FISIOGNOMICA E FRENOLOGIA - SCIENZE ASTRATTE

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FISIOGNOMICA E FRENOLOGIA

FISIOGNOMICA E ALCHIMIA

FISIOGNOMICA E FRENOLOGIA
di Andrea Fontana
2011

L'argomento della Fisiognòmica e della Frenologia è molto vasto; pertanto questo articolo rappresenta solo una sintesi delle loro caratteristiche e di alcuni dei principali autori che se ne sono occupati.

Il termine Fisiognòmica o Fisiognomonìa deriva dal greco ""physiognōmonía"  da "physiognómōn" = composto da "phýsis" = natura, oppure fisico, e "gnómōn" = conoscitore, da"gignóskō" = io conosco.
Sostantivo femminile. Scienza che cerca di interpretare i caratteri di un individuo dall'aspetto esterno. (dal Vocabolario della Lingua Italiana di Nicola Zingarelli - Zanichelli Editore)
La Fisiognòmica non va confusa con la Fisiognosìa, da "phýsis" = natura e da"gnósis" = conoscenza, che indica il complesso delle scienze della natura nella Filosofia del semiologo statunitense Charles Sanders Peirce, considerato fondatore del pragmatismo e padre della moderna semiotica.

La Fisiognomica si occupa dell'analogia che esiste tra la psicologia degli uomini e le fattezze esteriori del corpo, principalmente il viso; per esempio, gli occhi grandi e sporgenti potrebbero indicare un carattere intemperante, lo sguardo rivela una disposizione d’animo o più in generale i temperamenti interni corrispondono al colore del viso. Nel corso della sua lunga storia, la Fisiognomica come disciplina ha sempre posseduto l’ambivalenza teorica di essere una “quasi scienza”, a metà tra divinazione e razionalità, tra mantica e medicina, una disciplina che da un lato affonda le sue radici nel sapere empirico, e dall’altro propone un rigore scientifico-metodologico e si fonda su postulati precisi basati sulle caratteristiche fisiche e psichiche.
La Fisiognomica è una metodologia di studio umano antichissima, basata sulle caratteristiche fisiche, che studia il rapporto tra l’esterno e l’interno di una persona, tra il corpo e la mente nonché il carattere.
Ovvero ciò che è bello è buono, perché il corpo e la mente collaborano, le malattie dell’anima si riflettono nel corpo e viceversa. Non è possibile quindi avere più attenzione e cura per il corpo, senza avere cura nella stessa misura anche dell’anima. La nascita della Fisiognomica è quindi antica come la sete sentita dall’uomo del sapere, nel trovare adesione e coesione tra la parte fisica esterna che è visibile a tutti, e la parte interna caratteriale, che invece non è visibile.


STORIA DELLA FISIOGNOMICA

La Fisiognomica è nata nell’Antica Grecia, con il principio di Platone della “kalokagathia” contrazione del greco “kalòs kai agathòs”: ciò che è bello è anche buono. Per questo gli déi e gli eroi sono bellissimi, proporzionati, di conseguenza ciò che è brutto è invece malvagio.
I più antichi riferimenti alla relazione tra l'aspetto di una persona ed il suo carattere si trovano nelle antiche poesie greche, nell'Atene del V secolo a.C. dove un certo Zopyrus si proclamava esperto di quest'arte.
Il filosofo Aristotele, nel IV secolo a.C., si riferiva spesso a questo tipo di teorie anche con citazioni letterarie. Aristotele era d'accordo con queste teorie come testimonia un passaggio di "Analitici primi "(2.27):
« È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si dà per assodato che il corpo e l'anima vengono cambiati assieme da influenze naturali: dico 'naturali' perché se forse, apprendendo la musica, un uomo fa qualche cambiamento alla sua anima, questa non è una di quelle influenze che sono per noi naturali; piuttosto faccio riferimento a passioni e desideri quando parlo di emozioni naturali. Se quindi questo è accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale, saremmo in grado di inferire il carattere dalle sembianze. »

