Il Libro di Enoch - SCIENZE ASTRATTE

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Il Libro di Enoch

RELIGIONI E FILOSOFIE

Il Libro di Enoch
di Andrea Fontana
10 giugno 2014



Il Libro di Enoch è un testo apocrifo di origine giudaica che ci è pervenuto in 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (fa eccezione 1 Enoch, accolto nella Bibbia della Chiesa Copta):

1) Enoch, o Enoch etiope, solitamente indicato come Libro di Enoch.
Il Libro di Enoch risale al I secolo a.C. e ci è pervenuto integralmente in una versione in lingua "ge'ez” (antica lingua dell'Etiopia), donde il nome Enoch etiope. Al patriarca antidiluviano Enoch, secondo la Genesi bisnonno di Noè, la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (fa eccezione 1 Enoch, accolto nella Bibbia della Chiesa Copta):
• 1 Enoch o Enoch etiope, solitamente indicato come Libro di Enoch;
• 2 Enoch o Enoch slavo o Apocalisse di Enoch o Segreti di Enoch;
• 3 Enoch o Apocalisse ebraica di Enoch.

2) Enoch o Enoch slavo, o Apocalisse di Enoch, o Segreti di Enoch;
II Secondo libro di Enoch, o Libro slavo di Enoch, o Apocalisse di Enoch, o Segreti di Enoch, è un apocrifo dell'Antico Testamento, scritto in greco nel I secolo d.C., in ambiente giudaico o un giudeo-cristiano palestinese. Ci è pervenuto solo nella sua traduzione paleoslava, eseguita in Macedonia nell'XI secolo. Appartiene al genere apocalittico. Descrive un viaggio di Enoch attraverso i 7 cieli e riceve una serie di rivelazioni; in particolare gli viene descritta la creazione del mondo e gli sono svelati i segreti dell'avvenire. Il viaggio culmina con l'incontro con Dio e la trasformazione di Enoch nell'angelo Metatron. La prima pubblicazione moderna si deve a M. Solokov nel 1899.

3) Enoch, o Apocalisse ebraica di Enoch.
II Terzo libro di Enoch è un apocrifo dell'Antico Testamento, pseudoepigrafo di rabbi Ismael ben Elisha (I secolo d.C.). Scritto in ebraico, è di origine giudaica. La redazione definitiva risale al V-VI secolo d.C., forse su nucleo precedente del II-III secolo d.C. Appartiene al genere apocalittico.
Contiene 4 sezioni:
• 1. ascensione di rabbi Ismael ben Elisha;
• 2. Ismael incontra Enoch-Metatron;
• 3. descrizione degli angeli;
• 4. descrizione del paradiso.



Il libro di Enoch è costituito da 3 testi che qui si possono scaricare in digitale, eccoli in ordine:

Primo libro di Enoch, o Enoch etiopico



Secondo libro di Enoch, o Enoch Slavo, o anche Segreti di Enoch



Terzo libro di Enoch, o “Apocalisse Ebraica di Enoch” [solo in Inglese]




Gli studiosi sono sostanzialmente concordi nel vedere nel libro di Enoch il frutto di una rielaborazione di 5 testi precedenti autonomi. Il numero 5 va probabilmente accostato alla Torah, perciò talvolta si parla del Libro di Enoch come del Pentateuco di Enoch. La lingua originaria dei 5 testi autonomi era l'aramaico.
Intorno al IV sec. a.C., di ritorno dall'esilio di Babilonia, sorse in Israele un movimento enochico dal nome del rivelatore: Enoch , il patriarca prediluviano, bisnonno di Noè (Gen 5,18-24).
Enoch è anche il primo figlio di Caino (Gn 4,17). È probabile che il nome ebraico Chanok significhi intelligente, per altri sacrificio, ed indichi proprio quei sacrifici rituali in cui una vergine o un bambino venivano uccisi sulle fondamenta della nuova città, in modo che il loro fantasma furioso le infestasse e si opponesse a qualunque nemico.
Il patriarca Enoch è il settimo discendente di Adamo lungo la linea di Set (la cosiddetta "grande genealogia dei Setiti" nel capitolo 5 della Genesi). Figlio di Iared, genera a sua volta Matusalemme, il nonno di Noè.
Enoc aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. Enoc camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. L’intera vita di Enoc fu di trecentosessantacinque anni. Enoc camminò con Dio, poi scomparve perché Dio l’aveva preso (Gn 5,21-24). Questo ultimo enigmatico versetto ha fatto nascere la tradizione secondo cui egli sarebbe stato rapito in cielo come il profeta Elia (Eliyyahu, forma abbr. Eliyyah: Yah è il mio El, 2Re 2,11).
Enoc piacque al Signore e fu rapito, esempio di conversione per tutte le generazioni (Sir 44,16).
Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio (Eb 11,5).


Helena Petrovna Blavatsky nella Sezione VIII de “LA DOTTRINA SEGRETA” ha scritto questo capitolo dedicato al Libro di Enoch:

