Il Maestro Gesù fu adombrato dal Cristo - SCIENZE ASTRATTE

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Il Maestro Gesù fu adombrato dal Cristo

RELIGIONI E FILOSOFIE

Il Maestro Gesù fu adombrato dal Cristo, poi Gesù venne crocefisso e Cristo risorse
di Andrea Fontana
2011



I QUATTRO SENSI DELLE SACRE SCRITTURE


Il sommo poeta Dante Alighieri nel suo secondo libro del Convivio si soffermò sui sensi delle scritture, recuperando quelli che erano i principi di esegesi applicati alle sacre scritture ed estendendoli a qualsiasi tipo di testo letterario. Parlò di quattro sensi, quattro livelli di interpretazione e lettura:
1) LETTERALE = di superficie, immediato;
2) ALLEGORICO = costituito dalla verità che si cela dietro la piacevole invenzione poetica.
Distinse, inoltre, due tipi di allegorie: quella dei poeti (in cui il significante, il piano da cui si partiva, era fittizio, inventato) e quella dei teologi (in cui il significante era dato come veritiero, attendibile, storicamente verificatosi, applicata da Dante nella Divina Commedia);
3) MORALE = riguardava l’etica, un insegnamento che si poteva trarre dalla lettura, applicabile ai comportamenti.
4) ANAGOGICO O SPIRITUALE = che riguardava la dimensione spirituale, l’anima.
Tale idea della pluralità di significati è tipica della mentalità medievale (Polisemìa = molteplici significati). Infine Dante disse che non si potevano raggiungere gli ultimi livelli senza partire da quello letterale, conferendo così molta importanza anche al lato sensibile della cose.




OGNI LIBRO, SIMBOLO O ALLEGORIA PUO' AVERE SETTE INTERPRETAZIONI


Helena Petrovna Blavatsky ha approfondito l'argomento: "Ogni libro, simbolo od allegoria occulti può essere passibile di sette interpretazioni. Vi sono tre serrature da aprire. Sette chiavi. Ogni libro può essere letto exotericamente, soggettivamente e spiritualmente. Non tutte le chiavi sono per ora disponibili." (Dottrina Segreta, I, 330, 343).


I VANGELI SONO RIFERITI A QUATTRO LIVELLI DI LETTURA


John G. Bennet spiegò nel suo libro: “I Maestri di Saggezza” - Edizioni Mediterranee 1989 - che i quattro Vangeli sinottici furono compilati da quattro differenti scuole di saggezza, ognuna impegnata in uno scopo differente. Facciamo qui una sintesi di quanto ha spiegato.

1) Il Vangelo di S. Marco
racconta la storia dell’evento come apparve al discepolo non iniziato.
2) Il Vangelo di S. Luca fu scritto per collegare la Cristianità con la tradizione della Grande Madre attraverso la Vergine Maria.
3) Il Vangelo di S. Giovanni è un’interpretazione basata sulla tradizione Gnostica per mezzo di simboli.
4) Il Vangelo di S. Matteo è preminentemente il vangelo dei Maestri di Saggezza, ed è un "legominismo" accuratamente costruito sul modello che collega i tre mondi.
Inoltre vi sono tre modi di interpretare la missione di Gesù come Unigenito di Dio:
1) EXOTERICO: per il mondo, in cui si basa la Cristianità di san Paolo, che presentò Gesù come l’Agnello di Dio sacrificato per propiziarsi Dio e ottenere il perdono dei peccati.
2) MESOTERICO: per i discepoli giudei guidati da Giacomo, il fratello del Signore.
3) ESOTERICO: per i veri iniziati, fra cui i Maestri di Saggezza che S. Matteo chiamò i Magi, membri di un’antichissima casta sacerdotale che esisteva in Asia Centrale prima del tempo di Zoroastro, di cui facevano parte anche gli Esseni e i Pitagorici.

A mio parere i modi di interpretare sono quattro, così come quattro sono i Vangeli e come aveva ben spiegato il sommo Dante. Evidentemente Bennet ha omesso il livello più basso, quello LETTERALE, forse perchè lo ha ritenuto ormai superfluo, oppure si è dimenticato di citarlo e includerlo.





GESU' FU ADOMBRATO DA CRISTO


Anche se non ha molta importanza dal punto di vista religioso, poichè quello che è importante è il messaggio di Amore universale trasmesso all'Umanità, occorre sapere che non fu il Signore Cristo a morire sulla croce, poichè Egli era già immortale, bensì fu Gesù che venne crocefisso, ed invece fu Cristo che Risorse.
In seguito Gesù divenne il Maestro e Signore del Raggio della Devozione e Idealismo, il Sesto Raggio (vedere i Sette Raggi).

Questa distinzione fu rivelata dal Maestro Tibetano Djwhal Kool nei libri trasmessi alla discepola Alice Bailey dal 1919 al 1949 e pubblicati originariamente in inglese, poi tradotti in molte lingue, fra cui l’italiano.
Chi vuole può scaricare gratuitamente tutti i libri in formato PDF:  
DA BETLEMME AL CALVARIO
IL RITORNO DEL CRISTO
I RAGGI E LE INIZIAZIONI

Durante il Battesimo nel Giordano, l'ebreo Gesù fu adombrato in piena consapevolezza dal Cristo (il Vangelo lo descrisse come lo Spirito Santo, "la Sacra Colomba", che discese dall'Alto) che utilizzò il corpo di Gesù nei tre anni che seguirono, fino al momento della Crisi nel Getsemani, quando il Cristo lasciò nuovamente il corpo a Gesù, così che anch’Egli potesse affrontare e superare la Prova della Grande Rinuncia e della Crocefissione e Morte esoterica della sua Personalità, a cui era destinato (definita a livello esoterico "Quarta Iniziazione") mentre invece Cristo fu elevato alla Resurrezione (la Settima Iniziazione).



Nel Vangelo è stato raccontato l'eccezionale episodio del Battesimo con quattro livelli di lettura, adeguati a tutti i lettori, che all'epoca dei Vangeli erano a maggioranza di basso livello evolutivo e quindi avevano bisogno di apprendere prima il livello Letterale, e nei secoli successivi gli altri livelli.
Il livello più elevato, Anagogico o Spirituale, nasconde il mistero della seconda grande Espansione di Coscienza, nota come Seconda Iniziazione, nella quale si ottiene il dominio completo della natura emozionale (Corpo emotivo astrale) e del Piano Emotivo Astrale.


Battesimo di Cristo, di Aert De Gelder (1710)


Per essere più chiari, durante i tre anni di pubblica missione del Cristo, il popolo ebraico vedeva Gesù parlare e insegnare, ma nessuno di loro (tranne alcuni Apostoli) era in grado di capire che invece era il Cristo che usava il corpo di Gesù come un tramite. Infatti quando Gesù iniziò la sua missione pubblica, i suoi parenti e conoscenti si meravigliarono negativamente del cambiamento di Gesù, che accusarono di essere solo il figlio di un falegname.

Credo che abbia molto più senso che sia stato l'uomo Gesù a patire in croce, anzichè il Cristo, che era già un grande Maestro di Amore e Saggezza, ed era immortale: fra le due versioni occorre comprendere quale sia la più credibile, e quindi fra la versione ufficiale della Religione Cattolica, e la versione rivelata dal Maestro Tibetano, credo sia molto più credibile l'ultima.
Ma è fondamentale considerare che ciò che conta di più è il messaggio di Amore che Cristo ha lasciato all'Umanità, sebbene sia stato travisato e degradato nel tempo.