Il testo greco non è molto chiaro ma sembra che Aristotele si riferisse alle caratteristiche nella natura di ogni animale che si ritenevano presenti nei loro musi, per esempio l'evidente predisposizione del koala per le foglie di eucalipto che egli suggerisce potrebbe essere analizzata in cerca di corrispondenze.
Il primo vero trattato sulla Fisiognomica giunto fino a noi è il libretto "Physiognomica" attribuito ad Aristotele, ma si crede opera della sua scuola. È diviso in due parti. La prima sezione tratta soprattutto del comportamento umano sorvolando su quello degli animali. La seconda sezione è incentrata sul comportamento animale dividendo il regno animale in maschile e femminile. Da questo vengono dedotte corrispondenze tra l'aspetto umano ed il comportamento.
Dopo Aristotele, i trattati più importanti in ordine cronologico sono:
Polemo di Laodicea"De Physiognomonia" (II secolo a.C.), in greco
Adamanzio il Sofista"Physiognomica" (IV secolo d.C.), in greco
Anonimo latino, "De Physiognomonia" (IV secolo d.C.)

      


In pieno Rinascimento è stato il genio di Leonardo Da Vinci (1452-1519) che si è interessato, fra tanti altri argomenti, anche di Fisiognomica, per lo studio della quale ha disegnato e studiato sotto molteplici punti di vista l'essere umano nella sua interezza, come si vede dai molti disegni di volti e corpi umani e anche dai molti disegni anatomici eseguiti su cadaveri dissezionati scrupolosamente, che rivela l'intimo desiderio di Maestro Lionardo di voler cercare nelle strutture del corpo fisico l'analogia con la struttura del moto dell'animo umano.

        

Disegni fisiognomici di Leonardo Da Vinci


Pare che anche Michelangelo Buonarroti fosse interessato a tale argomento ed avesse addirittura intenzione di scrivere un trattato di anatomia con particolare riguardo ai "moti" e alle "apparenze" del corpo umano, da cui si crede che con i termini "moti" (forse riferiti alle "emozioni" oltre che ai "movimenti") e "apparenze" Michelangelo avrebbe indicato gli effetti psicologici delle funzioni del corpo.

Successivamente si è occupato di Fisiognomica anche Giambattista Della Porta, nato a Napoli nel 1538 da famiglia benestante, la sua formazione non passò attraverso scuole e atenei, bensì attraverso precettori privati ai più sconosciuti. Essendo un ragazzo prodigio passò la giovinezza sullo studio e, a soli quindici anni iniziò a scrivere l’opera “Magia naturalis” che non solo lo renderà famoso, ma lo terrà impegnato anche per il resto degli anni. I suoi interessi spaziavano dalla refrazione della luce alla camera oscura, dal magnetismo all’Alchimia, dalla Magia alla Fisiognomica. Ed è proprio con la Fisiognomica che i suoi studi si incentrano e sostengono che il corpo viene sottoposto a giudizio, dove vengono valorizzate solo alcune parti rispetto ad altre. Il particolare che emerge dai suoi studi è un'osservazione di tipo figurata cioè tutto quello che è in vetta sarebbe più pregiata rispetto a quello che è più in basso. Ed è così che nella struttura umana il capo e il viso ma soprattutto gli occhi, esprimerebbero l’anima.



Il primo elaborato che Della Porta ha scritto è del 1586 il “De Humana physiognomonia”, in cui ha definito la fisiognomia una chiave di lettura, una sorta di oracolo che consente di conoscere le predisposizioni e la natura dell’essere umano attraverso segni fissi e indelebili del corpo, oltre alla metamorfosi che i suddetti, potrebbero avere con sollecitazioni dati da fattori esterni. L’opera è divisa in quattro libri, e nel primo espone osservazioni di carattere generale per distinguere in maniera corretta un esame fisiognomico. In ogni persona ci sono segni particolari e altri più comuni, quelli particolari e ben delineati sono fondamentali in quanto hanno una precisa analogia con i tratti o le stranezze che si rivelano. Il secondo libro analizza il corpo esterno, quello che si vede, partendo dalla testa fino ai piedi. Il terzo libro è esclusivamente dedito agli occhi, dove si esamina il colore, il taglio, le occhiaie, le palpebre e, l’anomalo, quello che possono trasmettere. Nel quarto libro descrive i vari tipi di uomini e scandisce il volto dell’uomo integro dal maligno, il leale dallo sleale, l’uomo brutale e deficiente, a quello geniale. L’ultimo libro è uno studio approfondito dei segni particolari e naturali ed è un confronto immutabile tra la morfologia umana e quella animale. Condivide il pensiero con Aristotele nell’affermare che l’uomo da prendere come esempio debba rassomigliare ad un leone per il carattere forte e coraggioso, aggiungendo che nella pantera invece trovava una certa affinità nella struttura fisica e nel comportamento con la donna. Infatti, se si osserva una donna ben proporzionata, ha il collo lungo e sottile, il torace magro e costole minute, il dorso affusolato e snello, il ventre e il bacino ben levigato. L’opera di Giambattista Della Porta consiste quindi nel riassumere tutti i pensieri dei suoi antichi maestri, evitando però accuratamente di dare il suo parere personale su un segno atipico, bizzarro, senza aver fatto prima un collegamento su ciò che in passato era stato già detto e ridetto dagli studiosi che lo hanno preceduto.