IL LIBRO DI ENOCH - ORIGINE E BASE DEL CRISTIANESIMO

Pur apprezzando la Mercavah, gli ebrei, o piuttosto le loro
sinagoghe, ripudiarono il Libro di Enoch, o perchè non era incluso
dall’inizio nel Canone Ebraico, oppure, come pensava Tertulliano,
esso venne:
Sconfessato dagli ebrei, come tutte le altre Scritture che parlano di Cristo (1).
Ma nessuno di questi motivi era quello valido. Il Sinedrio non
desiderava avere nulla a che fare con esso semplicemente perché era
più un libro di magia che un’opera puramente cabalistica.
Attualmente i teologi delle Chiese sia Latina che Protestante lo
classificano tra le produzioni apocrife; tuttavia, il Nuovo Testamento,
in particolare negli Atti e nelle Epistole, abbonda di idee e dottrine,
ora accettate e stabilite come dogma dall’infallibile Chiesa Romana e
da altre, e perfino di intere frasi prese di peso da Enoch, o dallo
“pseudo-Enoch” che scrisse con questo nome in aramaico o siriocaldeo,
come affermato dal vescovo Laurence, il traduttore del testo
etiopico.
I plagi sono talmente evidenti che l’autore di "The Evolution of
Christianity", che pubblicò la traduzione del vescovo Laurence, fu
costretto a fare alcune osservazioni indicative nella sua introduzione.
In base a prove risultanti dal testo, (2) si verifica che questo libro venne
scritto prima dell’èra cristiana (non ha importanza se due o venti
secoli prima). Come giustamente arguisce l’editore, esso è:
O l’ispirata predizione di un grande profeta ebreo, che predice con
miracolosa precisione il futuro insegnamento di Gesù di Nazareth, o il
fantasioso racconto semitico dal quale Gesù ha attinto le Sue concezioni del
trionfale ritorno del Figlio dell’uomo, per occupare un trono giudicante in
mezzo a una folla di santi lieti e di tremanti peccatori, in attesa di perenne
felicità o di fuoco eterno; e sia che queste celestiali visioni siano state accolte
come umane o divine, esse per quasi duemila anni hanno esercitato
un’influenza talmente grande sui destini dell’umanità, che i sinceri ed
imparziali ricercatori delle verità religiose non possono differire ulteriormente
l’indagine sulla relazione tra il Libro di Enoch e la rivelazione, o l’evoluzione
del Cristianesimo (3).
Il Libro di Enoch parla anche del controllo soprannaturale degli elementi,
tramite l’azione di angeli individuali che presiedono ai venti, al mare, alla
grandine, al gelo, alla rugiada, al balenio del lampo e al tuono che si riverbera.
Vengono anche indicati i nomi dei principali angeli caduti, tra i quali
riconosciamo alcune delle forze invisibili nominate negli incantesimi (magici)
iscritti sulle coppe di terracotta degli incantesimi ebreo-caldei (4).
Su queste tazze troviamo anche la parola “Alleluia”, che dimostra
che:
Una parola con la quale gli antichi sirio-caldei facevano incantesimi, è
diventata, attraverso le vicissitudini del linguaggio, la parola d’ordine degli
esponenti dei revivalisti moderni  (5).
Quindi, l’editore continua dando cinquantasette versetti da vari
punti dei Vangeli e degli Atti con passi paralleli del Libro di Enoch, e
dice:
L’attenzione dei teologi è stata concentrata sul passo dell’Epistola di Giuda,
perché l’autore nomina specificatamente il profeta, ma la complessiva
coincidenza di linguaggio e di idee tra Enoch e gli autori delle Scritture del
Nuovo Testamento, come si vede nei passi che abbiamo accostato, palesa
chiaramente che l’opera del Milton semitico fu la fonte inesauribile dalla quale
gli Evangelisti e gli Apostoli, o gli uomini che scrissero in loro nome,
derivarono le loro concezioni della resurrezione, del giudizio, dell’immortalità,
della perdizione e del regno universale della giustizia, sotto l’eterno dominio
del Figlio dell’uomo. Questo plagio evangelico culmina nell’Apocalisse di
Giovanni, che adatta la visione di Enoch al Cristianesimo, con modifiche che ci
privano della sublime semplicità del grande maestro della predizione
apocalittica, che profetizzò in nome del patriarca antidiluviano (6).
Per equità rispetto alla verità si dovrebbe per lo meno prospettare
l’ipotesi che il Libro di Enoch, nella sua attuale forma, sia
semplicemente una trascrizione –con aggiunte e interpolazioni precristiane
e post-cristiane– da testi più antichi L’indagine moderna si è
spinta fino ad osservare che nel Capitolo LXXI, Enoch divide il giorno
e la notte in diciotto parti e misura il giorno più lungo dell’anno
costituito da dodici di queste diciotto parti, mentre un giorno della
durata di sedici ore non avrebbe potuto aver luogo in Palestina.
Il traduttore, l’arcivescovo Laurence, osserva pertanto:
La regione in cui l’autore viveva non deve essere stata situata a meno di
quarantacinque gradi di latitudine nord, dove il giorno più lungo è di quindici
ore e mezza, né forse oltre quarantanove gradi, ove il giorno più lungo è
precisamente di sedici ore. Ciò porrebbe il paese in cui scriveva almeno
all’altezza dei distretti settentrionali del Mar Caspio e del mare Eusino...
l’autore del Libro di Enoch era forse un membro di una delle tribù che
Shalmaneser trasferì “ad Halah e in Habor sul fiume Goshen, e nelle città dei
Medi” (7).
Più oltre, viene ammesso che:
Non si può dire che quanto risulta dallo scritto attesti la superiorità del
Vecchio Testamento rispetto al Libro di Enoch... Il Libro di Enoch insegna della
pre-esistenza del Figlio dell’uomo, l’Eletto Uno, il Messia che “dall’inizio
esisteva in segreto (8), e il cui nome venne invocato alla presenza del Signore
degli Spiriti, prima che il sole e i segni fossero creati”. L’autore parla anche
dell’ “altra Potenza che quel giorno era sulla Terra sopra alle acque”: chiaro
riferimento al linguaggio del Genesi I, 2 (9) [noi sosteniamo che parimenti si
applica al Nârâyana indù: “colui che si muove sulle acque”]. Abbiamo quindi il
Signore degli Spiriti, l’Eletto, e una terza Potenza, apparentemente adombranti
questa Trinità (altrettanto come la Trimûrti ) dell’avvenire; ma benchè il Messia
ideale di Enoch abbia indubbiamente esercitato un’importante influenza sulle
primitive concezioni della divinità del Figlio dell’uomo, non riusciamo a
identificare la sua oscura allusione ad un’altra “Potenza” con il Trinitarismo
della scuola alessandrina; tanto più che, come “angeli di potere”, abbondano
nelle visioni di Enoch (10).
Un occultista non può fare a meno di individuare detta “Potenza”.
L’editore conclude le sue notevoli riflessioni aggiungendo:
Per quanto ne sappiamo, il Libro di Enoch fu pubblicato prima dell’èra
cristiana da qualche grande Sconosciuto di razza semitica (?) che, credendo di
essere ispirato in un’epoca post-profetica, adottò il nome di un patriarca
antidiluviano (11) per autenticare la propria entusiastica predizione del Regno
Messianico. E poiché i contenuti del suo meraviglioso libro liberamente
compaiono nella composizione del Nuovo Testamento, ne consegue che, se
l’autore non fu un profeta ispirato, che predisse gli insegnamenti del
Cristianesimo, fu un visionario entusiasta, le cui illusioni vennero accettate
dagli Evangelisti e dagli Apostoli come rivelazioni; conclusioni alternative che
implicano l’origine divina o umana del Cristianesimo (12).
Il risultato di tutto ciò, secondo le parole dell’editore stesso è:
La scoperta che le espressioni e le idee di una dichiarata rivelazione si
trovano in un’opera preesistente, accettata dagli Evangelisti e dagli Apostoli
come ispirata, ma classificata dai teologi moderni tra le opere apocrife (13).
Ciò spiega anche la riluttanza dei reverendi bibliotecari della
Bodleian Library a pubblicare il testo etiopico del Libro di Enoch.
Le profezie del Libro di Enoch sono veramente profetiche, ma
riguardano la storia di cinque delle sette Razze, cui erano destinate –
qualsiasi cosa riguardante le ultime due essendo tenuta segreta.
Pertanto l’osservazione fatta dall’editore della traduzione inglese,
che:
Il capitolo XCII registra una serie di profezie che vanno dall’epoca di Enoch
fino a circa mille anni dopo dell’attuale generazione, (14)
è imperfetta. Le profezie si estendono sino alla fine della presente
Razza, e non soltanto “fino a circa mille anni” da ora. È verissimo
che:
Nel sistema (cristiano) di cronologia adottato, un giorno (a volte)
rappresenta cento anni e una settimana settecento anni (15).
Ma questo è un sistema arbitrario e fantasioso adottato dai cristiani
per adattare ai fatti e alle teorie la cronologia biblica, e non
rappresenta il pensiero originale. I “giorni” rappresentano i periodi
indeterminati delle Razze-Collaterali, e le “settimane” quelli delle
Sottorazze, le Razze-Radici essendo indicate con un’espressione che
nemmeno appare nella versione inglese. Inoltre la frase che in essa
compare in fondo a pag. 150:
Susseguentemente, nella quarta settimana si avrà la visione dei santi e dei
giusti, e avrà luogo l’ordine di generazione in generazione, (16)
è completamente sbagliata. Nell’originale è detto: “l’ordine della
generazione dopo che la generazione ebbe luogo sulla terra”, ecc.,
cioè, dopo che la prima razza umana procreata in modo veramente
umano si era sviluppata nella Terza Razza-Radice; una modifica che
cambia completamente il significato. Poi, tutto quello che nella
traduzione è stato dato –e molto probabilmente anche nel testo
etiopico, poiché le copie sono state gravemente alterate– come
riguardante cose che dovevano avvenire in futuro, ci vien detto che
nel testo del manoscritto originale caldeo compare con il verbo al
passato, e non è una profezia, ma la narrazione di fatti già accaduti.
Quando Enoch comincia a “parlare da un libro”, (17)egli legge il
racconto di un grande Veggente e le profezie non sono sue ma del
Veggente. Enoch o Enoichion significa “occhio interno” o Veggente.
Così, ogni profeta e Adepto può essere chiamato “Enoichion” senza
diventare uno pseudo-Enoch. Ma qui il Veggente che compilò il
presente Libro di Enoch viene chiaramente presentato nell’atto di
leggere da un libro:
Io sono nato settimo nella prima settimana (il settimo ramo o Razza-
Collaterale della prima Sottorazza, dopo che era cominciata la generazione
fisica, precisamente nella terza Razza-Radice)... Ma dopo di me, nella seconda
settimana (seconda Sottorazza) sorgerà (o piuttosto sorse) grande perversità e in
quella settimana avrà luogo la fine della prima, in cui l’umanità sarà salva. Ma
quando la prima è completa, crescerà l’iniquità. (18)