A questo proposito mi ricordo il commento che scrisse su un forum di astrologia un'utente, dichiaratamente atea, quando lesse questa rivelazione del Maestro Tibetano, in cui giudicò Cristo diabolico, perché avrebbe usato (a parere di tale utente) il corpo di Gesù a suo piacimento e poi l'avrebbe abbandonato in croce a patire le pene dell'inferno, e concluse con allusioni blasfeme contro il Cristo.
Le risposi che prima di usare insulti velati e gratuitamente blasfemi occorrerebbe darsi la pena di conoscere l'argomento di cui si è appena letta solo una brevissima sintesi, e pubblicai il link dove scaricare il libro. Conclusi precisando che ognuno è libero di credere o non credere in nessun Dio o nessuna Religione, ma si dovrebbe avere il rispetto per le persone nelle quali vi credono, senza insultare o usare parole blasfeme. Inoltre spiegai che la fede è importante quanto lo sviluppo della mente concreta, perchè è necessaria per lo sviluppo della prima parte del chakra del Cuore, sebbene la mente inferiore non la gradisce e per conseguenza la personalità tende a ribellarsi.
Quando una verità mette in crisi il proprio ego, essa viene quasi sempre allontanata o negata, sia che si tratti di Scienza (dal latino "scientis" participio presente di "scire"= sapere) sia di Religione (da"re" e "legere", "religo" = letteralmente "legare di nuovo", ovvero l'unione della Personalità con l'Anima).

Se non è mai stato rivelato ufficialmente nulla di questo Mistero è perché probabilmente la Religione Cristiana avrebbe subito un grave conflitto di fede sui miliardi di aspiranti fedeli che dovevano sviluppare lo stadio del misticismo e sviluppare il chakra del cuore, e quindi in tal modo hanno potuto beneficiare di eccezionali energie spirituali per l’elevazione delle Anime.




E' stato rivelato che la morte dell'iniziato Gesù sulla croce non fu fisica, ma esoterica, perché Gesù superò la Quarta Iniziazione, definita dai Maestri di Saggezza la “Grande Rinuncia”, in cui la Personalità (diventata ormai altamente integrata con l’Anima) scompare in tale grande espansione di Coscienza e rimane solo la Monade immortale.

Gesù sopravvisse fisicamente alla crocefissione, come infatti è stato svelato in tanti modi negli ultimi decenni, ma è anche vero che è morta la sua "Personalità integrata" ed è stata trasfigurata dalla sua Monade, quindi è avvenuto ciò che era davvero importante, poiché nella vita successiva, quando Gesù è rinato come Apollonio di Tiana, ha potuto superare la Quinta Iniziazione e si è trasmutato in un Adepto immortale, un Maestro della Gerarchia Spirituale, nel Quinto Regno di Natura, che opera attivamente nella Grande Loggia Bianca, al Servizio diretto di Dio, l'Osservatore silenzioso e Signore del nostro pianeta.

Gesù ha scelto di mantenere il nome con cui ha superato la grande prova della crocefissione, per questo motivo ha continuato a essere noto con questo nome.
Il Maestro Gesù lavora insieme a tutti i grandi Maestri della Gerarchia Spirituale del nostro pianeta per aiutare l'Umanità a migliorarsi ed evolvere, e sta preparando il ritorno del Cristo, il Capo di tutta la Gerarchia Spirituale.
Il Cristo è conosciuto in Occidente con questo nome, ma in Oriente con quello di Bodhisattva o Signore Maitreya, mentre presso i Mussulmani è chiamato Iman Madhi. E’ il grande Signore d’Amore e di Compassione, Maestro dei Maestri e Istruttore degli Uomini e degli Angeli, che guiderà l’Umanità anche per i prossimi duemila anni.


        
Il Maestro Gesù, e il Cristo, Signore Maitreya




GESU' NON ERA POVERO


Sebbene Gesù sia nato in una grotta adibita a stalla, non significa che fosse povero, infatti nel Vangelo c'è scritto che gli alberghi erano pieni, ma, poichè Giuseppe aveva cercato posto in albergo, significa che egli aveva il denaro per pagare. Altri indizi fanno comprendere che Gesù non era povero.
Gesù era figlio di un falegname, un artigiano, ma non c’è scritto che Giuseppe fosse povero, infatti un semplice falegname non avrebbe potuto permettersi di lasciare il lavoro e spostarsi per molti giorni fino a Betlemme, a meno che non avesse avuto qualcuno che restava nella sua bottega in sua assenza.
Inoltre è stato scritto che Gesù discendeva dalla stirpe di Davide, una stirpe reale.
La famiglia di Gesù faceva pellegrinaggi a Gerusalemme, ed i pellegrinaggi costavano, ma sicuramente un povero falegname non avrebbe potuto permettersi di soggiornare per vari giorni nelle locande di Gerusalemme e mangiare nelle osterie.
Inoltre Gesù sapeva scrivere, ed a quei tempi solo le famiglie facoltose potevano accedere all'istruzione, ai maestri privati a pagamento.
Gesù cominciò a diventare il Messia e a predicare intorno all'età di trent'anni (prima si conosce poco della sua vita), divenendo molto famoso, e ovunque andasse gli venivano aperte tutte le porte e trovava vitto, alloggio, ospitalità, vestiario per lui e per i suoi discepoli; inoltre non rifiutava i doni che gli offrivano, ma li dava ai poveri.
Quindi Gesù poteva contare su ingenti e abbondanti risorse.
Inoltre Gesù è ben noto che aveva un mantello, ed il mantello non era un capo d'abbigliamento dei poveri, ma solo i facoltosi usavano i mantelli; inoltre egli aveva dei vestiti di valore, poichè al momento della sua crocefissione i soldati romani si sono spartiti le sue vesti, ma se fossero stati stracci di un povero, essi li avrebbero buttati via, invece li hanno spartiti e questo significa che avevano un valore, tanto è vero che le guardie romane si sono giocate a dadi la tunica di Gesù perché era di un solo pezzo e non poteva essere divisa, quindi una tunica del genere costava molto, poichè le tuniche erano preferite dai rabbini.
Questi particolari fanno capire che Gesù viveva da povero, ma non era realmente povero, tuttavia non ostentava le sue risorse, anzi le usava per fare del bene.



Il Maestro Gesù, Signore del Sesto Raggio:
IDEALISMO O DEVOZIONE



Il Cristo, Signore del Secondo Raggio:
AMORE-SAGGEZZA

Ritratti pubblicati nel libro: "ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI MAESTRI"  scaricabile in PDF:



LA SINDONE ha avvolto il corpo di Gesù?



             



Il 7 Ottobre 1978 mi recai a Torino per l'occasione della grande Ostensione della Sindone.  
Dopo circa un'ora di lunga fila potei essere "davanti a quello stupendo fantastico lenzuolo, colorato da chiazze rossognole." Queste sono le parole che scrissi sul mio Diario alla sera.




Quel giorno e il giorno dopo partecipai al 2° Congresso di Sindonologia, con la partecipazione di circa 400 congressisti provenienti da tutto il mondo, fra cui studiosi ed eminenti scienziati, che avevano raccolto e pubblicato studi e libri sulla Sindone. Con alcuni di essi mi intrattenni alla fine della prima giornata del Congresso, e anche nella seconda parte il giorno dopo, per conoscere notizie fresche e più precise sul lenzuolo sindonico: il prof. Max Frei Sulzer di Zurigo, famoso studioso sindonico, il prof. Pierluigi Baima Bollone, Giovanni Riggi,  il dottor Sebastiano Rodante e monsignor Giulio Ricci di Roma, direttore del Centro Internazionale di Sindonologia, col quale restai in contatto anche successivamente per creare una ricostruzione artistica scultorea e scenografica della "Passione e morte di Gesù", che realizzai ed esposi nel 1982 a Faenza.
Tutti gli studiosi e scienziati del mondo, in parte atei o miscredenti, arrivarono alla stessa conclusione: l'uomo della Sindone corrisponde esattamente al corpo di Gesù, come narrato dai Vangeli.

