astrofisici confermano che fu soltanto nel 7 a.C. che nei cieli della sponda meridionale del Mediterraneo e in Mesopotamia si verificò un fenomeno luminoso nettamente percepibile con gli stessi caratteri di quello dell'episodio dei Magi, ma la Stella vista in Oriente si è presentata con caratteristiche eccezionali, quindi la sua apparizione non si può spiegare in nessun modo come fenomeno astronomico. I Magi hanno ben compreso che si trattava di qualcosa al di sopra dell'ordine naturale, quasi certamente era una Stella straordinaria, formata da Dio per dare ai popoli il lieto annunzio della nascita del Salvatore.




IL SIMBOLISMO ASTROLOGICO DEI MAGI: ORIONE E I TRE RE

Dal volume: “Le Fatiche di Ercole” di Alice Bailey:

“Le tre costellazioni connesse con questo segno (Toro) sono Orione, Eridano e Auriga. La natura del lavoro in Toro è magnificamente rappresentata dalle tre figure che ci appaiono nel cielo. L’antico nome di Orione era “i Tre Re”, per le tre bellissime stelle che si trovano nella Cintura di Orione.
I Tre Re rappresentano i tre divini aspetti della Volontà, dell’Amore e dell’Intelligenza, e Orione quindi simboleggia lo Spirito.
Il nome Orione significa letteralmente “Esplosione della Luce”. Ripetutamente, girando attorno allo Zodiaco vedremo apparire quello che possiamo chiamare “il prototipo spirituale” di Ercole: Perseo, il Principe che Viene, che uccise la Medusa simbolo della grande illusione. Egli si trova in Ariete; Orione, il cui nome significa “Luce”, si trova nel Toro; nello Scorpione appare Ercole stesso, trionfante e vittorioso. Abbiamo poi il Sagittario, l’Arciere a Cavallo, che va dritto alla meta e in Pesci troviamo il Re. Più studiamo attentamente il libro illustrato del cielo, più ci rendiamo conto che sotto i nostri occhi sta il simbolo della nostra divinità, il simbolo dell’Anima in incarnazione e la storia della materia, purificata e glorificata dall’opera laboriosa dell’Anima.”
.....“Fare magia non significa fare cose strane e insolite: vera magia è che l’Anima si esprima tramite la forma. La magia nera è l’uso della forma al fine di ottenere ciò che noi vogliamo per la forma. La magia nera è puro egoismo. La magia bianca è l’uso dell’anima allo scopo di elevare la condizione umana, utilizzando la personalità.”


   


La cintura di Orione è formata da tre stelle allineate, chiamate per tradizione anche "I tre Re" o "I Re Magi". Esse sono Alnitak (Zeta Orionis), Alnilam (Epsilon Orionis) e Mintaka (Delta Orionis).
La spada di Orione, a sud della cintura, si trova in corrispondenza dell'equatore celeste ed è formata da tre stelle poste in direzione nord-sud: 42 Orionis, Theta Orionis (l'ammasso del Trapezio), e Iota Orionis (Nair al Saif).
Al centro della spada, in corrispondenza di Theta Orionis, si trova la famosa nebulosa di Orione (M42), una brillante nebulosa diffusa (la più splendente del cielo, visibile già ad occhio nudo) che si estende per 24 anni-luce, e rappresenta la regione di formazione stellare più vicina a noi (dista circa 1600 anni-luce).