Tradotto così, non ha senso. Come appare nel testo esoterico,
significa semplicemente che la prima Razza-Radice avrà fine durante
la seconda Sottorazza della terza Razza-Radice, periodo nel corso del
quale l’umanità sarà salva; e tutto ciò non ha riferimento alcuno al
Diluvio biblico. Il versetto 10 parla della sesta settimana (Sesta
Sottorazza della Terza Razza-Radice) quando:
Tutti coloro che sono in essa saranno oscurati, i cuori di tutti loro saranno
dimentichi della saggezza (la divina conoscenza si estinguerà) e in essa
ascenderà un uomo.
Questo “uomo” è ritenuto dagli interpreti, per dei loro misteriosi
motivi, Nabucodonosor; egli è in realtà il primo Jerofante della Razza
puramente umana (dopo l’allegorica Caduta nella generazione) scelto
per perpetuare la morente Saggezza dei Deva (Angeli o Elohim). Egli
è il primo “Figlio dell’Uomo”, il misterioso appellativo dato ai divini
Iniziati della prima scuola umana dei Mânushi (uomini), al termine
della terza Razza-Radice. Egli è chiamato anche il “Salvatore”,
poichè fu Lui, con gli altri Jerofanti, che salvò gli Eletti e i Perfetti
dalla conflagrazione geologica, lasciando perire nel cataclisma che
segnava la Fine (19) coloro che avevano dimenticato la saggezza
primordiale per la sensualità sessuale.
E durante il suo compimento (della “sesta settimana” o sesta Sottorazza) egli
brucerà la casa del dominio (la metà del globo o il continente allora abitato) con
il fuoco, e tutta la razza del ceppo eletto sarà dispersa (20).
Quanto sopra si riferisce agli Iniziati eletti, e non a tutti gli ebrei, il
supposto popolo eletto, o alla Cattività babilonese, come interpretato
dai teologi cristiani. Tenendo conto che troviamo Enoch o il suo
perpetuatore, che menziona l’esecuzione del “decreto sui peccatori”
in parecchie differenti settimane, (21) dicendo che “ogni opera degli
empi deve sparire da tutta la terra” durante la quarta èra (la Quarta
Razza), è certo che ciò difficilmente potrebbe applicarsi all’unico
solitario Diluvio della Bibbia, e meno ancora alla Cattività.
Ne consegue quindi che, poichè il libro di Enoch riguarda le cinque
Razze del Manvantara, con poche allusioni alle ultime due, esso non
contiene “profezie bibliche”, ma semplicemente fatti tolti dai Libri
Segreti dell’Oriente. L’editore, inoltre, ammette che:
I sei versetti che precedono, cioè il 13°, 14°, 15°, 16°, 17°, e 18°, sono presi
tra il 14° e il 15° versetto del diciannovesimo capitolo, dove possono
rintracciarsi nel manoscritto (22).
Con questa trasposizione arbitraria egli ha reso la confusione
ancora più confusa. Però ha perfettamente ragione nel dire che le
dottrine dei Vangeli, e anche del Vecchio Testamento, sono state prese
interamente dal Libro di Enoch, perchè ciò è tanto evidente quanto il
sole nel cielo. Tutto il Pentateuco fu adattato per corrispondere ai fatti
esposti, e ciò spiega perchè gli ebrei rifiutano di assegnare al libro un
posto nel loro Canone, esattamente come i cristiani hanno
successivamente rifiutato di ammetterlo tra le loro opere canoniche. Il
fatto che l’apostolo Giuda e molti Padri cristiani vi fecero riferimento
come a una rivelazione e ad un’opera sacra, è tuttavia un’eccellente
prova che i cristiani dei primi tempi lo accettavano; tra questi, i più
eruditi –come, per esempio, Clemente di Alessandria–intesero il
Cristianesimo e le sue dottrine in una luce completamente differente
da quella dei loro successori moderni, e vedevano Cristo sotto un
aspetto che solo gli occultisti possono apprezzare. I primi Nazareni e
cristiani, come li chiama Giustino Martire, furono i seguaci di Gesù,
del vero Chrestos e Christos dell’Iniziazione; mentre i moderni
cristiani, specialmente quelli dell’ Occidente, che siano papisti, greci,
calvinisti, luterani, difficilmente possono dirsi cristiani, cioè seguaci
di Gesù il Cristo. Quindi Il Libro di Enoch è interamente simbolico.
Esso riguarda la storia delle Razze umane e dei loro primitivi rapporti
con la Teogonia, essendo i simboli frammisti a misteri astronomici e
cosmici. Manca, tuttavia un capitolo relativo alla storia dell’epoca di
Noè (tanto nel manoscritto di Parigi che in quello bodleiano),
precisamente il capitolo LVIII, nella Sezione X; questo potè essere
rimodellato e, di conseguenza, dovette sparire, essendone rimasti
soltanto frammenti sfigurati. Il sogno riguardante le vacche, le
giovenche nere, rosse e bianche, si riferisce alle prime tre Razze, alla
loro divisione e scomparsa. Il Capitolo LXXXVIII, in cui uno dei
quattro Angeli “si avvicinò alle vacche bianche e insegnò loro un
mistero “dopo di che il mistero, essendo nato, “divenne un uomo”,
riguarda: a) il primo gruppo evolutosi dagli ariani primitivi; e b) il
cosiddetto “mistero dell’Ermafrodito” che riguarda la nascita delle
prime Razze umane come sono ora. Un ben noto rito dell’India, un
rito sopravvissuto in questo patriarcale paese fino ai nostri giorni, la
rinascita attraverso la vacca – una cerimonia alla quale quelli delle
caste inferiori che desiderano diventare Brâhmani debbono sottostare
– ha origine in questo mistero. Fate leggere a qualsiasi occultista
orientale con molta attenzione il suddetto capitolo del Libro di Enoch,
ed egli troverà che il “Signore delle Pecore”, nel quale i cristiani e i
mistici europei vedono il Cristo, è lo Jerofante vittima, di cui non
osiamo dare il nome in Sanscrito. Inoltre, mentre gli ecclesiastici
occidentali, nelle “pecore e nei lupi”, individuano gli egiziani e gli
israeliti, tutti questi animali si riferiscono in realtà alle prove del
neofito e ai misteri dell’iniziazione, sia in India che in Egitto, e alle
terribili penalità in cui incorrono i “lupi”, coloro che rivelano
indiscriminatamente ciò che è riservato solo alla conoscenza dell’
Eletto e del “Perfetto”.
I cristiani che, grazie alle loro interpolazioni posteriori (23), hanno
costruito in quel capitolo una triplice profezia riguardante il Diluvio,
Noè e Gesù, sono in errore, poichè in realtà esso riguarda
direttamente la punizione e la perdita dell’Atlantide, e la penalità per
l’indiscrezione. Il “Signore della pecora” è il Karma, e anche il “Capo
degli Jerofanti”, il Supremo Iniziatore sulla terra. Egli dice a Enoch,
che lo implora di salvare le guide delle pecore dall’essere divorate
dalle bestie da preda:
Farò sì che davanti a me si faccia un resoconto... quanti essi ne hanno
mandati in distruzione, e... che cosa faranno, se agiranno o no come ho loro
comandato.
Essi però ne debbono essere all’oscuro; e nemmeno tu devi fornir loro una
qualsiasi spiegazione; nè tu li devi rimproverare; ma vi sarà un computo di tutta
la distruzione fatta da loro nelle rispettive stagioni (24).
... Egli mirava in silenzio, compiacendosi che fossero divorati, inghiottiti e
portati via, e lasciandoli alla mercè di ogni bestia per loro cibo...(25).
Coloro che penano sotto l’impressione che gli occultisti di ogni
nazione respingano la Bibbia nel suo testo e significato originali,
hanno torto. Tanto varrebbe rifiutare i Libri di Thoth, la Cabala
caldea o lo stesso Libro di Dzyan. Gli occultisti respingono soltanto le
interpretazioni unilaterali e l’elemento umano nella Bibbia, che è un
Volume occulto, e quindi sacro quanto gli altri. È davvero terribile la
punizione di tutti coloro che trasgrediscono ai limiti permessi per le
sacre rivelazioni. Da Prometeo a Gesù, e da Lui fino al più elevato
Adepto, come fino al più infimo discepolo, ogni rivelatore dei misteri
deve diventare un Chrestos, un “uomo del dolore” e un martire.
“Guardati”, ha detto uno dei più grandi Maestri, “dal rivelare il
Mistero a quelli di fuori”: ai profani, ai Sadducei, ai miscredenti. Tutti
i grandi Jerofanti della storia vengono raffigurati che terminano la
propria vita con morti violente: Buddha (26), Pitagora, Zoroastro, la
maggior parte dei grandi Gnostici, i fondatori delle loro rispettive
scuole; e, in epoca più moderna, parecchi filosofi del Fuoco,
Rosacrociani e Adepti. Tutti questi vengono rappresentati – o sotto il
velo dell’allegoria o apertamente – che pagano penalità per le
rivelazioni fatte. Al lettore profano ciò può sembrare soltanto una
coincidenza. Per l’occultista la morte di ogni “Maestro” è importante,
e appare piena di significato. Dove troviamo nella storia che un
“Messaggero” grande o umile, un Iniziato o un neofito, che quando si
fece portatore di alcune verità fino ad allora segrete, non sia stato
crocifisso e fatto a brandelli dai “cani” dell’invidia, della cattiveria e
dell’ignoranza? Tale è la terribile legge occulta; e chi non sente
dentro di sé il cuore di un leone per dare importanza al selvaggio
latrare, e l’anima di una colomba per perdonare ai poveri sciocchi
ignoranti, che rinunci alla Sacra Scienza. Per riuscire, l’occultista
deve essere impavido, deve affrontare i pericoli, il disonore e la
morte, essere clemente, e tacere su ciò che non può essere dato.
Coloro che hanno vanamente operato in questa direzione ora debbono
attendere, come insegna il Libro di Enoch, “finché i malfattori siano
consumati” e il potere dei malvagi annientato. Non è lecito per
l’occultista cercare la vendetta o soltanto desiderarla. Che egli:
Aspetti finché il peccato scompaia; perché i loro nomi (dei peccatori)
saranno cancellati dai sacri libri (gli annali astrali), i loro semi saranno distrutti
e i loro spiriti annientati (27).
Esotericamente, Enoch è il “Figlio dell’uomo”, il primo; e
simbolicamente la prima Sottorazza della Quinta Razza-Radice (28). E
se il suo nome fornisce, secondo i glifi numerici ed astronomici, il
significato dell’anno solare o 365, in conformità all’età assegnatagli
nel Genesi, è perché, essendo il settimo, egli è, agli effetti occulti, il
periodo personificato dalle due Razze precedenti con le loro
quattordici Sottorazze. Quindi, egli è presentato nel Libro come il
bisnonno di Noè, che a sua volta è la personificazione dell’umanità
della Quinta, in lotta con quella della Quarta Razza-Radice – il grande
periodo dei Misteri rivelati e profanati, quando i “figli di Dio”,
discendendo sulla Terra, presero per spose le figlie degli uomini, e
insegnarono loro i segreti degli Angeli; in altre parole, quando gli
uomini “nati-dalla Mente” della Terza Razza si mescolarono con
quelli della Quarta, e la Scienza divina venne gradualmente degradata
in Stregoneria dagli uomini.