        

Nel secolo seguente il bolognese Camillo Baldi ha scritto il libro: "In physiognomica Aristotelis commentarii a Camillo Baldo ordinariam philosophiam in patrio Bononiensi archigymnasio profitente lucubrati. Opus multiplici doctrina refertum; physiologicis, medicis, virisque politicis æquè vtile, ac iucundum. Bononiae: apud Sebastianum Bonomium." pubblicato a Bologna nel 1621, che tratta della Fisiognomica di Aristotele.
Nel 1995 l'Editore De Vecchi di Milano ha pubblicato un altro libro di Camillo Baldi su questo argomento: "Il linguaggio segreto del volto: come intuire il carattere dal volto".

Un altro principale esponente della Fisiognomica moderna è stato il pastore svizzero Johann Kaspar Lavater (1741-1801) che fu amico, per un breve periodo, di Goethe. Il saggio di Lavater sulla fisiognomica fu pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1772 e divenne subito popolare. Venne poi tradotto in francese ed inglese influenzando molti lavori successivi. Le fonti principali dalle quali Lavater trasse conferma per le sue idee furono gli scritti di Giambattista della Porta e del fisico e filosofo inglese Thomas Browne (1605-1682) del quale lesse ed apprezzò Religio medici. In questo lavoro Browne discute della possibilità di dedurre le qualità interne di un individuo dall'aspetto esteriore del viso:
« (...)nei tratti del nostro volto è scolpito il ritratto della nostra anima (...). »  (R.M., parte 2:2)
In seguito Browne affermò le sue convinzioni sulla fisiognomica nella sua opera Christian Morals (1675 circa):
« Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, e l'aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l'osservazione ad istruirti sui fondamenti della fisiognomica....spesso osserviamo che persone con tratti simili compiono azioni simili. Su questo si basa la fisiognomica... »  (C.M., Parte 2, sezione 9)
A Thomas Browne è accreditato l'uso della parola caricatura in inglese, sulla quale si cercò di basare con fini illustrativi l'insegnamento della fisiognomica.
Browne possedeva alcuni scritti di Giambattista Della Porta tra cui "Della celeste fisionomia" nel quale egli sosteneva che non sono gli astri ma il temperamento ad influenzare sia l'aspetto che il carattere. In "De humana physiognomia" (1586) Della Porta usò delle xilografie di animali per illustrare i tratti caratteristici dell'uomo. I lavori di Della Porta sono ben rappresentati nella libreria di Thomas Browne ed entrambi erano sostenitori della dottrina delle firme — cioè, le strutture fisiche in natura come le radici, i gambi ed i fiori di una pianta, sono chiavi indicative o firme delle loro proprietà medicamentose.