Le analisi effettuate sulla Sindone nel 1988, che dichiararono la non storicità del sacro lino, sono state successivamente ripetute nel 2000 ed hanno dimostrato che le precedenti erano sfalsate.
La Sacra Sindone è più vecchia di quanto indichino le analisi al radiocarbonio. La notizia arriva da un articolo pubblicato sulla rivista "Thermochimica Acta" da Raymond Rogers, un chimico ora in pensione che prima lavorava ai Laboratori nucleari di Los Alamos negli Stati Uniti d'America.
Secondo le nuove analisi, il lenzuolo risalirebbe a un periodo compreso tra i 1300 e i 3000 anni fa, comprendendo quindi anche l'epoca in cui visse Gesù Cristo.
Rogers ritiene che le analisi al radiocarbonio risalenti al 1988 che avevano datato la Sindone al 1260-1390 dopo Cristo circa siano state viziate dal fatto di essere state eseguite su una sorta di toppa di tessuto medievale, che era stata inserita per coprire uno strappo nel lenzuolo originale.                                                                               
La nuova analisi si basa invece su un metodo completamente diverso. Lo scienziato ha analizzato sia frammenti di tessuto della toppa, che frammenti provenienti da altre parti del lenzuolo. E in questi ultimi non è riuscito a individuare tracce di una sostanza, la vanillina, presente invece nei primi. La vanillina si ottiene dalla decomposizione termica della lignina, una sostanza presente nelle fibre vegetali. Dato che la vanillina si deteriora nel tempo, dalla quantità che si trova in un campione è possibile stimarne l'età.
"La vanillina non si può individuare ad esempio nei Rotoli del Mar Morto, che risalgono al periodo in cui visse Gesù e anche in altri campioni di quell'epoca. E non si trova nemmeno nelle parti del lenzuolo che non sono di aggiunta medievale. Dato che sappiamo qual è il tempo di deterioramento della vanillina, possiamo anche risalire all’età approssimativa della Sindone. E i dati ci indicano un periodo di 1300-3000 anni fa", ha dichiarato Rogers.


    


Altri studiosi hanno raccolto prove dell'autenticità della Sindone.

Barbara Frale, studiosa di storia e archeologia presso l'Archivio Segreto del Vaticano, nel suo ultimo libro: "la sindone di Gesù Nazareno", recentemente edito da il mulino, ha documentato che la Sindone è un sudario che 2000 anni fa ha avvolto il corpo di un condannato a morte di nome Yosef Nazarani.
A queste conclusioni la studiosa è giunta grazie ad alcune scritte, in greco ed aramaico, rinvenute sul lenzuolo, che riportano il nome e la data della sepoltura. La data sarebbe il 30 dopo Cristo (16° anno dell'impero di Tiberio).
Secondo la studiosa queste scritte sono un'etichettatura, molto comune all'epoca, che veniva applicata a quei sudari che erano destinati alle tombe comuni. Pare questa infatti la destinazione originaria del corpo, poi all'ultimo momento mutata a favore di una tomba privata.
La studiosa, autrice di numerosi libri sui Templari, pare sia stata messa sull'avviso proprio da questi ultimi. In un suo precedente studio, sulla montatura del processo a questi ultimi, infatti sosteneva che per quanto manipolate da Filippo il Bello, le accuse ai templari dovevano pur contenere qualcosa di vero ed in particolare quelle relative all'adorazione della figura barbuta poi nota come Baphomet. Rintracciando in vari documenti l'usanza di esporre ai cavalieri la Sindone perchè l'adorassero, la Frale si è convinta che questa figura barbuta non fosse altro che la Sindone. Da qui la sua ricerca e i risultati di essa.
E la prova al carbonio?
Barbara Frale sostiene che le prove al carbonio che fanno risalire la Sindone al medioevo sono, a detta di molti, state svolte con notevole superficilità ed andrebbero rifatte. Riporta un'intervista, contenuta in un documentario della BBC, fatta proprio ad uno degli scienziati che si occuparono delle rilevazioni, secondo il quale appunto, le analisi andrebbero rifatte.
La studiosa conclude dicendo che ormai, per quanto la riguarda, la questione è certa. Il Sudario è del 30 d.c. e ha avvolto tale Gesù Nazareno. Che poi quest'uomo fosse o meno il Figlio di Dio non è ambito della sua ricerca e lascia la questione ai teologi.


    


Alcune note sulla composizione chimica della Sindone:

il lenzuolo o telo usato per la Sindone, è di lino fatto "a spina di pesce", una tecnica usuale duemila anni fa nelle zone del Medio Oriente. Il filato è a “Z” e non a “S” come nel periodo seguente. Invece era una tessitura che non era usata nel primo medioevo ed è dello stesso tipo usato per avvolgere i cadaveri nella Palestina del periodo attribuito a Gesù. Sul lenzuolo si trovano pollini di piante sia alpine sia mediorientali, tracce di aloe, di mirra e di aragonite (terra della zona di Gerusalemme).
L'aloe e la mirra sono gli aromi con cui, stando ai Vangeli, si unse il corpo di Gesù prima della sepoltura. Dato che si stava facendo buio e sopraggiungeva il sabato (giorno di riposo per gli Ebrei) il corpo di Gesù non fu lavato ma soltanto unto.
Sul telo è impressa una figura umana, che si vede di fronte e di retro: sembra un negativo fotografico.
L'immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali. (non vi sono segni di colore o di inchiostri).
Non è un dipinto, una stampa e nemmeno una fotografia; e non si tratta neppure di una strinatura fatta con un bassorilievo riscaldato. Gli studiosi non sono in grado di comprendere il procedimento chimico e fisico che l’ha prodotta.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato trattarsi di una specie di "lampo" di luce o energia che avrebbe irradiato il corpo e il tessuto. Quel “lampo irradiato” che avrebbe non solo impresso l’immagine sul lenzuolo ma fatto rivivere l’uomo “defunto”, indica che la resurrezione sarebbe stata possibile in presenza di una tecnologia avanzatissima. Solo così si spiega la formazione dell'immagine.



Gli esperti sottolinearono nei loro studi, che la figura, ricca di particolari, si delinea soltanto sulle fibrille più esterne del tessuto ed è stabile a livello chimico e termico. Il colore giallastro si diversifica da quello del telo in quanto più marcato. L'immagine sindonica, al contrario di dipinti o di figure piane, è tridimensionale da cui si sono ricavate foto oleografiche perfette e simmetriche. Essa assimila la luminosità ultravioletta, senza peraltro riflettere radiazioni. Questo ne elimina quindi l’origine per strinatura.