Nota già ai Sumeri, la Costellazione di Orione veniva rappresentata come l'eroe Gilgamesh che affrontava in cielo il Toro, l'animale rappresentato dalla Costellazione zodiacale confinante ad ovest.
La Mitologia greca ci ricorda che Orione era il figlio del dio del mare Poseidone, che gli aveva dato il potere di camminare sulle acque. Omero lo raffigura come un cacciatore, e in effetti in cielo a breve distanza da Orione si trovano le due Costellazioni del Cane Maggiore e del Cane Minore, i due cani che seguono il cacciatore all'inseguimento della Lepre (Costellazione confinante con Orione). 
Una volta Orione si innamorò delle sette figlie di Atlante, le Pleiadi, che per sfuggire alle sue attenzioni chiesero a Zeus di essere sistemate tra le stelle. Zeus le accontentò, così che ancora oggi, ogni notte, Orione insegue le Pleiadi, che si trovano nella Costellazione del Toro. 
Alcuni miti raccontano della morte di Orione a causa di uno scorpione, per volontà di Artemide, dea della caccia, desiderosa di punirlo perché si era vantato di essere in grado di cacciare qualsiasi animale. Mossi a compassione, gli dèi tramutarono Orione e lo Scorpione in Costellazioni, ma ancora oggi il Cacciatore fugge via dallo Scorpione, poichè si trova dalla parte opposta del cielo e dunque tramonta quando quello sorge. 


I MAGI A BETLEMME



Betlemme - Basilica della Natività

Nell'anno 614, la Palestina fu occupata dai Persiani guidati dal re Cosroe II, che distrussero quasi tutte le chiese cristiane, ma risparmiarono la Basilica della Natività di Betlemme. Si racconta che non la distrussero poiché sulla facciata della Basilica vi era un mosaico che raffigurava i Magi vestiti con l'abito tradizionale persiano.

LE TOMBE DEI MAGI

Marco Polo ha scritto di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba (oggi Saveh) a sud-ovest di Teheran, nel 1272. Ecco cosa ha scritto:
"In Persia è la città ch'è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch'andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co' capegli: l'uno ebbe nome Beltasar, l'altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli 3 re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano 3 re soppelliti anticamente." (Il Milione, cap. 30). Ma la notizia di messer Marco non è attendibile, poichè di tale tomba oggi non c’è più traccia; inoltre, secondo la tradizione, a quell’epoca i resti dei “Tre Re” avrebbero dovuto essere altrove.
Marco Polo non è tuttavia l'unico che ha testimoniato di aver visto il luogo di sepoltura dei Magi.
Infatti all’inizio del IV secolo sant'Elena, madre dell’Imperatore Costantino, era tornata da Gerusalemme con tre salme mummificate, ritenute i resti dei Magi, e le aveva portate a Costantinopoli, nella Basilica di Santa Sofia. Poi nel 345 Sant’Eustorgio, vescovo di Milano, le aveva trasferite nel capoluogo lombardo, nella chiesa che oggi porta il suo nome. Il sarcofago che le aveva accolte esiste ancora, ma è vuoto, poichè nel 1164 l'imperatore Barbarossa, dopo avere occupato la città ribelle, razziò le presunte reliquie e le portò a Colonia, dove si trovano tuttora, salvo pochi frammenti, restituiti nel 1903 alla chiesa milanese e oggi custoditi in un’urna.
Una versione del dettagliato racconto dei Magi è contenuta nella Historia Trium Regum (storia dei tre re) del chierico del XIV secolo Giovanni di Hildesheim. Per spiegare la presenza a Colonia delle reliquie mummificate dei saggi orientali, ha iniziato il racconto dal viaggio a Gerusalemme compiuto da Sant'Elena, madre di Costantino I, durante il quale ella recuperò la Vera Croce di Gesù ed altre reliquie:
« La regina Elena ... cominciò a pensare grandemente ai corpi di quei tre re, e si schierò e con un largo seguito si recò nella terra dell'Indo ... quand'ebbe trovato i corpi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, la regina Elena li mise in uno scrigno che ornò di grandi ricchezze, e li portò a Costantinopoli ... e li pose in una chiesa chiamata Santa Sofia. » 