   



LA FRENOLOGIA

Con l'aumentare dell'interesse per lo studio della Psicologia, dalla Fisiognomica è stata formata una branca definita “Frenologia”, dal francese Phrénologie, che nella sua etimologia greca, significa, “studio della mente” da"phren" genitivo di"phrenós" = mente e logía = discorso, espressione o studio, teoria, trattazione.
Sostantivo femmminile. Dottrina secondo cui le funzioni psichiche avrebbero una particolare localizzazione cerebrale. (dal Vocabolario della Lingua Italiana di Nicola Zingarelli - Zanichelli Editore)

Un medico tedesco, Franz Joseph Gall (1758-1828) cominciò ad interessarsi della possibilità di una correlazione fra la forma del cranio umano e le predisposizioni psicologiche della persona che possiede quel tipo di cranio.
Anche il fisico tedesco Johann Spurzheim si occupò della Frenologia.
Come a dire: “Dimmi com’è il tuo cranio e ti dirò chi sei”.
Per il dottor Gall non era tanto importante quali protuberanze e quali avvallamenti potesse avere un cranio, ma lo era l’idea che la scatola potesse dare informazioni sul contenuto: se il cranio è a forma di pera, anche il cervello deve seguire quella forma. Il diverso sviluppo delle aree del cervello, indicato dalla forma del cranio, per il dottor Gall è responsabile del carattere di ogni essere umano e ad ogni area corrisponde una particolare funzione.
In pratica è ciò che affermano anche oggi gli studi della moderna Neurologia, sulla base dei quali si producono danni diversi a seconda del punto del cranio che riceve un trauma, come ad esempio una botta sul lobo temporale può indurre perdite di memoria.
La grande differenza con gli studi contemporanei è che nell’elenco delle ben 27 aree del cervello individuate dal dottor Gall c'è anche quella dedicata a “gentilezza, benevolenza, compassione, senso morale” ed un’altra a “senso di proprietà, avidità, tendenza all’appropriazione”. Ecco la lista completa compilata al termine delle sue ricerche al riguardo:
1. Istinto di riproduzione (situato nel cervelletto)
2. Amore per la propria prole.
3. Affetto e amicizia.
4. Istinto di autodifesa e coraggio; tendenza a fare a botte.
5. Istinto carnivoro; tendenze omicide.
6. Astuzia, acume; furbizia.
7. Senso della proprietà; tendenza ad accumulare (negli animali); avidità; tendenza al furto.
8. Orgoglio, arroganza, sicumera; amore per l’autorità; superbia.
9. Vanità, ambizione, amore per la gloria (una qualità “benefica per l’individuo e la società”)
10. Circospezione e prudenza.
11. Memoria delle cose e dei fatti; educabilità, perfettibilità.
12. Senso dei luoghi e delle proporzioni spaziali.
13. Memoria per i volti.
14. Memoria per le parole.
15. Senso della parola e del linguaggio.
16. Senso del colore.
17. Senso del suono e della musica.
18. Senso della connessione tra i numeri.
19. Senso della meccanica, della costruzione; talento architettonico.
20. Sagacia comparativa.
21. Senso della metafisica.
22. Senso della satira.
23. Talento poetico.
24. Gentilezza; benevolenza; compassione; sensibilità; senso morale.
25. Facoltà di imitare.
26. Organo religioso.
27. Fermezza di intenti; costanza; perseveranza.



Mappa della Frenologia e Fisiognomica nel cervello umano


Il pittore francese Théodore Géricault (1791-1824) si interessò ai tipi umani e dedicò agli alienati di un manicomio una serie di dieci ritratti, dove dai tratti fisionomici sembrano emergere le tracce della disposizione caratteriale e criminale. Fra gli altri descritti qui sotto nei suoi dipinnti, figurano la monomania del gioco, la cleptomania e l’assassinio.

       

                          1                                                            2                                                         3
Tre ritratti di alienati di un manicomio dipinti da Théodore Géricault:
1) con monomania del comando militare;  2) con monomania del furto;    3) con monomania dell'invidia


La Frenologia e la Fisiognomica, nella loro elaborazione scientifica ottocentesca, hanno nutrito un immaginario dove la bruttezza si accompagna al crimine ed alla follia.
Ecco alcuni autori che hanno utilizzato la Fisiognomica nei loro scritti letterari con svariati accenni e teorie:
- Charlotte ed Anne Brontë, Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle e Thomas Hardy;
- Herman Melville con "Moby Dick" (1851) dove il narratore Ismaele si definisce un frenologo dilettante;
- Mark Twain con "Le avventure di Huckleberry Finn" (1884) dove il Duca, un imbroglione di professione, vende consulti frenologici;
- Oscar Wilde con "Il ritratto di Dorian Gray" (1890) debitore dell’analogia fra fisionomia e vizio o virtù;