Sugli occhi del viso sindonico sono state scoperti segni impressi di due monete romane con la scritta in Greco "Tiberio Cesare" fatte coniare da Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 d.C. L'usanza di mettere monete sulle arcate oculari aveva lo scopo di mantenere chiusi gli occhi. Inoltre, vi sarebbero chiazze di sangue rappreso, il cui DNA sarebbe di un individuo di sesso maschile.
Oggi, al contrario degli artisti dal Medio Evo in su, si sa che i chiodi non venivano fissati alle mani, bensì ai polsi. E questo si vede nell’immagine della Sindone. I chiodi, ledendo i nervi mediani, farebbero ripiegare i pollici nei palmi. Ecco perché non sarebbero visibili i pollici. Dato che ai crocifissi si fissavano entrambi i piedi con un solo chiodo, uno dei piedi era sull’altro. Con la morte sopravviene la rigidità del cadavere. E anche questa è la posizione dell’uomo della sindone.
Ai condannati che erano ancora vivi sulla croce, dopo qualche tempo, venivano spezzate le gambe affinché non potessero più poggiarsi e morissero per soffocamento, ma secondo i Vangeli, a Gesù non fu riservato questo trattamento, bensì gli fu inferto un colpo con la lancia. Inoltre le gambe dell’uomo della Sindone risultano intatte e c’è il segno della ferita e la relativa macchia di sangue sul costato. Come se non bastasse, sul telo sindonico sono presenti tutte le ferite che i Vangeli affermano essere state inferte a Gesù, comprese quelle delle spine sulla testa, delle frustate e del trasporto della trave dove fu inchiodato.
Esperti in matematica e statistica hanno concluso che la probabilità che l’individuo impresso sulla Sindone non si trattasse del Gesù evangelico sia una su parecchi milioni.

Gesù è veramente esistito in carne ed ossa, è veramente stato crocefisso sul patibulum a forma di croce.  


     
Ricostruzione scientifica della crocefissione dell'uomo della Sindone
Scultura in legno di mons. Giulio Ricci, situata nella chiesa di Santa Maria della Neve, a Canino (Viterbo)


         
Altra scultura in legno di mons. Giulio Ricci esposta nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, a Roma

   



Ricostruzione della deposizione dell'uomo della Sindone


I Maestri della Gerarchia Spirituale hanno rivelato che Gesù si reincarnò nella vita successiva con il nome di Apollonio di Tiana ed in tale incarnazione superò la grande prova della Quinta Iniziazione e si è trasmutato in un Adepto immortale, un Maestro della Gerarchia Spirituale, nel Quinto Regno di Natura, che opera attivamente nella Grande Loggia Bianca, al Servizio diretto di Dio, l'Osservatore silenzioso e Signore del nostro pianeta; invece Cristo non ha mai più ripreso un corpo fisico da varie migliaia di anni ed ha solo "adombrato" e ispirato grandi Iniziati che erano adatti alla funzione di rivelare altre verità, come accadde con Gesù.

Nel 1978 avevo 18 anni ed ho impiegato molti anni per conoscere il Mistero su Gesù e su Cristo, ma anche se non l'avessi mai saputo, nulla sarebbe cambiato sulla forte e intima fiducia che ho sempre avuta in Cristo e nel suo Messaggio Universale che ha offerto a tutta la nostra Umanità, perchè fu Cristo che parlava e insegnava alle folle ed ai suoi Discepoli per mezzo del corpo fisico di Gesù e quindi ad iniziare l'Era di PISCES, così come è stato annunciato da tanto tempo che sarà sempre Cristo (il Signore Maitreya) ad iniziare l'Era di AQUARIUS.


Dipinto realizzato nel 1945 da un Lama tibetano che aveva visto il Signore Maitreya (Cristo)


Nel 1992 ho progettato una scultura che raffigurasse in modo semplice ed efficace il grande Mistero di Gesù-Cristo: così ho ideato due sculture: il Cammino Evolutivo (scultura luminosa autoctona) ed il Crocefisso Risorto, che ho realizzato dodici anni più tardi, nel 2004 (per leggere la descrizione cliccare sui titoli).

      
IL CAMMINO EVOLUTIVO e IL CROCEFISSO RISORTO
Sculture di Andrea Fontana in terracotta con base e croce in legno




STORIA DELLA SINDONE


Allo stato attuale della ricerca occorre riconoscere che, da un punto di vista strettamente storico, non è possibile tracciare in maniera definita le vicende della Sindone anteriormente al XIV secolo.
I documenti (di ogni genere: letterari, legali, iconografici...) non danno infatti risposte puntuali alla domanda fondamentale: la Sindone di cui parlano i Vangeli è stata conservata nel primo millennio dell’era cristiana?
E, nel caso di una risposta affermativa, in quali contesti storici e con quali contorni devozionali?
Ed è possibile trovare un legame tra quella Sindone e la Sindone di Torino? Infatti, la storia "certa" della Sindone inizia intorno alla metà del Trecento, quando venne collocata nella Collegiata di Lirey.
Da quella data tutti i passaggi sono rigorosamente documentati (Lirey-Chambéry-Torino).
E prima? Sostanzialmente le risposte sono due: o la Sindone non esisteva, essendo la sua origine databile intorno al 1300, oppure la Sindone era presente nel mondo orientale, seppure conservata e presentata con modalità diverse da quelle assunte poi nel mondo occidentale.
Tale ipotesi di lavoro è legittima in quanto la datazione medievale, al di là della discussione scientifica sul risultato dell’esame del radiocarbonio, non soddisfa una serie di elementi che emergono dallo studio della Sindone, mentre l’assenza di notizie non consente di escludere la sua esistenza in epoca più antica.
In base ad una serie di studi, basati su indizi labili, ma non sottovalutabili, la storia "nascosta" della Sindone potrebbe infatti ipotizzare le tappe di Gerusalemme - Edessa - Costantonipoli - Atene, per passare il testimone alla storia "certa" (Lirey - Chambéry - Torino).

Gerusalemme


Nell’ipotesi di un’origine della Sindone di Torino legata alla Passione e Resurrezione di Gesù, essa deve essere "nata" a Gerusalemme e lì gelosamente conservata nell’ambito della prima comunità cristiana. Dopo i controversi accenni contenuti nei Vangeli, e specialmente in quello di Giovanni, non esistono testimonianze esplicite e dirette legate alla conservazione del corredo funebre di Gesù.
Rompe in qualche modo il silenzio un passo di un vangelo apocrifo, quello detto degli Ebrei, in cui si dice. che Gesù, dopo la sua resurrezione, "consegnò la Sindone al servo del Sacerdote".
Esistono altre testimonianze letterarie di sindoni, monde o figurate, che però non permettono di giungere a nessuna conclusione certa relativamente al tipo di oggetto e alla sua storia. Tutto questo non permette quindi di escludere a priori la possibilità di una sua presenza e conservazione.

Edessa


Per una buona parte del primo millennio dell’era cristiana ad Edessa, città della Turchia sud-orientale, venne conservato e venerato il Mandylion, o immagine di Edessa, uno dei principali "volti santi" di Cristo del mondo ellenistico-bizantino, e conosciuto dagli storici dell’arte come origine di gran parte della tradizione iconografica del Cristo. Le rappresentazioni pittoriche del Mandylion lo raffigurano come un reliquiario rettangolare a losanghe con al centro il volto di un uomo barbuto e con i capelli lunghi.
Le varie leggende che ne narrano l’origine lo riconducono all’intervento diretto di Gesù che impresse il suo volto in un pezzo di stoffa, in greco mandylion (fazzoletto), inviato in dono al re Abgar IV di Edessa.
Riconosciuto e venerato in forma solenne in quella città sicuramente a partire dal VI secolo, dove fu protagonista di eventi miracolosi, fu poi trasferito a Costantinopoli nel 944, e lì conservato nel tesoro degli imperatori bizantini.
Nel 1978 è stata avanzata la suggestiva ipotesi secondo cui il Mandylion coinciderebbe con la Sindone. L’ipotesi è suffragata da vari elementi e da alcune intuizioni relative alle caratteristiche dell’Icona: rakos tetradiplon, cioè ripiegata "due volte quattro volte su se stessa"; e acheropoiete, cioè "non fatta da mani d’uomo", elementi ambedue che potrebbero essere messi strettamente in relazione con la Sindone di Torino. Da ulteriori analisi sulle descrizioni dell’arrivo dell’Icona a Costantinopoli sembra che sia lecito dedurre che il "fazzoletto" contenuto nel reliquiario rettangolare in realtà nascondesse un pezzo di stoffa ben più grande e contenente l’immagine di un intero corpo martoriato.
 