NOTE

1) Book of Enoch, traduzione (in inglese) dell’arcivescovo Laurence. Introduzione, p.v.
2) Il Libro di Enoch è rimasto sconosciuto in Europa per un migliaio d’anni; finchè Bruce ne
trovò in Abissinia alcune copie in etiopico; esso venne tradotto (in inglese) dall’arcivescovo
Laurence nel 1821, dal testo della Bodleian Library di Oxford.
3) Op. cit., p. XX.
4) Loc. cit.
5) Op. cit., p. XIV, nota.
6) Op. cit., p. XXXV.
7) Op. cit., p. XIII.
8) I Sette Princìpi, la Prima Emanazione.
9) Op. cit., pp. XXXVII e XI.
10) Op.cit., pp. XL e LI.
11) Che sta per Anno “Solare” o Manvantarico.
12) Op. cit, pp. XLI, XLII.
13) Op, cit., p. XLVIII.
14) Op. cit., p. XXIII.
15) Loc. cit.
16) CXII, 9.
17) Op. cit., XCII, 4.
18) Op. cit., XCII, 4-7.
19) Al termine di ogni Razza-Radice sopravviene un cataclisma, alternativamente di fuoco e di
acqua. Immediatamente dopo la “Caduta nella generazione” gli scarti della terza Razza-
Radice — coloro che caddero nella sensualità deviando dagli insegnamenti dei Divini
Istruttori — furono distrutti; dopo di che, ebbe origine la quarta Razza-Radice, alla fine della
quale si verificò l’ultimo Diluvio. (Vedi “I Figli di Dio” citati in Iside Svelata, I, 593 e seg.).
20) Op. cit., XII, 11.
21) Op. cit. XCII, 7, 11, 13, 15.
22) Op. cit., nota, p. 152.
23) Interpolazioni e alterazioni del genere si riscontrano pressoché in ogni caso in cui siano
date delle cifre — specialmente quando si tratta dei numeri undici e dodici — poiché tutti
essi sono riferiti (dai cristiani) al numero degli Apostoli, alle Tribù e ai Patriarchi. Il
traduttore del testo etiopico — l’Arcivescovo Laurence — li attribuisce generalmente a
“errori del trascrittore” ogniqualvolta i manoscritti bodleiani e quelli di Parigi, differiscono.
Temiamo che in molti casi non si tratti di errore.
24) Op. cit., LXXXVIII , 99, 100.
25) Loc. cit., 94. Questo passo, come ora, si vedrà ha portato a una scoperta molto curiosa.
26) Nella storia profana di Gautama il Buddha, egli muore alla tarda età di ottanta anni e passa
dalla vita alla morte con tutta la serenità di un gran santo, come dice Barthélemy St. Hilaire.
Non così nell’interpretazione esoterica, che rivela il vero significato del racconto profano ed
allegorico, che fa morire Gautama il Buddha ben poco poeticamente per indigestione di
maiale, preparato per lui da Tsonda. Come mai, colui che predicava che l’uccisione degli
animali era il massimo peccato, e che era un vegetariano perfetto, potè morire per aver
mangiato del maiale, è una domanda che non si pongono mai i nostri orientalisti, molti dei
quali si burlano grandemente (come stanno ora facendo numerosi caritatevoli missionari a
Ceylon) del supposto avvenimento. La semplice verità è che qui, il riso e il maiale sono
puramente allegorici. Il riso rappresenta il “frutto proibito”, come il pomo di Eva, e per i
cinesi e i tibetani significa la conoscenza occulta, così come il “maiale” la rappresenta negli
insegnamenti brâhmanici — avendo Vishnu assunto nel suo primo Avatâra la forma di un
verro per sollevare la terra sulla superficie delle acque dello spazio. Quindi, non è a causa del
maiale che è morto il Buddha, ma per aver divulgato alcuni dei misteri brâhmanici, dopo di
che, scorgendo il cattivo effetto prodotto dalla rivelazione su certe persone indegne, egli
preferì, anzichè entrare nel Nirvâna, di abbandonare la propria forma terrena, rimanendo
ancora nella sfera dei viventi, per aiutare l’umanità a progredire. Da cui, la continua
reincarnazione nella gerarchia dei Dalai e Teshu Lama, tra le altre largizioni. Questa è la
spiegazione esoterica. La vita di Gautama sarà più esaurientemente discussa in seguito.
27) Op. cit., CV, 21.
28) Nella Bibbia (Genesi IV e V) vi sono tre distinti Enoch (Kanoch o Chanoch) - il figlio di
Caino, il figlio di Set e il figlio di Jared; ma sono tutti identici, e due di essi sono citati allo
scopo di portare a fraintendere. Solo degli ultimi due sono indicati gli anni, essendo il primo
lasciato senza alcuna indicazione.



Il professor Mario Pincherle, deceduto il 23 Settembre 2012 a 93 anni, ha scritto due libri che contengono due edizioni del cosiddetto “Libro di Enoch”, oggi disponibili da Macro Edizioni.


Ecco due articoli di autori che hanno descritto questo argomento.





Dal sito: http://www.dionidream.com/il-libro-di-enoch/

Il Libro di Enoch è ancora oggi un testo religioso canonico per i copti. Esso ha 6 particolarità:
Racconta nel dettaglio l’avvenimento definito dalla Bibbia”la Caduta degli Angeli Ribelli”; definisce Enoch come il figlio prediletto del “Signore”; risale a un tempo preistorico in cui non esisteva il concetto di “anima”; descrive eventi catastrofici prediluviani (risalenti ad oltre 10.000 anni fa); descrive in dettaglio alcune guerre spaziali; Tutti i racconti derivano dal fatto che Enoch fosse stato rapito e poi informato “direttamente” sui segreti della creazione dai cosiddetti Angeli Vigilanti e dal Signore dei Signori.
Il testo fu dichiarato apocrifo dal Concilio di Trento. Nella Bibbia è stato tagliato tutto, e la figura di Enoch è stata ridimensionata a quella di patriarca ebraico che testimoniò la caduta degli angeli ribelli.
Mediante questo espediente i teologi ebrei e cristiani ritenettero di aver risolto gli innumerevoli problemi concettuali che il testo sollevava. Gli ebrei poterono continuare ad aspettare l’arrivo del Messia. I cristiani poterono continuare a sostenere che il Cristo fosse l’unico e solo Figlio di Dio in terra. Entrambi poterono continuare a negare l’esistenza di altre forme di vita intelligenti puntualizzando come l’Uomo fosse l’unica creazione del Dio Geova.
A lungo, la sua canonicità, o, quantomeno, la sua autorità, doveva risultare indiscussa: non solo lo ritroviamo tra i testi di Qumran (di cui forma una parte cospicua), ma, dai Vangeli, appare piuttosto evidente che Gesù stesso doveva averlo conosciuto e studiato, tanto che più di cento affermazioni presenti nel Nuovo Testamento trovano precedenti proprio in Enoch.

In due casi, poi, proprio all’interno del Nuovo Testamento, si arriva addirittura alla citazione diretta, prima nella “Lettera agli Ebrei”: “Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio” [Ebrei 11,5.], che, però potrebbe essere semplicemente un eco dalla Genesi, poi, in modo molto più diretto, nella “Lettera di Giuda”: “Profetò anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui. [Giuda 1,14-15.]
Se ciò non bastasse, riferimenti a Enoch sono presenti in decine di pagine di vari Apocrifi (con particolare estensione della “Lettera di Barnaba”) e gran parte dei “Padri della Chiesa”, da Giustino Martire a Ireneo, da Origene a Clemente Alessandrino e a Tertulliano (che arriva addirittura a definirlo espressamente parte delle Sacre Scritture) lo citano estensivamente.
Insomma, fino almeno al III secolo, il “Libro di Enoch” appare pienamente canonico.

QUMRAN

Fra il 1947 e il 56 nella zona di Khirbet Qumran (12 km. da Gerico, Cisgiorndania), furono scoperti centinaia di documenti veterotestamentari, nascosti probabilmente dagli esseni, gruppo ebraico pacifista di concezioni manichee che i proseliti di Yhwhreputavano nemico di tutti gli ebrei.
L’esame dei documenti stabilì che una parte importante di essi fosse stata rubata in varie epoche, fin dal Medio Evo. Fra i documenti rinvenuti c’erano più copie e frammenti del Libro di Enoch e di altri libri che si riferivano a Enoch.
Oggi sappiamo che esistono Libri di Enoch in: aramaico, amarico, ge’ez, paleoslavo, greco antico, copto, greco moderno, ebraico, latino.
Utilizzando le varie traduzioni, alcuni studiosi hanno provveduto alla ricostruzione del Libro di Enoch. Una delle migliori traduzioni (che ho letto) è stata stampata dalla TEA:Apocrifi dell’Antico Testamento, Volume Primo, TEA, 1997, testo nel quale il traduttore non accontentandosi di una versione in lingua ge’ez, aggiunge delle note (più esattamente impone ai redattori storici che siano scritte anche le note!) degne della massima attenzione di brani tratti dall’amarico e dal greco.
La prima cosa evidenziata in questa opera costituita da 5 testi, è il titolo con il quale inizia la saga di Enoch: ”Il libro degli Angeli Vigilanti” (LV) ed è già un titolo che lascia perplessi.
Premesso che non conosceremo mai con precisione tutti i contenuti, basandomi sulle note ho provveduto a ricostruire questo studio della TEA.
Per prima cosa ho dovuto ricostruire la successione temporale degli eventi. Non avendo fonti migliori e certissime, facendo capo al 2.000 dC, ho preso la cronologia dei patriarchi biblici, comparata all’evento del Diluvio che – secondo il calendario Maya – accadde 10.242 anni fa.
Il geologo Otto Munch calcolò che il 5 giugno dell’anno 8496 aC. alle ore 20 locali cadde un asteroide al largo della Florida.
Secondo una iscrizione caldea, nello stesso periodo “cadde la stella di Baal e distrusse 7 città”.
La stessa geologia ufficiale conferma questi dati individuando attorno al 8/9.000 aC. un grande cataclisma che si può identificare con il Diluvio mondiale.
La data del diluvio viene quindi stimata fra i 10.242 e i 10.496, anni fa. Più o meno il periodo citato da Platone circa la scomparsa di una grande isola e del suo popolo:Atlantide.
Secondo la ricostruzione, Adamo, il primo Patriarca, ”fu creato” 18.467 anni fa e morì 17.497 anni fa ad Azucan, in una Terra nella quale “c’era sempre luce”. Adamo quindi nacque o sulle terre artiche o antartiche. La cosa non è impossibile perché, nonostante fossimo nel terzo periodo glaciale di Wurm e nel periodo più freddo, sappiamo che una buona parte dell’Artico e dell’Antartico non erano ghiacciati.
Enoch, il 7° Patriarca, nacque ad Ardis, vicino al Lago Tana, in Etiopia, 11.276 anni fa. Fu un uomo dalla pelle scura e non fu un discendente di Adamo.
Enoch, secondo l’Antico Testamento, fu il padre di Matusalemme e il bisnonno di Noè e la Genesi ce lo presenta come l’unico uomo che non conobbe la morte: “Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. L’intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi morì. Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. L’intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. Poi Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio l’aveva preso.”  [Genesi 5,18-24.]