Grazie alla scoperta della fotografia, presentata per la prima volta a Parigi e Londra nel 1839, si è aperta la possibilità di archiviare, catalogare e conservare le varie realtà del mondo, dalle piante ai criminali.
Il primo a sfruttare la fotografia per tali scopi é stato Eugène-François Vidocq (1775-1857) rivoluzionario, ladro e truffatore, che nel 1806 si converte alla Polizia, prima come informatore, poi alla testa di una “squadra speciale” costituita da ex-detenuti che combattono il crimine con metodi non proprio ortodossi. Fra questi la raccolta di fotografie di prostitute, criminali sessuali e viziosi in genere.
Nel 1883, Alphonse Bertillon, ufficiale della Polizia francese, dopo aver ereditato il patrimonio fotografico di Vidocq, adotta il bertillonage – così battezzato in suo onore: siamo alla scheda segnaletica della Polizia, composta dal rilievo delle impronte e dalle foto di fronte e di profilo del criminale.


Cesare Lombroso (1835-1909)

La ricerca criminologica, come studio del comportamento antisociale, si occupa fin dai tempi più remoti del rapporto fra personalità e devianza.
A dare questa interpretazione è stato Cesare Lombroso (1835-1909) antropologo e criminologo italiano che ha applicato sistematicamente i principi della Fisiognomica, schedando e fotograficamente detenuti e “alienati” (cioè i rinchiusi nei manicomi: epilettici, isteriche, etc) ed ha pubblicato l’opera “L’uomo delinquente”, uno studio dell'uomo in rapporto all’Antropologia, alla Medicina e alle discipline carcerarie, in cui ha cercato di individuare i tratti caratteristici della personalità criminale, sulla base di tare ed anomalie somatiche.
Lombroso nacque a Verona nel 1835 da un’agiata famiglia ebraica. Nel 1852 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, dove conseguì una laurea nel 1858 diventando in seguito direttore dell’Ospedale psichiatrico di Pesaro, professore di igiene pubblica e mentale all’Università di Torino, nonché di Antropologia criminale nel 1905. Lo psichiatra veronese sosteneva che ci fosse un filo conduttore, una conformità tra i tratti somatici di una persona e la sua personalità, tanto che, studiando scrupolosamente i lineamenti del viso di un individuo, se ne poteva comprendere l’aggressività e la pericolosità sociale. Il concetto non era nuovo, ma Lombroso ebbe la supponenza di voler apporre il suo sapere non verso la Scienza ufficiale, che tendeva nell’Era del Positivismo ad esaltare il progresso scientifico, ma restando irremovibile sulle sue teorie. L’Antropologia criminale, imperniata sulla teoria di Lombroso non era infondata come magari si poteva credere, era invece motivo di dibattiti e scontri tra cattedratici di un certo rilievo. Lombroso ebbe modo di avvicinarsi sempre in prima persona alle problematiche criminologiche carcerarie, studiando direttamente i detenuti e le loro personalità, utilizzando le proprie conoscenze in considerazione dell’aspetto sociologico del deviante. Questo psichiatra ha incentrato il principale tratto somatico del delinquente nell’atavismo, cioè quelle caratteristiche fisiche che ricordano l’uomo preistorico, con la fronte sfuggente che denota un basso livello di intelligenza, il naso quasi piatto e abbondante peluria sul corpo. Gli studi lombrosiani erano fortemente riscontrabili tra individui poco raccomandabili rispetto agli altri, per cui le caratteristiche somatiche comportamentali, nonché psichiche, della persona sarebbero ataviche ed il criminale sarebbe originato dai suoi antenati. Certamente Lombroso fu uno degli intellettuali italiani ad essere considerato un “derivato del sapere ”, un prodigio pleonastico nel dimostrare dedizione e serietà sui temi, nonché delle sue idee. Tuttavia la Criminologia contemporanea considera la personalità non solo nel suo quadro somatopsichico, ma anche in relazione alla sua appartenenza culturale e ai gruppi sociali in cui l’individuo è inserito. Superata nella maggior parte dei casi, appare pure la tendenza inaugurata anch’essa da Lombroso di analizzare la personalità dei singoli soggetti devianti nel quadro di classificazioni e tipologie, per cui esisterebbero le personalità tipiche dei rapinatori, dell’omicida e del rapitore. Tutt’oggi sarebbe arduo avvalorare la teoria scientifica di Lombroso, ma è legittimo mettere in rilievo l’intento e la singolarità del suo lavoro che, basandosi sui dati bio-antropologici, ha aperto un varco alla possibilità di poter abbracciare anche gli aspetti sociali. Con Cesare Lombroso l’Italia ha iniziato a porsi delle domande su certi aspetti che fino ad allora erano sconosciuti, e l’approfondimento scientifico del delitto è stato esaminato forse per la prima volta come un vero fenomeno umano e sociale.
Nel 1898 Cesare Lombroso inaugurò a Torino il museo di psichiatria e criminologia, che dal novembre 2009 è stato riaperto al pubblico.