Costantinopoli


Sempre nel tratto di "storia ipotetica" della Sindone di Torino, alcuni indicatori permetterebbero di localizzare la Sindone nella capitale bizantina:
a partire dal 944 vi è conservato, insieme a molte altre reliquie legate alla vita terrena di Cristo, il Mandylion proveniente da Edessa, e che ora una suggestiva ipotesi vuole identificare con la Sindone.
Nel corso del XIII secolo nell’arte bizantina si modifica sensibilmente la raffigurazione della Deposizione di Gesù o dell’Unzione del cadavere, con caratteristiche che sembrano sottintendere la conoscenza di particolari della Sindone.
Di notevole significato, per la nitidezza dei particolari e per la data antica, risulta l’illustrazione dell’Unzione di Cristo contenuto nel Manoscritto Pray (oggi conservato a Budapest), realizzata tra il 1192 ed il ‘93 da un artista costantinopolitano o comunque formatosi in tale ambito.
Nel 1204, prima del sacco della città durante la IV Crociata, un cavaliere piccardo, Robert de Clari, nella sua cronaca, dice di aver visto "la Sindone del Signore" in cui si vedeva l’immagine intera del corpo del Signore, conservata nella chiesa di S. Maria delle Blacherme.
Tale Sindone, aggiunge, scomparve durante il saccheggio perpetrato dai franchi.
Anche se non esistono quindi elementi certi per collegare queste informazioni con la Sindone di Lirey-Torino, tuttavia risulta di grande importanza poter localizzare una Sindone figurata a Costantinopoli.
 

Atene

 
Un documento datato 1 agosto 1205 permette di ipotizzare un passaggio della Sindone in questa città: Si tratta di una lettera indirizzata a Papa Innocenzo III da parte di Teodoro Angelo, parente dei deposti imperatori bizantini, all’indomani del sacco di Costantinopoli, il quale stigmatizza il comportamento dei crociati conquistatori e razziatori delle reliquie, tra cui la Sindone che gli risulta conservata ad Atene.
L’indicazione è interessante perchè il nuovo signore feudale di Atene, insediatosi proprio in quell’anno, è Ottone de La Roche, uno dei capi della crociata, che durante la presa di Costantinopoli ebbe il quartiere dove sorgeva la chiesa delle Blacherne.
Purtroppo il documento citato è conosciuto soltanto in una copia ottocentesca tratta a sua volta da una copia antica andata distrutta durante la II Guerra Mondiale, tuttavia si inserisce bene nel contesto storico successivo alla IV Crociata.
In quei giorni del 1205 Atene era la città dei cavalieri templari, arrivati in fretta dalla Palestina, e di Ottone de la Roche, l’uomo di Blachernae.
Sempre in quel periodo per Atene erano passati anche due ecclesiastici occidentali di rango: il legato pontificio Benedetto di Santa Susanna e Nicola d’Otranto abate del monastero di Casole. Atene fu l’ultima sosta del loro viaggio prima del ritorno a Roma e della relazione al pontefice su tutti gli avvenimenti: entrambi dissero di avere visto segretamente la Sindone ad Atene.
E ormai troppa gente incominciava a sapere dove, sotto l’ombra della scomunica, fosse nascosto il telo sindonico, troppo scandalosa era la sua acquisizione; troppe cupidigie vi si rivolgevano: per Ottone de la Roche dovette farsi ogni giorno più difficile conservare illegalmente un tale oggetto nelle sue mani in Atene.
Fu forse a quel momento, che affidandosi a un potere così forte quale l’Ordine templare, in grado di resistere anche a pressioni vaticane, Ottone si liberò della sua sacrilega preda e la cedette, o vendette a gran prezzo; oppure la affidò per il viaggio verso la Francia a una custodia, i templari che nessuno avrebbe osato attaccare.
Vi sono tracce di uno strano percorso via San Giovanni d’Acri dove era la possente fortezza dei templari, l’isola di Cipro, per alcuni anni proprietà templare, fino a Marsiglia, forse Ottone programmò che, arrivata in Francia, la Sindone venisse riconsegnata alla sua famiglia, e precisamente a suo padre, Ponzio de la Roche; o forse qualcuno consegnò n telo dipinto qualcosa come quello che fu poi chiamato il sudario di BesanVon e conservò invece, nel segreto dell’ordine templare l’oggetto autentico.
Inoltre dei collegamenti tra la famiglia La Roche e i successivi Duchi di Atene con Geoffroy de Charny, primo possessore certo della Sindone in Occidente, rendono suggestive queste informazioni.
Infatti 35 anni dopo i roghi dei Templari si mise in luce un nobile francese di nome Goffredo di Charny signore di Lirey.
Il nome del suo casato era celebre: un altro Goffredo di Charny cavaliere templare precettore dell’ordine in Romania era salito sul rogo insieme al gran maestro del tempio Giacomo de Molay.
Altrettanto celebre era il casato della moglie di Goffredo di Charny: Giovanna de Vergy risalendo in linea diretta di quattro generazioni si trovava che il suo trisavolo si chiamava Ottone de la Roche il saccheggiatore di Blachernae e trafugatore della Sindone durante il sacco di Costantinopoli nel 1204.

Lirey


A tutt’oggi le prime testimonianze documentarie sicure e irrefutabili relative alla Sindone di Torino datano alla metà del XIV secolo, quando Geoffroy de Charny, valoroso cavaliere e uomo di profonda fede, celebrato generale francese, depose il Lenzuolo nella chiesa da lui fondata nel 1353 nel suo feudo di Lirey nello Champagne. Geoffroy morì alla battaglia di Poitiers il 19 settembre 1356: è quindi tra queste due date che è necessario porre la prima comparsa della Sindone nell’Europa occidentale.
Quello che invece rimane misterioso è il motivo, il luogo e le modalità con cui Geoffroy ne venne in possesso. La notizia della presenza di un oggetto così straordinario si diffuse rapidamente ed iniziarono subito i primi pellegrinaggi da parte dei fedeli e, contemporaneamente, le prime dispute sulla sua autenticità e sulla liceità delle ostensioni pubbliche.
Un lunga e complessa diatriba su queste questioni vide affrontarsi nell’ultimo decennio del ‘300 il figlio di Geoffroy de Charny con i canonici di Lirey ed il vescovo di Troyes, nella quale venne coinvolto anche l’antipapa Clemente VII.
I documenti relativi a questa disputa permettono di ricostruire le vicende della Sindone dei decenni precedenti, ma non di risolvere in maniera definitiva i problemi sollevati.
Nel corso della prima metà del ‘400, a causa dell’acuirsi della Guerra dei cento anni, Marguerite de Charny, dopo aver ritirata la Sindone dalla chiesa di Lirey (1418), la conduce con sé nel suo peregrinare attraverso l’Europa.
Finalmente trovò accoglienza presso la corte dei duchi di Savoia, alla quale erano stati legati sia suo padre che il suo secondo marito, Umbert de La Roche. Fu quindi nel 1453 che avvenne il trasferimento della Sindone ai Savoia, nell’ambito di una serie di atti giuridici intercorsi tra il duca Ludovico e Marguerite.