I MAGI A SANT’EUSTORGIO DI MILANO


Milano - Basilica di Sant’Eustorgio

A Milano, all’interno della basilica di Sant’Eustorgio, vi è la “cappella dei Magi” dove è conservato un sarcofago di pietra, di epoca tardoromana, attualmente vuoto, che un tempo avrebbe contenuto le spoglie dei Magi, sul quale si legge la scritta latina sotto una stella a otto punte: «Sepulcrum trium Magorum».
Secondo la tradizione, nel 344, il vescovo Eustorgio, dopo un invito dell'imperatore Costantino, avrebbe portato le presunte reliquie dei Magi da Costantinopoli a Milano dentro un grande sarcofago di marmo su un carro trainato da due buoi, ma, giunto quasi a Milano, gli animali non riuscirono a proseguire perché il carico era diventato troppo pesante; così Eustorgio vide in questo fatto un segno divino, ed in quel luogo fondò una chiesa che avrebbe ospitato le reliquie e fu costruita la basilica che porta il suo nome.
La storia, frammista alla leggenda, vuole che, quando l'imperatore Federico Barbarossa nel 1164 ordinò la distruzione della chiesa, i resti dei corpi dei Magi vennero trasferiti in Germania, e donate all'Arcivescovo, Rainaldo di Dassel, nel Duomo di Colonia, dove ancora oggi è conservato il reliquario.
Molti luoghi in Francia, Italia, Svizzera e Germania si fregiano dell'onore di avere ospitato le reliquie durante il tragitto e in molte chiese si trovano ancora frammenti lasciati in dono. La testimonianza di questo passaggio si trova anche in nomi come «ai tre Re», «le tre corone» e «alla stella», dati ad alberghi e osterie.
Nella basilica di Sant’Eustorgio di Milano restò solo la medaglia forgiata con l’oro donato dai Magi al bambin Gesù, esposta nella Chiesa, insieme al sarcofago, il giorno dell’Epifania, ma i milanesi volevano avere di nuovo le spoglie dei Magi e vennero fatti tanti tentativi nel tempo per far tornare le spoglie a Milano, ma non ci riuscì nemmeno Ludovico il Moro nel 1494, né Alessandro VI, né Filippo di Spagna, né Pio IV, né Gregorio XIII, né Federico Borromeo.
Solo nel 1904 Milano riuscì ad ottenere una parte di quello che le era stato tolto, infatti il 3 gennaio del 1904 il cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare in Sant'Eustorgio alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Re Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti dall'Arcivescovo di Colonia Fischer, che vennero posti in un'urna di bronzo, accanto all'antico sacello vuoto con la scritta "Sepulcrum Trium Magorum" (Tomba dei Tre Magi).


Milano - Basilica di Sant’Eustorgio - Reliquiario dei Magi

Il giorno dell’Epifania di ogni anno, a Milano, si ripete il corteo in costume dei Re Magi, che si recano dalla chiesa di Sant’Eustorgio fino al Duomo, dove viene celebrata la Messa dall’arcivescovo.

LE RELIQUIE DEI MAGI A COLONIA 

Nella cattedrale della città tedesca di Colonia è conservata l'arca che conterrebbe, secondo la tradizione, le reliquie dei Magi, dopo che Federico Barbarossa le aveva portate in Germania come trofeo di guerra dopo la distruzione di Milano.

     
Duomo di Colonia


Le presunte reliquie dei Re Magi si trovano subito dietro l'Altare Maggiore del Duomo di Colonia.
Il 6 gennaio si festeggia l'Epifania in ricordo di Melchiorre, Baldassare e Gaspare, che guidati dalla Stella Cometa giunsero alla grotta di Betlemme.
Il Duomo e la cassa reliquiaria (uno dei migliori esempi manifatturieri di arte medievale) attraggono ogni giorno circa 20.000 visitatori.

    

Colonia, Duomo - la cassa con le reliquie dei Re Magi

    



I MAGI A BOLOGNA

Anche a Bologna si ripete da molti secoli una processione dei Magi in costume, di cui si conservano testimonianze scritte risalenti al Medioevo. Ancora oggi il corteo dei Magi arriva in piazza Maggiore il giorno dell'Epifania, dove si raccoglie una grande folla di persone e bambini con la presenza anche delle tradizionali Befane.