Torino - Palazzo degli Istituti Anatomici, sede del Museo Lombroso dal 1899 al 1947

Il Museo Lombroso è costituito da un insieme di reperti apparentemente eterogenei, ma in realtà strettamente collegati fra loro in quanto espressioni del poliedrico interesse della scienza positivista per lo studio dell'uomo. Sono così presenti crani e altre parti anatomiche provenienti da diverse aree geografiche ed in parte tratti da cadaveri di criminali, calchi in gesso e maschere di cera di volti di delinquenti, manufatti, disegni e dipinti di alienati e di carcerati, apparecchi di contenzione, album fotografici, ritratti, schede segnaletiche, interessanti apparecchi scientifici. Primeggiano la raccolta degli orci per bere (sulle cui superfici ricurve figura, graffita nella ceramica per mano del carcerato, tanta cronaca nera torinese), le crete modellate (rievocanti episodi criminali, processi, scontri a fuoco tra briganti e carabinieri, ecc.), i mobili (art brut) costruiti da un paziente psichiatrico, la collezione unitaria dei corpi di reato, una raccolta di modelli di celle e istituti penitenziari, le fotografie o i reperti attinenti ad anarchici e briganti che danno un contributo non marginale allo studio di un preciso periodo storico.  Il Museo Lombroso conserva una vasta collezione di disegni realizzati da pazienti psichiatrici, che costituisce uno dei primi esempi di studi di arte psicopatologica, mirati alla ricerca di possibili "stili" specifici delle varie infermità mentali.
Il Palazzo degli Istituti Anatomici, in cui ebbero sede inizialmente gli Istituti di Anatomia Umana, Anatomia Patologica e Medicina Legale, fu inaugurato nel 1898 e fa parte della cosiddetta “Città della Scienza” edificata al Valentino.

Come aveva suggerito il dottor Gall, anche Lombroso studiò le forme del cranio dei suoi pazienti, allestendo anche una collezione di crani e maschere funerarie di condannati, fino alla formulazione di testi come “Genio e follia”, con l’appendice dedicata alle anomalie del cranio di alcuni grandi Uomini con le misure del cranio di Volta, Dante, Petrarca, Foscolo, S. Ambrogio, Donizetti, Bellini ed altri, fino a scrivere un elenco degli uomini di genio dediti a disordini morali, annoverati da Lombroso nella schiera degli alienati: Socrate, Cardano, Maometto, Pascal, Lutero, Newton, Haller, Rousseau, Swift, Ampère, Cellini, Carlo XII, Barthez.
Lombroso è oggetto di pesanti critiche, soprattutto per aver studiato in gran numero briganti dell’Italia meridionale, formulando ipotesi di tratti atavici di degenerazione, avvicinandosi a quelle pericolose conclusioni dell’anti-semitismo e del pensiero razzista.
Purtroppo infatti la Fisiognomica è stata sfruttata negativamente dalla propaganda antisemita con la teoria dell’inferiorità delle razze, riconoscibile da alcuni tratti fisionomici rivelatori: ad esempio il naso adunco sarebbe tipico di tante caricature sugli ebrei e ritenuto simbolo della loro rapacità. Una ragione in più, fra le tante, che hanno condotto all’Olocausto.