Chambéry


I Savoia dapprima conservarono il Lenzuolo nel loro tesoro privato, portandoselo appresso nel peregrinare per i loro Stati a cavallo delle Alpi, come consuetudine delle corti medievali.
A partire dal 1471, Amedeo IX il Beato, figlio di Ludovico, incominciò ad abbellire ed ingrandire la cappella del castello di Chambery, capitale del Ducato, in previsione di una futura sistemazione della Sindone.
Dopo una iniziale collocazione nella chiesa dei francescani, la Sindone venne definitivamente riposta nella Sainte-Chapelle du Saint-Suaire.
In questo contesto i Savoia richiesero ed ottennerro nel 1502 dal Papa il riconoscimento di una festa liturgica particolare per la quale fu scelto il 4 maggio.
II 4 dicembre 1532, un incendio devastò la Sainte-Chapelle e causò al Lenzuolo notevoli danni che saranno riparati nel 1534 dalle Clarisse della città.
Con lo scoppio della guerra tra Francesco I e Carlo V, il duca di Savoia nel 1535 dovette fuggire davanti all'esercito francese per rifugiarsi in Piemonte, portandosi con sè la Sindone che fu più volte oggetto di ostensioni a Torino, Milano, Vercelli.
II Lenzuolo ritornò solennemente nella Sainte-Chapelle di Chambery il 4 giugno 1561 in seguito alla pace di Cateau-Cambrésis del 1559 con la quale il nuovo duca Emanuele Filiberto aveva riottenuto i suoi Stati.
Sotto l'impulso del nuovo e giovane duca inizia l'epoca della grande affermazione di Casa Savoia. I tempi erano ormai maturi per una diversa impostazione della politica sabauda che diresse i propri interessi strategici verso la Penisola.
Conseguenza di ciò fu lo spostamento del centro di comando da Chambéry a Torino, più adeguato rispetto alle nuove esigenze.
Mutato il centro politico-amministrativo mancava solo più il "segno" religioso: la Sindone. Emanuele Filiberto trasferì definitivamente la Sindone da Chambéry a Torino il 14 settembre 1578.

Torino


La Sindone giunse a Torino il 14 settembre 1578 tra le salve dei cannoni, accolta con grande solennità.
L'occasione per il suo trasporto da Chambéry si presentò quando Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, manifestò il desiderio di recarsi a piedi in pellegrinaggio a venerare la Sindone per sciogliere il voto fatto durante la peste del 1576. Abbreviare il viaggio del Prelato, molto noto e già in fama di santità, risparmiandogli la fatica dell’attraversamento delle Alpi, fu la giustificazione dello spostamento della Sindone.
La Sindone restò, da quel momento, definitivamente a Torino dove, nei secoli seguenti, fu oggetto di numerose esposizioni ed ostensioni pubbliche o private. La religiosità di tutta la regione fu ovviamente molto influenzata da questa presenza così importante. Ne sono testimonianza viva le nomerosissime presenze iconografiche nelle cappelle e sulle abitazioni di tutto il territorio piemontese. Anche le grandi e solenni ostensioni, molto frequenti nei due secoli barocchi, ne sottolinearono l’aspetto devozionale pubblico. I Savoia dal canto loro, oltre ad una profonda devozione personale, testimoniata da vari scritti privati, consideravano la Sindone il "palladio" della loro casata, segno tangibile del favore di Dio, concretizzando in tal modo l’assunto barocco dell’origine divina di ogni potere temporale. Dopo una collocazione iniziale nella chiesa di San Francesco d’Assisi, la Sindone fu conservata nella cappella ducale dedicata a San Lorenzo. Verso il 1583 fu trasferita in una cappella rotonda dell'antico palazzo ducale e, nel 1587, venne istallata nel duomo in un'edicola con colonne di marmo nero che occupava il posto dell'attuale altare maggiore.
Emanuele Filiberto, morto nel 1580, aveva previsto l'erezione di una cappella destinata ad accoglierla, ma la realizzazione di questa prese consistenza soltanto nel XVII secolo secondo i progetti dapprima di Bernardino Quadri ed in seguito di Guarino Guarini, che disegnò la splendida cupola.
II 1 giugno 1694 la Sindone, fu collocata nella cappella della Sindone nell'altare-reliquiario ideato da Antonio Bertola. Da quel momento in poi la Sindone sarà conservata in questa cappella fino al 1996, quando fu collocata nel coro del duomo, in occasione dei lavori di restauro. Questo spostamento fu provvidenziale in quanto le permise di scampare all’incendio, scoppiato tra l’11 e il 12 aprile 1997, che danneggiò gravemente la cappella.
Solo in due occasioni la Sindone lasciò Torino: nel 1706 riparò a Genova all’avvicinarsi dei francesi che si accingevano ad assediare la città; e nel nostro secolo, tra il 1939 ed il ‘46 quando, in previsione degli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale, fu trasportata nel santuario di Montevergine presso Avellino.
Assai numerose furono le ostensioni, pubbliche e private, del XVIII secolo, tra cui ricordiamo quelle del: 1703, 1717, 1722, 1730, 1736, 1737, 1739, 1750, 1769, 1775; l’ultima pubblica del secolo avvenne nel l785. Durante il periodo dell’occupazione francese, ed il conseguente trasferimento dei Savoia in Sardegna, la Sindone rimase a Torino, affidata alla custodia dell'arcivescovo di Torino, monsignor Luigi Buronzo Delsignore. Nel 1804 Pio VII, di passaggio a Torino, potè venerarla in un’ostensione privata. Undici anni dopo lo stesso Papa ebbe ancora modo di vedere la Sindone, partecipando ad una ostensione pubblica. Nel corso dell’Ottocento le ostensioni si diradarono e vennero effettuate solo in occasioni dei principali eventi dinastici dei Savoia. Nel maggio 1815 ci fu un’ostensione per solennizzare il loro ritorno a Torino. Altre furono indette nel 1821 e nel 1842, tutte effettuate ancora secondo lo schema settecentesco che prevedeva l’esposizione all’aperto in piazza Castello. Nel 1868 in occasione del matrimonio tra Umberto di Savoia, con la principessa Margherita, la Sindone venne esposta al pubblico all'interno della cattedrale per quattro giorni. E' la prima volta in cui l’ostensione si verificò secondo lo schema organizzativo attuale: in duomo e per più giorni.
L’ostensione successiva venne organizzata nel 1898 per celebrare le nozze di Vittorio Emanuele (III) con Elena del Montenegro ed i centenari religiosi del Piemonte, tra i quali ricordiamo il IV Centenario della costruzione del duomo. L’ostensione durò dal 28 maggio al 2 giugno e vide la presenza di quasi un milione di pellegrini. Fu in questa occasione che furono effettutate le rivelatrici fotografie di Secondo Pia, che aprirono la via alla ricerca scientifica sul Lenzuolo e sulla sua immagine.
Le ostensioni del nostro secolo avvennero nel 1931, in occasione del matrimonio tra Umberto (II), principe di Piemonte e Maria José del Belgio, e in nel 1933, in concomitanza dell'Anno Santo straordinario.

Dopo il trasferimento durante la Seconda Guerra Mondiale nel santuario di Montevergine presso Avellino gli eventi che coinvolgono la Sindone furono:
16 - 18 giugno 1969: fu mostrata per la prima volta ad una Commissione scientifica e venne effettuata la prima fotografia a colori.
23 - 24 novembre 1973: prima ostensione televisiva.
26 agosto - 8 ottobre 1978: ebbe luogo un ostensione solenne. Per quarantatre giorni, oltre tre milioni di pellegrini venerarono il Lenzuolo esposto sopra l'altare maggiore del duomo. Al termine il Lenzuolo su sottoposto per 120 ore consecutive ad una serie di esami e di test non distruttivi da parte di scienziati provenienti da ogni parte del mondo. 21 aprile 1988: prelievo dei campioni utilizzati per l’esame al radiocarbonio, il cui responso data il Lenzuolo alla prima metà del ‘300.