   
Bologna - Basilica di S. Stefano - Adorazione dei Magi in legno del 1289, policromata nel 1370

Il più antico esempio scultoreo di “Adorazione dei Magi” composto da statue a tutto tondo è conservato a Bologna.
Si tratta di cinque grandi statue in legno, più Gesù Bambino in braccio alla Madonna, scolpite verso il 1282 circa a Bologna da un anonimo intagliatore, e successivamente policromate e dorate nel 1370 dal pittore bolognese Simone dei Crocefissi.
Questa opera artistica è da considerare il più antico Presepio con statue a tutto tondo, ed è esposta in modo permanente nella Basilica romanica di Santo Stefano a Bologna, un antichissimo complesso di 7 chiese edificate su un preesistente Tempio di Iside, di cui si conservano ancora alcune tracce. Si tratta del Cuore più antico di Bologna, sorto quando ancora la città si chiamava Felsina, fondata dagli Etruschi prima della fondazione di Roma. La Basilica è nota anche con il nome di "Sancta Jerusalem Bononiensis", Santa Gerusalemme Bolognese, perchè nel V secolo san Petronio vi edificò il nucleo più antico ad imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme esattamente sul luogo dove era il Tempio di Iside, con la fonte d'acqua sorgiva tipica dei culti della mitica dèa egiziana, che è ancora conservata sotto al Sepolcro di San Petronio ed è ricoperta da una grata in ferro.
Uno studio approfondito dell'opera è stato pubblicato nel 1981 da Massimo Ferretti alla fine del primo grande restauro effettuato da Marisa e Otello Caprara, in cui hanno identificato che lo scultore delle statue è lo stesso Maestro del Crocefisso 1291 custodito nelle Collezioni d'Arte del Comune di Bologna. L'opera fu prima scolpita da tronchi di tiglio e di olmo nell'ultimo decennio del XIII secolo da un anonimo scultore bolognese e rimase senza coloritura fino al 1370, quando fu incaricato il pittore bolognese Simone dei Crocefissi che ne curò la ricca policromia e la doratura con il suo personalissimo stile gotico. Il restauro del 1981 fece riemergere la splendida policromia, che si era oscurata nel corso dei secoli, come è possibile vedere nelle foto precedenti a quel restauro. Ma con il successivo trascorrere degli anni l'umidità della Chiesa, in cui l'opera era esposta per tutto l'anno, aveva iniziato a rovinare di nuovo la policromia.
Per tale ragione agli inizi del 2000 le statue sono state prelevate un paio alla volta e sono state nuovamente restaurate, fino al 2004, in cui tutta l'opera è stata esposta nella Pinacoteca nazionale di Bologna, dove è rimasta fino al Natale 2006, quando è stata riportata a Santo Stefano.



Infine, il 21 gennaio 2007 è stata inaugurata l'opera al completo dentro a una grande teca a umidità e temperatura controllate elettronicamente, dotata di vetri antisfondamento, che ospita l'intero gruppo in forma definitiva e permanente.

Erroneamente vi è una vecchia e diffusa opinione secondo cui il più antico presepio sarebbe conservato a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, scolpito in pietra fra il 1290 e il 1292 dall’artista toscano Arnolfo di Cambio. La Basilica è conosciuta anche come ‘Sancta Maria ad Praesepem’, nome che deriva da un antico Oratorio del VI secolo, dove vi erano custoditi alcuni antichi frammenti in legno, che la devozione romana riteneva provenissero da Betlemme e che facessero parte della culla dove sarebbe stato deposto Gesù. 
Si tratta di sculture in marmo raffiguranti l'Adorazione dei Magi che misurano fra 50 e 80 centimetri di altezza e sono state lasciate al naturale, senza alcuna colorazione. 