10.946 anni fa Enoch assiste alla discesa dal cielo su Ardis di 200 individui, comandati da Semeyaza. Fanno parte degli Angeli Vigilanti, i quali introducono la scrittura, la fusione dei metalli, i segreti dei colori, la lavorazione delle radici e delle erbe per estrarre medicinali. Insegnano a fabbricare armi, accoppiare animali di razze diverse per creare ibridi come il mulo, e a leggere le stelle.
Gli angeli vigilanti scelgono di accoppiarsi con donne umane. Gli accoppiamenti producono creature giganti, idiote e sanguinarie. Allora viene insegnato alle donne come abortire. Al che, alcuni capi rimasti in cielo, come Azaz-el (‘Colui che sa cambiare l’aspetto e le forme’) tentano di porre rimedio.
Ma le cose peggiorano. Il gruppo dei 200 è accusato di tradimento e viene abbandonato sulla Terra, Azaz-el compreso. Enoch li trova disperati e privi dei loro poteri, sulla riva di un fiume. Secondo la Bibbia, questi sono gli Angeli Decaduti o gli Angeli Ribelli che divennero simili a demoni e che abitano tuttora sulla Terra.
I Figli degli Cielo scesero in Ardis e mostrarono il cambiamento del mondo.






Articolo dal sito: http://www.edicolaweb.net/sacro07a.htm



IL MISTERIOSO LIBRO DI ENOCH E LA SUA STORIA AL COSPETTO DI DIO TRA ANGELI E GIGANTI
di Lawrence Sudbury
per Edicolaweb


All'interno del corpus degli Apocrifi Veterotestamentari, vi è un testo che spicca particolarmente non solo per la sua originalità compositiva e per la stupefacente visionarietà, ma anche per la sua particolarissima storia e la sua incredibile capacità profetica: il cosiddetto "Libro di Enoch".