La Fisiognomica e la Frenologia non sono riconosciute dalla Scienza Ufficiale, che non le riconosce la dignità di valore scientifico accurato, benchè ad esempio la Frenologia abbia punti di contatto con la Neurofisiologia, soprattutto nell’originale formulazione del dottor Gall, ma effettivamente non basta un mento sporgente a fare di qualcuno un criminale, occorre uno studio molto più accurato e vasto sull'individuo.
Tuttavia, rispetto alla Frenologia, la Fisiognomica allarga il proprio campo all’intera apparenza morfologica dell’individuo, cercando di individuare i caratteri tipici delle persone. Non a caso quest’atteggiamento è detto, nello specifico, Fisiognomica “predittiva”, perché tenta di predire, a partire da un’osservazione fisica, il comportamento dell’individuo e si basa sull'antico concetto greco, che ciò che è bello è anche buono, di conseguenza ciò che è brutto è invece malvagio. Questo è ancora il principio adottato oggi giorno, se pensiamo a tutti i cattivi orripilanti e paurosi dell’infanzia, ai personaggi cattivi col cappello nero e il volto coperto, spesso sfigurati, spesso mutilati, spesso deformi. Se guardiamo al Cinema, troviamo i cattivi che sono spesso anche orribili alla vista, oppure ai cartoni animati, dove i malvagi sono caratterizzati da tratti spigolosi ed aguzzi con  colori scuri ed anche alla letteratura dell’orrore, dove ad esempio, Dracula (1897) di Stoker in origine era molto brutto. La creatura del dottor Frankenstein (1818 prima edizione) di Mary Shelley è altrettanto orrenda e sgraziata.

Il medico tedesco Benedict Lust (1872-1945) trasferitosi in America, considerato uno dei fondatori della Naturopatia, ha dimostrato che la Fisiognomica è una vera Scienza e che invece non ha nulla di pseudo-scientifico; infatti egli ha osservato, per mezzo del rigoroso metodo naturopatico da lui intensamente sviluppato in lunghi anni, che quando la gente guarisce cambia anche in volto, poiché, eliminando le scorie e le tossine, il viso diventa più "snello", ad esempio il doppio mento scompare e si torna a vedere il collo in quei volti che prima lo avevano "sepolto" sotto strati di tessuto adiposo, ed anche i capelli diventano più folti.
Per cui il dottor Lust ha cominciato a sviluppare un sistema di diagnosi "all'inverso", ossia quando le persone guariscono da una determinata malattia, se le benefiche modificazioni del corpo rimangono costanti, allora significa anche che, quando e quanto più quelle caratteristiche facciali "sintomatiche" sono presenti in una persona, tanto più la persona è anche affetta da quel determinato "male" specifico, di cui le alterazioni nel viso sono soltanto un sintomo.


CARATTERISTICHE DELLA FISIOGNOMICA

L’osservazione dei tratti somatici è fondamentale per la comprensione dell’individuo. Una valutazione attenta della costituzione individuale e delle relative predisposizioni deve considerare l’intera struttura della persona in quanto essa comunica all’esterno con molteplici modalità: manierismi, gestualità, portamento, comunicazione verbale e soprattutto non verbale. 
 
Possiamo osservare il viso, le rughe che solcano la fronte, la forma del naso, della lingua, i colori delle varie zone della pelle, le orecchie, le labbra, le mani ed i piedi. 
Tutti questi elementi consentono di ridurre al minimo il margine di “errore” nel classificare i sintomi con le loro modalità di comparsa. Sono inoltre fondamentali per individuare con la massima precisione il tipo di trattamento più adatto, il rimedio più simile, la via possibilmente più breve per consentire alla persona di ritrovare i perduti equilibri e di imparare ad osservarsi sotto una luce che forse prima non conosceva.
 