Roma, Museo di Santa Maria Maggiore - sculture del 1290-1292 di Arnolfo di Cambio

In realtà l’opera di Arnolfo di Cambio non è un Presepio con statue a tutto tondo, ma consiste in un gruppo di sculture ad altorilievo in marmo, che furono adattate all'ambiente in cui erano sistemate fino a qualche anno fa. Quando le sculture erano ancora inserite nelle pareti della piccola cappella sistina di S. Maria Maggiore potevano sembrare statue a tutto tondo, ma durante il lungo restauro, concluso nel 2005, è stato evidenziato che il retro di cinque figure è piatto e le figure emergono da un fondale di uno spessore di vari centimentri, mentre la sola figura a tutto tondo originale di Arnolfo è il Mago inginocchiato, poichè la Madonna col Bambino non è opera di Arnolfo, essendo stata rifatta tre secoli dopo, nel 1590, modificando la scultura originale del 1290. Attualmente il gruppo è esposto nel Museo della basilica di santa Maria Maggiore.
Perciò l’opera artistica di Arnolfo di Cambio, anche se degna di ogni lode per la raffinata esecuzione, non può essere considerata un vero Presepio con statue a tutto tondo, bensì un insieme di sculture monocrome ad altorilievo con il tema dell'Adorazione dei Magi, così come sono considerate sculture ad altorilievo tante altre opere artistiche scolpite nei secoli precedenti che raffigurano la scena della Natività e dei Magi, ma che sono composte solo da figure ad altorilievo, come ad esempio il gruppo di marmo nella lunetta del portale centrale del Battistero di Parma, scolpito circa nel 1196 da Benedetto Antelami, che è perfino più antico di quasi un secolo dell’opera di Arnolfo di Cambio ed è anche policromato, ma si tratta solo di un gruppo di altorilievi assemblati fra loro a forma semicircolare, sia pur splendido per l’esecuzione e la delicata policromia e doratura, oppure i gruppi di sculture dell'anonimo Maestro dei Mesi di Ferrara, uno conservato a Forlì nella lunetta di San Mercuriale, che raffigura l'Adorazione dei Magi e l'apparizione dell'Angelo in sogno ai Magi, datato 1230, e l'altro a Venezia, nel Museo del Seminario Patriarcale, un'Adorazione dei Magi in pietra d’Aurisina, originariamente dipinta a colori e datata ante 1240.


Parma - Portale del Battistero con sculture del 1196 circa di Benedetto Antelami


Forlì - Portale di San Mercuriale del 1230 circa


Venezia - Museo del Seminario Patriarcale - sculture datate 1240 circa


L'ADORAZIONE DEI MAGI NELLA STORIA DELL'ARTE

Sono tanti gli artisti che nel corso dei secoli hanno raffigurato i Magi in pittura, scultura e mosaico, ad iniziare dagli affreschi delle catacombe, eseguiti da autori rimasti anonimi.
Il tema dell'Adorazione dei Magi è diventato uno dei classici nella Storia dell'Arte.
Le più antiche raffigurazioni dei Magi indicati nel Vangelo di Matteo si trovano nelle catacombe cristiane, come per esempio in quella di Priscilla a Roma (II-III secolo).
Nelle prime rappresentazioni i Magi sono raffigurati vestiti come i Persiani, o in genere come gli orientali, con una corta tunica, pantaloni aderenti (anassiridi) e berretto frigio.
Successivamente nell'arte bizantina i Magi sono raffigurati abbigliati come nobili della corte imperiale.
I Magi sono stati in genere rappresentati nell'arte europea nella scena dell'Adorazione dei Magi, ed in altri casi nel Viaggio dei Magi. Più in generale, appaiono nelle molte rappresentazioni della Natività.