Enoch, secondo l'Antico Testamento, fu il padre di Matusalemme e il bisnonno di Noè e la Genesi ce lo presenta come l'unico uomo che non conobbe la morte: "Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi morì. Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. Poi Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso." (1)
Tenendo conto che, anche secondo calcoli che naturalmente non possono essere precisi, egli visse qualcosa come 2500 o 3000 anni prima di Cristo, risulta assolutamente ovvio che l'Enoch "storico" non può essere l'autore degli scritti a lui attribuiti. Ciò fa sì che i tre scritti (o meglio, le tre varianti) in nostro possesso a lui attribuiti, i cosiddetti "I Enoch" (o "Enoch Etiopico"), "II Enoch" (o "Enoch Slavo", o anche "Segreti di Enoch") e "III Enoch" (o "Apocalisse Ebraica di Enoch"), rientrino tutti nella categoria filologica degli "pseudoepigrapha" (cioè di quei testi in cui l'autore ha finto di essere un personaggio biblico per accreditare il suo libro) (2).
Questo non significa assolutamente che, per questa sola ragione, un testo debba essere considerato apocrifo: in questo caso, probabilmente più della metà dell'Antico Testamento così come lo conosciamo dovrebbe essere espunto dal Canone. In effetti, uno dei punti più controversi di questo scritto, riguarda proprio la sua canonicità, al momento riconosciuta solo dalla Chiesa Copta. Per comprendere questo punto, però, è necessario analizzare brevemente la storia compositiva della più antica delle versioni che ci sono giunte (le altre sono certamente più tarde): "I Enoch".
Il testo risulta, già ad una prima analisi, fortemente composito (come, d'altronde, gran parte della Bibbia). In linea generale, possiamo distinguere, all'interno dei suoi 108 capitoli, cinque parti principali, il "Libro dei Vigilanti" (capitoli 1-36), il "Libro delle Parabole" (capitoli 37-71), il "Libro dell'Astronomia" (capitoli 72-82), il "Libro dei Sogni" (capitoli 83-90) e la "Lettera di Enoch" (capitoli 91-104), a cui va aggiunta la cosiddetta "Apocalisse di Noè" (capitoli 105-108), presente, però, solo in varianti greche e non nell'originale abissino.
Di queste parti, la più antica è certamente la prima, che viene datata dalla maggior parte degli studiosi al III secolo a.C. (3), la più recente è la seconda, databile verso la fine del I secolo a.C. (4), mentre le parti rimanenti risalgono tutte al periodo compreso tra il II secolo a.C. e la fine del periodo maccabaico (inizio I secolo a.C.).
A lungo, la sua canonicità, o, quantomeno, la sua autorità, doveva risultare indiscussa: non solo lo ritroviamo tra i testi di Qumran (di cui forma una parte cospicua), ma, dai Vangeli, appare piuttosto evidente che Gesù stesso doveva averlo conosciuto e studiato, tanto che più di cento affermazioni presenti nel Nuovo Testamento trovano precedenti proprio in Enoch (5).
In due casi, poi, proprio all'interno del Nuovo Testamento, si arriva addirittura alla citazione diretta, prima nella "Lettera agli Ebrei": "Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio" (6), che, però potrebbe essere semplicemente un eco dalla Genesi, poi, in modo molto più diretto, nella "Lettera di Giuda": "Profetò anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui. (7)
Se ciò non bastasse, riferimenti a Enoch sono presenti in decine di pagine di vari Apocrifi (con particolare estensione della "Lettera di Barnaba") e gran parte dei "Padri della Chiesa", da Giustino Martire (8) a Ireneo (9), da Origene (10) a Clemente Alessandrino (11) e a Tertulliano (12) (che arriva addirittura a definirlo espressamente parte delle Sacre Scritture) lo citano estensivamente.
Insomma, fino almeno al III secolo, il "Libro di Enoch" appare pienamente canonico. Poi, probabilmente a partire dal Concilio di Laodicea del 352, il testo cominciò ad essere espunto dal Canone e ad essere attaccato al punto che Filostrio si spinge fino a definirlo "eretico" (13).
Il risultato di questa operazione è la ovvia (la pergamena era troppo cara e il lavoro amanuense era troppo lungo e faticoso per eseguire copie di testi extra-canonici) progressiva cassazione del testo dal corpus dei libri circolanti, tanto che, nonostante nel 1400 si diffondessero voci riguardanti l'esistenza di qualche possibile copia sopravvissuta, il testo viene dato per perduto fino al XVIII secolo.
Nel 1773, però, il famoso esploratore James Bruce ritornò da un viaggio di sei anni in Abissinia portando con sé tre copie in Ge'ez del libro, copie che, per altro, vennero dimenticate nella Biblioteca Bodleiana di Oxford, fino al 1821, quando Richard Laurence pubblicò la prima traduzione in inglese.
Quando, nel 1912 la celebre edizione di R.H. Charles vide la luce e portò realmente il "Libro di Enoch" alla conoscenza del mondo, un suo sunto parafrasato in paleoslavo (II Enoch), di origine probabilmente macedone dell'XI secolo, era già stato ritrovato in un monastero di Belgrado e pubblicato da Solokov (1899).
Infine, negli scavi della "grotta 4" dei "Rotoli del Mar Morto", sette nuove copie frammentarie, come accennato, questa volta nell'originale aramaico (III Enoch), vengono rinvenute e danno il via ad una serie di studi che risultano ancora in corso.
Fin qui, la storia della "perdita" e "riscoperta" del testo (14).
Ma la domanda fondamentale riguarda la "caduta" del "Libro di Enoch" dal rango di testo canonico a quello di testo apocrifo se non eretico: cosa conteneva il testo per risultare così pericoloso e deleterio per un lettore cristiano?
Probabilmente, la parte più "scandalosa" riguarda la prima parte, quel "Libro dei Vigilanti" i cui 36 capitoli narrano del congiungimento carnale tra angeli e donne mortali e della conseguente nascita dei Giganti.
Vediamo nel dettaglio cosa raccontano questi capitoli.
L'incipit, anonimo, è in terza persona, ma si passa dopo poche righe ad un resoconto in prima persona di Enoch, che parla con Dio ("il Santo e Grande"), il quale verrà sul monte Sinai con 10000 santi (angeli fedeli) e giudicherà gli angeli vigilanti e l'umanità cosicché ci sarà pace e prosperità per i giusti. Subito dopo, Enoch descrive l'armonia del cosmo attuale e la maledizione di Dio per gli empi che turbano tale armonia. Immediatamente siamo informati della ragione di tale maledizione: un giorno duecento angeli, figli del cielo, decidono di unirsi con le figlie degli uomini e scendono sul monte Hermon (in Palestina) guidati da Semeyaza (capo supremo) e da Urakibaramel, Akibeel, Tamiel, Ramuel, Danel, Ezeqeel, Suraquyal, Asael, Armers, Batraal, Anani, Zaqebe, Samsaweel, Sartael, Turel, Yomyael, Arazeyal (15). Gli angeli, unendosi con le donne, generano giganti (i Nefilim) di 300 cubiti che turbano l'armonia degli uomini e del creato, mentre Azazel e altri angeli insegnano agli uomini metallurgia e altri saperi (incantesimi, astrologia), ulteriore causa di corruzione del genere umano. Gli arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele e Uriele notano dal cielo la situazione e si rivolgono a Dio, il quale invia Uriele al figlio di Lamech (Noè) per annunciargli il diluvio che cancellerà il male degli uomini, ordina a Raffaele di legare Azazel e di imprigionarlo nella tenebra e sotto terra fino al giorno del giudizio, ordina a Gabriele di far annientare l'un l'altro i giganti e ordina a Michele di legare Semeyaza e gli altri angeli vigilanti e di imprigionarli sotto terra per settanta generazioni, fino al giorno del giudizio: solo così il mondo sarà purificato dal male e benedetto.