18 aprile - 14 giugno 1998: ostensione solenne, che ha visto la partecipazione di oltre due milioni di pellegrini, indetta per ricordare il cinquecentesimo anniversario della consacrazione del duomo di Torino, e il primo centenario dell'ostensione e della fotografia del 1898.

26 agosto - 22 ottobre 2000: Ostensione in occasione del Giubileo; questa la motivazione, secondo le parole del cardinale Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino: "La ripetizione dell'Ostensione nell'anno del giubileo vuole offrire una particolare occasione di santificazione del giubileo con un pellegrinaggio penitenziale verso un segno eccezionalmente suggestivo della passione del Signore".






Ecco la Resurrezione spiegata dal Maestro Tibetano D.K. nel "TRATTATO DEI SETTE RAGGI" volume quinto, I RAGGI E LE INIZIAZIONI

Iniziazione VII. La Resurrezione.

"Non c’è un’idea più coltivata soggettivamente dall’umanità di quella della resurrezione, quando la vita sembra dura e le circostanze non hanno in sé speranza di felicità, e quando non c’è nulla d’invitante di natura tale da fare intraprendere gioiosamente il lavoro quotidiano, e quando le notti di sonno sono notti d’incubo, il pensiero di elevarsi al di sopra di tutte queste circostanze, di lasciarsi indietro tutto e di cominciare una vita nuova, porta con sé forza e speranza.

In Occidente, la festa dell’anno considerata più importante è quella della Pasqua — il giorno della Resurrezione. Tuttavia duemila anni fa il Cristo non sì levò dal sepolcro di pietra per riprendere il corpo che aveva abbandonato. Egli passò la settima grande iniziazione che considereremo oggi, e conobbe il segreto della vita, di cui l’immortalità non è che uno dei suoi tanti attributi. L’umanità pone frequentemente l’accento sull’attributo, sulla qualità e sulle reazioni, e non su quella che è la realtà fondamentale sottostante. Gli uomini si occupano degli effetti e non delle cause; per esempio, il genere umano si preoccupa della guerra e degli orribili preparativi di altre guerre, e non si preoccupa anzitutto di ciò che causa la guerra e che, se trattato in modo giusto impedirebbe la guerra. Consideriamo adesso qualche aspetto della settima iniziazione.

La parola “resurrezione” ha un profondo significato, latente nella sua etimologia, che spesso non è messo in evidenza. L’interpretazione usuale è che la parola deriva da “re” di nuovo, e “surgere”, sorgere, perciò sorgere nuovamente. Tuttavia la consultazione del dizionario mostra che il prefisso significa “ritorno allo stato originario” elevandosi. Questo ritorno a uno stato originario ci è descritto nel Nuovo Testamento con il racconto del figlio prodigo che disse “Voglio alzarmi e andare da mio Padre”, e dal racconto della resurrezione in cui il Maestro Gesù si alzò dalla tomba: le catene della morte non lo potevano trattenere. Nel momento del suo “alzarsi” ebbe luogo un evento di gran lunga più importante e il Cristo passò la settima Iniziazione della Resurrezione e ritornò al suo stato d’essere originario —per restarvi tutta l’eternità. Questa è la vera resurrezione finale.
Il figlio di Dio ha trovato la via del ritorno al Padre e alla Sua Fonte Originaria, quello stato d’Esistenza al quale diamo il nome di Shamballa. La coscienza della Vita universale è Sua; questo è molto di più della semplice coscienza dell’immortalità perché l’idea o il concetto di mortalità non vi è contenuto affatto. Vi sono state molte morti nel ciclo eonico di vita dell’iniziato.

1. La morte, familiare e costantemente periodica, del corpo fisico, un’incarnazione dopo l’altra.
2. La morte dei veicoli astrale e mentale, quando l’anima che non muore li abbandona, vita dopo vita — solo per crearne di nuovi finché non ne sia raggiunto il dominio.
3. Poi — come risultato del processo d’incarnazione e dei suoi effetti evolutivi — viene la morte del desiderio e la sua sostituzione con una crescente aspirazione spirituale.
4. Quindi con il giusto uso della mente, viene la “morte” della personalità o piuttosto il suo ripudio e la rinuncia a tutto ciò che è materiale.
5. Ciò è seguito dalla morte o distruzione del corpo causale o dell’anima, alla grande Iniziazione della Rinuncia. Questo processo di morte e resurrezione prosegue incessantemente in tutti i regni della natura; ogni morte prepara la via a maggior bellezza e vitalità, e ogni morte (se l’analizzate con cura) prelude alla resurrezione in un’altra forma, finché giungiamo a questa resurrezione finale e allo stato di realizzazione finale.

Non mi dilungherò qui su questo processo di morte costante seguito costantemente dalla resurrezione, ma esso è la nota fondamentale e la tecnica dell’evoluzione e gli uomini temono la morte solo perché amano indebitamente ciò che è materiale e odiano perdere il contatto con l’aspetto forma della natura.
È saggio ricordare che l’immortalità è un aspetto dell’essere spirituale vivente e non un fine in sé, come gli uomini cercano di renderla. Per i Conoscitori della Vita, una frase come “Io sono un’anima immortale” non è nemmeno vera. Dire “Io sono la Vita stessa e quindi sono immortale” si avvicina di più alla verità, ma perfino questa frase (dal punto di vista dell’iniziato) è solo una parte di una verità maggiore.
Simbolicamente la natura ci descrive costantemente i fatti essenziali nel corso annuo delle quattro stagioni, nei cicli di luce e di tenebre e nella meraviglia del sorgere della bellezza o del colore o dell’utile funzione di un seme che ha lottato — a causa della sua vita insita — per la luce del sole.

La paura della morte è una delle grandi anomalie o deformazioni della verità divina, di cui sono responsabili i Signori del Male Cosmico. Quando, nei primi tempi dell’Atlantide, essi emersero dal luogo dov’erano stati confinati ed obbligarono la Grande Loggia Bianca a ritirarsi temporaneamente sui livelli soggettivi, il loro primo grande atto di deformazione fu d’impiantare la paura negli esseri umani, cominciando dalla paura della morte. Da quel momento in poi gli uomini hanno posto l’accento sulla morte e non sulla vita e sono stati dominati dalla paura per tutta la loro vita.

Una delle azioni iniziali del Cristo che riappare e della Gerarchia sarà di cancellare questa paura particolare e di confermare nella mente della gente l’idea che l’incarnazione e il prendere una forma è il vero luogo delle tenebre per lo spirito divino che è l’uomo; per lo spirito è una temporanea morte ed un imprigionamento. L’evoluzione, verrà insegnato agli uomini, è in sé un processo iniziatico che conduce da un’esperienza di vita ad un’altra, culminando nella quinta Iniziazione della Rivelazione e nella settima Iniziazione della Resurrezione.