Roma - Catacombe di Priscilla. Affresco della Madonna che allatta Gesù risalente intorno al 230-240 d.C. –
Si tratta della più antica immagine conosciuta della Madonna col Bambino


Per tanti anni si è creduto che il più antico affresco con un'Adorazione dei Magi fosse quello datato al III-IV secolo, che si trova a Roma nella Catacomba di Priscilla. Ma di recente, nelle stesse catacombe sono stati restaurati altri affreschi, fra cui uno con la Madonna che allatta Gesù, risalente intorno al 230-240, che quindi rappresenta la più antica opera artistica della Madonna con Bambino della Storia dell'Arte cristiana.


Roma - affresco delle Catacombe di Priscilla con Adorazione dei Magi del III-IV secolo
Fino a poco tempo fa si credeva che questo affresco fosse il più antico raffigurante un'Adorazione dei Magi.



ROMA - Catacomba di Priscilla - Lastra di Severa del 330

Nella Catacomba di Priscilla a Roma è stata ritrovata una lastra chiamata di Severa datata al 330, dove è stata incisa un'Adorazione del Magi completa della Stella e di san Giuseppe.

   
Boville Ernica - sarcofago romano del III e IV secolo (330-350 d.C.)


Nel 1941, a Boville Ernica, provincia di Frosinone, fu ritrovato vicino ai resti di un edificio di epoca romana, ormai interrato dai secoli, un prezioso sarcofago paleocristiano, successivamente studiato e datato dagli storiografi come realizzato a Roma intorno al III o IV sec. circa, ossia ad un periodo compreso tra il 330 e il 350 d.C. che presenta immagini a bassorilievo tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento, con la Natività di Gesù e l’Epifania con i Magi che stanno per giungere dal Bambin Gesù. Questi bassorilievi sono considerate le sculture più antiche raffiguranti la nascita di Gesù.


Ravenna - Basilica di San Vitale - Sarcofago del 400-410 circa

Nella Basilica di San Vitale a Ravenna è conservato un sarcofago dell'anno 400-410 circa, usato nel 643 per le spoglie dell'Esarca armeno Isaacio, dove è stata scolpita a mezzorilievo una vigorosa scena dell'Adorazione dei Magi.


Siracusa - Museo Archeologico regionale Paolo Orsi - sarcofago di Adelfia del IV secolo

Il sarcofago di Adelfia è stato scoperto nel 1872 nella catacomba di S. Giovanni a Siracusa, ed è stato datato al IV secolo. Si vede la scena con i Magi due volte: sul coperchio e sotto il clipeo. Qui la Madonna appare seduta in cattedra e tiene in braccio il Bambino, che si protende nell'atto di ricevere la corona d'oro gemmata offerta dal primo dei tre Magi.

    
Ravenna - Basilica di Sant'Apollinare Nuovo (ex Basilica di San Martino)

Un altra celebre raffigurazione con i Magi è il bellissimo mosaico di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna del VI secolo, che però è stato rifatto alla fine dell'Ottocento nella parte dalle braccia dei Magi fino alla scritta dei loro nomi in alto, da mosaicisti moderni, che si sono basati sulla leggenda dei nomi dei tre Magi, come si vede in un disegno del 1877 con le zone che mancavano nel mosaico della Basilica di San Martino, detta poi di S. Apollinare nuovo.

Nei secoli seguenti il tema dell'Adorazione dei Magi è stato ripreso da molti altri artisti, fra cui anche Leonardo Da Vinci, che nel 1482 ha dipinto un quadro molto diverso dalla tradizionale scena raffigurata nei secoli scorsi, che il genio di Vinci ha realizzato con molto dinamismo, sebbene non sia mai stato terminato illustra una scena fantastica, in cui Leonardo ha rispettato il numero di tre Magi principali, ma senza corone da re e insieme a tanti altri personaggi.


Firenze - Galleria degli Uffizi - Tavola con "Adorazione dei Magi" dipinta da Leonardo nel 1482



Scultura in terracotta di Andrea Fontana (1990) ispirata al dipinto di Leonardo Da Vinci "Adorazione dei Magi"


Per approfondire l'argomento si consiglia di leggere anche questo articolo: IL PRESEPIO RIVELATO

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