A questo punto, Enoch viene rapito in cielo e qui riceve la visita di due angeli vigilanti (non decaduti) che gli dicono di recarsi presso gli angeli vigilanti che hanno abbandonato il cielo per annunciare loro il castigo divino. Così Enoch ritorna sulla terra e annuncia ad Azazel la condanna, ma i vigilanti condannati gli chiedono di intercedere per loro presso Dio, che, però, in un sogno-visione ribadisce a Enoch la condanna irrevocabile degli angeli vigilanti che han lasciato il cielo e degli empi. Dopo ciò, Enoch viene portato (non è ben chiaro da chi) a visitare alcuni luoghi in terra e sottoterra: Uriele gli mostra da una spaccatura del terreno il luogo sotterraneo dove stanno gli angeli decaduti fino al giorno del giudizio e i sette angeli che vigilavano su quel luogo (Uriele, Raffaele, Raguele, Michele, Sarcaele, Gabriele, Remiele), Raffaele gli mostra un luogo profondo e tenebroso in una montagna, che è il luogo per le anime dei morti fino al grande giudizio in cui le anime dei giusti saranno separate dalle anime dei peccatori, e Raguele gli indica un enorme fuoco ardente di cui non è ben specificata l'utilità, infine Michele gli mostra sette montagne preziose e un albero, dai cui frutti sarà data agli eletti la vita nel grande giudizio.
Ora, se anche è evidente che il racconto non collima, anzi contrasta piuttosto apertamente con la tradizione biblico-ecclesistica sulla "caduta angelica" che vuole tale caduta come frutto della superbia di Lucifero che si ribella a Dio per gelosia nei confronti degli uomini, in realtà questa discrepanza potrebbe apparire solo come una delle molte contraddizioni (e non sicuramente la più "pericolosa") dell'Antico Testamento (16).
D'altra parte, proprio nella Genesi troviamo una serie di versetti che sembra adattarsi perfettamente proprio alla descrizione del "peccato angelico" di Enoch: "Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: 'Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni'. C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo." (17)
Insomma, perché eliminare dal Canone un Libro in cui contenuto potenzialmente "eretico" era già incluso nel primo Libro del Pentateuco?
Forse la risposta va cercata nell'utilizzo dei termini e a partire non da questa parte, che al più poteva essere by-passato come una sorta di incipit fantasioso o visionario, quanto a partire dal brano più stupefacente del "Libro delle Parabole", quel capitolo XLVI che recita: "La io vidi l'Antico dei giorni il cui capo era come lana candida, e con lui un altro, il cui aspetto ricordava quello di un uomo. Il Suo aspetto era pieno di grazia, come quello dei santi angeli. Allora io chiesi a uno degli angeli, che erano con me e mi mostravano ogni cosa segreta, a riguardo di questo Figlio dell'uomo; chi fosse, da dove venisse e perché accompagnasse l'Antico dei giorni. Egli mi rispose e mi disse, Questo è il Figlio dell'uomo, a cui appartiene ogni giustizia, da cui è plasmata ogni giustizia e che rivelerà ogni tesoro che ora è celato: poiché il signore degli spiriti lo ha scelto ed Egli ha sorpassato tutti in eterna giustizia agli occhi del Signore degli spiriti." (18)
Da sempre questo testo è stato visto, in ottica cristiana, come una prefigurazione della venuta del Cristo e, in ottica ebraica, forse, dal punto di vista storico e filologico con maggior ragione, come una prefigurazione della venuta del Messia d'Israele.
Ebbene, il problema sorge proprio riguardo il termine "Figlio dell'uomo" con cui, più tardi, lo stesso Gesù definirà più volte se stesso (19): nel "Libro dei Vigilanti", i "Grigori", cioè le creature angeliche cadute sono sempre definiti "figli di Dio", in contrapposizione con le donne terrestri, sempre definite "figlie dell'uomo".
In pratica, è come se "Enoch" ci parlasse del Messia come di una creatura completamente umana e Gesù stesso confermasse questo assunto continuamente: tutto ciò, alla luce del processo di divinizzazione evangelico del Cristo, non poteva trovar posto, facendo ritornare l'immagine cristologica al messianismo ebionita e contraddicendo tutto l'assunto paolino posteriore. Naturalmente, una tale discrepanza poteva sfuggire in due versetti della Genesi, che, per altro, non potevano essere in alcun modo cassati, ma certamente non in un intero libro in cui la contrapposizione tra figure divine e figure umane era continuamente ribadita e che, per tanto, doveva essere eliminato.
Al di là della "fortuna canonica" del "Libro di Enoch", vi è ancora un ultimo aspetto interessante da accennare riguardo a questo testo.
Prima si è parlato della possibilità di far passare tutti i primi capitoli (quelli in cui si tratta di angeli caduti, di giganti e di diluvio) come delle fantasie visionarie: siamo proprio certi che sia così?
Dobbiamo tener conto che, sebbene scritto tra IV e III secolo a.C., il "Libro di Enoch" si doveva forzatamente ispirare a leggende orali o scritte molto precedenti (20) e, come qualunque studioso di etno-antropologia o di religioni comparate può certificare, ogni nucleo mitologemico si basa sempre su un nucleo di realtà (21), soprattutto laddove lo stesso mitologema di presenta in forma ricorrente in diverse culture tra loro distanti.
Ebbene, anche lasciando da parte la miriade di esempi da culture lontanissime di racconti di un diluvio universale, il che potrebbe essere anche spiegabile con un effettivo cataclisma preistorico di cui diversi popoli hanno mantenuto memoria, è indubbio che, come notato anche da Elisabeth Clare Prophet (22), le analogie tra Azazel e il Prometeo del mondo greco-romano siano impressionanti, così come impressionante è la ripetitività dell'idea di un "intercorso" divino-umano che generi giganti in un numero notevole di civiltà differenti. Così troviamo che:
• antiche leggende sumere parlano di dei che discendono dalle stelle e inseminano creature terrestri, dando vita ai primi uomini;
• i nativi di Melekula, nelle Nuove Ebridi ritengono che la prima razza umana discendesse da alcuni "figli del cielo";
• gli Inca si consideravano "figli del sole";
• i Teutoni credevano che i loro antenati fossero i cosiddetti "Wanen", esseri volanti provenienti dal cielo;
• i Coreani pensavano che un re celeste "Hwanin" avesse mandato suo figlio "Hwanung" sulla terra per sposare una mortale e dar vita a "Tangun Wanggom", che per primo riunì le tribù disperse in un solo regno;
• l'antica tradizione Tango-Fudoki in Giappone riporta la storia del "Figlio dell'Isola", nato da un uomo terrestre e dalla sua sposa celeste;
• il "Mahabharata" e altri antichi scritti sanscriti in India parlano di dei che generano figli da donne terrestri e di questi figli che ereditano dai padre qualità soprannaturali;
• elementi mitologici similari si riscontrano anche nell'"Epopea di Gilgamesh", in cui leggiamo di "guardiani" divini che si accoppiano sulla Terra e generano giganti;
• infine, un antico mito persiano narra che, prima dell'arrivo di Zarathustra, alcuni demoni avevano corrotto il genere umano, alleandosi con le donne. (23)
Cosa dire di tutto ciò? Certamente i punti di contatto sono numerosi, forse troppi per parlare di semplici coincidenze. Ma, a questo punto, la storia si deve fermare, di fronte a dubbi che, probabilmente, non avranno mai risposte concrete.