Alla quinta iniziazione, all’iniziato è rivelato che la vita nella forma è in verità morte, ed egli conosce allora questa verità in un modo che le mie brevi parole non possono comunicare. Per lui, la forma muore; egli conosce una nuova espansione di vita ed è sottoposto (se si può dire così) ad una nuova comprensione del vivere.
La settima iniziazione è estranea ad ogni considerazione della forma, è l’iniziato diviene un punto concentrato di luce vivente; egli sa in modo indescrivibile che la vita è tutto ciò che È, e che è questa vita e la sua pienezza reale, che lo rende parte di Quello che sta al di fuori della nostra Vita planetaria; egli ora può partecipare a quell’Esistenza extraplanetaria in cui il nostro Logos planetario vive, muove e ha il suo essere. Questa è la “vita più abbondante” di cui parlò il Cristo e che solo un iniziato del settimo grado può comprendere od esprimere.
Dopo la quinta iniziazione l’iniziato ha lentamente percepito la natura di questa Vita maggiore, la vita del “Dio Sconosciuto” com’è stata chiamata, che avvolge tutte le vite e tutte le forme esistenti sopra e dentro il nostro pianeta e tuttavia rimane — più grande della nostra Vita planetaria includendo in modo ancora più vasto del nostro Logos planetario, e la Cui grandezza, bellezza, bontà e conoscenza sono, per il nostro Logos planetario, ciò che la Sua vita è rispetto alle forme inferiori di vita del terzo regno o regno animale.
È solo con questo paragone inadeguato che si può giungere ad una pallida comprensione di quel grande TUTTO di cui il nostro pianeta e il nostro Logos planetario non sono che una parte. È questa la rivelazione accordata all’iniziato alla settima iniziazione della Resurrezione. Egli prende questa iniziazione su quello ch’è denominato (in mancanza di una espressione migliore) il “Piano logoico”, ossia sul livello di coscienza del Signore del Mondo.
A questa iniziazione l’Iniziatore è assistito da due gruppi di Esseri; uno è il piccolo gruppo dei “Conoscitori del Proposito, i Custodi della Volontà” e l’altro è un gruppo assai più ampio, i cui membri sono conosciuti come “i Saggi e le Energie Attrattive di Shamballa”. Naturalmente cerco di tradurre certe parole brevi e dei simboli intricati in frasi che possiate comprendere e che solo confusamente trasmettono il vero significato di Coloro che funzionano su questo che è il livello più elevato del piano fisico cosmico. Su questo livello l’elettricità dinamica è conservata come in un grande serbatoio di potenza ed è indirizzata da questi due gruppi che incarnano la volontà e la qualità della volontà della Divinità, che noi chiamiamo Volontà-di-Bene. Essi sono gli Agenti direttori e sono la corrispondenza dei centro ajna del genere umano, salvo che qui è il centro ajna del Logos planetario, nello stesso senso in cui Shamballa ne è il centro della testa, la Gerarchia il centro del cuore e l’Umanità il centro creativo della gola. Il movimento, l’attività progettata e le sette grandi energie creative dei raggi sono da Loro indirizzate all’azione sotto l’influenza dei sette Signori di Raggio; i Signori dei Raggi incarnano la vita qualificata dai sette aspetti dell’Amore; ma sono di un ordine così elevato che non possono funzionare da Agenti creativi dirigenti, ma operano per mezzo dei loro Rappresentanti esperti e sviluppati.
Così come esiste un gruppo di Iniziati Contemplativi, chiamati nella fraseologia orientale i “Nirmanakaya”, che funzionano in profonda meditazione da un punto mediano tra Shamballa e la Gerarchia, così questo gruppo molto più elevato di Signori dei Raggi, funziona tramite una profonda meditazione cosmica fra il nostro pianeta, la Terra, e il nostro pianeta fratello, Venere. Troverete utile leggere attentamente la Dottrina Segreta e il Trattato del Fuoco Cosmico e rinfrescarvi la memoria circa questa relazione. Una corrispondenza inferiore a questi due gruppi importanti si è formata a mezza via fra la Gerarchia e l’Umanità, e gli diamo il nome di Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo. Tutti questi gruppi sono fondamentali dei “trasmettitori d’energia”, i due più alti sono straordinariamente sensibili all’impressione cosmica e alla qualità vibratoria del corpo extraplanetario di Avatar che Si tengono pronti a funzionare come energie distruttive o costruttive in qualsiasi parte del nostro sistema solare e sono sotto la direzione del Logos Solare.
L’Avatar di Sintesi, che opera in collaborazione col Cristo, è uno di Loro. Tenete presente che questi Avatar extra-planetari non sono giunti al loro alto stato di sviluppo spirituale sul nostro pianeta e nemmeno nel nostro sistema solare. La loro origine, la loro sorgente e i loro rapporti spirituali sono un grande mistero perfino per i Logoi planetari — in aiuto dei quali essi vanno quando l’appello invocativo d’un pianeta è adeguato. Non pensate che vengano per trasformare il male in bene o per arrestare il male. Alcuni, pochissimi, possono farlo; ma Essi lavorano lungo la linea delle sette energie di raggio nel sistema solare e producono certi effetti desiderati in qualsiasi momento particolare; il lavoro costruttivo dell’Avatar di Sintesi vi apparirà nel nome col quale è conosciuto; Egli viene sulla Terra al fine di promuovere la manifestazione dell’unità, dell’unicità e dei rapporti reciproci, e perciò viene per utilizzare ed applicare energia di primo raggio. Ricaricherà o galvanizzerà i tre gruppi — gli Agenti Direttivi a Shamballa, i Nirmanakaya e il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo — con l’energia dinamica e — in modo misterioso — li metterà in rapporto reciproco, in modo che saranno presenti in Terra una sintesi e un allineamento nuovi. Tutti questi Avatar incorporano dell’energia nella misura in cui ogni singolo pianeta è suscettibile di riceverla.
Questi sono elementi d’informazione interessanti, ma hanno valore solo in quanto vi trasmettono un senso d’integrazione planetaria e di sintesi solare, e vi presentano un più intimo rapporto spirituale reciproco del quale voi, come individui, potete essere partecipi se collegate il destino e il servizio vostri a quello del Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo. Allora sarete nella linea diretta di discesa spirituale dell’energia divina; in questo pensiero sta la chiave della dottrina (tanto deformata e usata male) della Successione Apostolica. I dettagli, i membri e le tecniche dei due gruppi superiori sono al di là della vostra comprensione; Essi lavorano in collaborazione con il Logos planetario stesso, e Coloro Che compongono questi gruppi sono degli iniziati di grado superiore al quinto. La maggior parte dei Nirmanakaya hanno preso la sesta e la settima iniziazione, mentre tutti i membri del gruppo che funziona a mezza via fra la Terra e Venere hanno preso l’ottava e la nona iniziazione. Alcuni di Loro, come ho accennato prima, aiutano l’iniziato del settimo grado; un loro gruppo ancora maggiore partecipa alle attività delle due iniziazioni finali.
La settima iniziazione dà all’iniziato il diritto di “andare e venire nelle corti di Shamballa” secondo come richiesto dal loro lavoro e dal loro servizio”. Ed è pure lì ch’egli va per la necessaria ricarica periodica o ciclica che lo mette in grado di lavorare.
Vi è un aspetto dell’iniziazione che tende ad essere trascurato. Ogni iniziazione è un processo di trasmissione d’energia da un centro d’energia superiore ad uno inferiore; ogni iniziazione carica l’iniziato di forza elettrica, e questo caricare e ricaricare si riferisce a ciò che H.P.B. definisce “il mistero dell’elettricità”. Queste trasmissioni d’energia aumentano la forza magnetica attrattiva dell’iniziato e nello stesso tempo hanno effetti eliminatori. Questo fatto contiene una grande verità planetaria e la chiave della scienza di redenzione planetaria.
Quando la carica spirituale ed elettrica dei tre centri maggiori del pianeta — Shamballa, Gerarchia e Umanità — avrà raggiunto un altro grado di efficienza ricettiva, un certo Avatar cosmico “diverrà cosciente della qualità vibratoria del piccolo punto di luce entro la sfera solare” e allora “volgerà il Suo sguardo e invierà la sua forza fino a quel punto di luce, e il male cosmico sarà scacciato e non troverà più posto sulla Terra”."


 
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