Note:
1. Genesi 5,18-24.
2. C.A. Evans, "Noncanonical Writings and New Testament Interpretation", Hendrickson Publishers 1992, p. 7.
3. Sebbene Nickelsburg, in G. W. E Nickelsburg, "1 Enoch 1: A Commentary on the Book of 1 Enoch", Fortress 2001, pp.81ss., la pre-dati al IV secolo a. C.
4. E Milik, che, invece, la data al I secolo d.C., la vorrebbe come sostituzione di un "Libro dei Giganti", ritrovato a Qumran (1Q23-4; 2Q26; 4Q203; 530-33; 6Q8) e databile al III secolo a.C. Si veda: J.T. Milik, "The Books of Enoch: Aramaic Fragments of Qumran Cave 4", Oxford University Press 1976, pp.136ss.
5. G.W.E. Nickelsburg, J.C. VanderKam, "Enoch: A New Translation; Based on the Hermeneia Commentary", Augsburg Fortress Publishers 2004, pp.11-13.
6. Ebrei 11,5.
7. Giuda 1,14-15.
8. Giustino Martire, "Apologia", 2,5.
9. Ireneo, "Adversus Haereses", 1,15,6; 4,16,2; 4,36,4; 5,28,2.
10. Origene, "Contra Celsum", 5,52-54; "In Ioannem", 6,25; "In Numeros Humilia", 28,2; "De Principiis", 1,3,3; 4,35.
11. Clemente Alessandrino, "Eclogae Propheticae", 3,456;474; "Stromata", 3,9.
12. Tertuliano, "Apologia", 22; "De Cultu Foeminarum", 1,2; 2,10; "De Idolatria", 4,9; "De Virginibus Velandis", 7.
13. Filostrius, "Liber de Haeresibus", CVIII.
14. Per una storia più dettagliata dei ritrovamente e delle edizioni del testo vedi J. B. Lumpkin, "The Lost Book of Enoch", Fifth Estate 2004, pp. 18-51.
15. Secondo la traslitterazione di P. Sacchi, "Apocrifi dell'Antico Testamento", vol. 1, UTET 1981, pp. 413-723.
16. E. Clare Prophet, "Fallen Angels and the Origins of Evil: Why Church Fathers Suppressed the Book of Enoch and Its Startling Revelations", Summit University Press 2000, passim.
17. Genesi 6,1-4.
18. I Enoch, XLVI,1-2.
19. Matteo 8,20; 9,6; 10,23; 11,19; 12,8, 12,32; 12,40; 13,37, 13,41; 16,13; 16,27-28; 17,12; 17,15; 19,28; 20,18; 20,28; 24,27; 24,30; 24,39; 24,44; 25,31; 26,2; 26,24; 26,45; 26,64; Marco 2,10; 2,28; 8,31; 8,38; 9,9; 9,12; 9,31; 10,33; 10,45; 13,26; 154,21; 14,41; 14,62; Luca 5,24; 6,5; 6,22; 7,24; 9,22; 9,26; 9,44; 9,58; 11,30; 12,8; 12,10; 12,40; 17,22; 17,24; 17,26; 17,30; 18,8; 18,31; 19,10; 21,27; 21,36; 22,22; 22,48; 22,69; 24,7; Giovanni 1,51; 3,13-14; 5,27; 6,27; 6,53; 6,62; 8,28; 9,35; 12,23; 12,34; 13,31.
20. S.J. Schepps, W. Hone, "The Lost Books of the Bible", Testament 1988, p.131.
21. Ad esempio: A.Tomas, "We Are Not the First: Riddles of Ancient Science", Bantam Books 1973, pp.14 ss.
22. E. Clare Prophet, Cit., p.311.
23. E. Von Daniken, "Gods from Outer Space", Bantam Books 1972, pp. 161-162.

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