Tratti caratteriali e predisposizioni patologiche dalla Fisiognomica del viso
 
Nell’analisi dei tratti caratteristici del volto, distinguiamo quelli della porzione frontale, della centrale e di quella inferiore.
Nella parte superiore o frontale, trova sede l’intelligenza, in quella centrale la psiche, in quella inferiore possiamo collocare la parte emotivo-sensuale (la “dispensa alimentare”) ed il controllo di una parte del metabolismo. 
E’ importante osservare quale delle tre porzioni del viso prevale sulle altre.
Possiamo affermare che mentre la seconda (psiche) sostiene la prima (intelligenza), la terza non può che sottomettersi.
Per quello che riguarda la fronte, osserveremo le sue dimensioni. In primis il suo sviluppo in altezza. 
Una fronte “alta” (non è un luogo comune), indica un grado di intelligenza superiore a quello espresso da una fronte più bassa. 
Tutti avrete presente la figura di Albert Einstein, che come esempio è uno dei più centrati.
Una fronte con uno sviluppo notevole in larghezza oltre che in altezza, è indice di consapevolezza, capacità e coraggio, decisione nella pianificazione e nella realizzazione dei propri intenti.
Se riscontriamo un sopracciglio molto basso, vicino agli occhi, questo tradisce un carattere serio, realista e forte. 
Sopracciglia diritte indicano sempre realismo.
Se il sopracciglio è gibboso, indica nel soggetto un gran senso della logica, della forma, dell’estetica, ma rivela un influsso epato-biliare che predispone all’impulsività e ai facili scatti d’ira. Se presenta un’arcata sopracciliare corta indica poca disponibilità e labilità endocrine.
Se troviamo un soggetto con viso largo ma sopracciglia corte, possiamo pensare ad eventuali predisposizioni verso diabete o pre-diabete.
L’eccessiva vicinanza delle sopracciglia al bulbo oculare tradisce invece oltre a quanto suesposto anche impazienza, impulsività,  irrequietezza.
 Alcune scuole collegano la profonda piega orizzontale della radice del naso ad ambizione, aggressività, facoltà di concentrazione ed inibizioni. Sulla base delle personali esperienze si preferisce interpretarla come tendenza inibitoria.
Se la radice del naso è larga esprime talento organizzativo, forte ed accentuata sensualità; sono persone che riescono bene nei lavori manuali.
Se le sopracciglia sono rade indicano scarsa vitalità. 
Se diritte, indicano buone capacità di osservazione, spirito di iniziativa, intuito, predisposizione al comando. 
Se sono folte e crescono verso il basso, indicano il tipo combattivo; se donna, molto conflittuale.
La forma degli occhi ci dà ulteriori informazioni in base alla loro dimensione, larghezza, lunghezza. 
Se gli occhi presentano una ptosi della palpebra inferiore (cioè che tende ad essere cascante), troviamo grande potenziale emotivo, suscettibilità, persone che con i loro sfoghi finiscono spesso per compromettere i rapporti umani e le relazioni. Sono molto sensuali. 
Gli occhi con una buona simmetria orizzontale corrispondono a soggetti più cauti, che si fanno guidare dalla ragione e hanno molto senso pratico.
Gli occhi con l’angolo temporale più stretto e con una maggiore apertura verso il settore nasale indicano un grande potenziale di intelligenza, generosità, disponibilità, ma sono anche soggetti che tendono a considerarsi superiori agli altri, hanno una elevata  opinione di sé, tendono a disprezzare gli altri, sono misantropi.
Gli occhi infossati sono tipici degli osservatori precisi e risoluti che comunque tendono ad isolarsi dimostrandosi apparentemente inavvicinabili.
Un naso lungo ed ipertrofico indica soggetti calmi, equilibrati nella personalità, forti, autonomi, determinati ed energici. 
Il dorso nasale è ampio e la punta vigorosa. Se il terzo distale è molto largo tradisce voluttuosità, dedizione alle cose materiali e al mondo dei sensi. 
In riferimento al naso proviamo a suddividere il profilo in tre parti: terzo prossimale, terzo mediale e terzo distale.
A volte possiamo trovare un sostanziale equilibrio tra le parti: la fronte alta evidenzia intelligenza e spirito critico, logica e carisma. 
La porzione terminale della fronte indica attitudine all'osservazione e al realismo. Se questo segmento della fronte ha una forma lievemente sfuggente nella parte alta, cioè verso la sommità del capo, rivela buon intuito nella sfera di interesse materiale e in quella morale.
Se la troviamo priva o quasi di rughe in età avanzata, siamo di fronte ad un soggetto che non è stato vittima delle preoccupazioni che la vita riserva spesso e che non è stato segnato da particolari esperienze. 
Come già detto, sopracciglia corte e labilità endocrina hanno un rapporto strettissimo.
La radice del naso indica il grado di resistenza psichica e la decisione nell’imporre le proprie idee.
Meno essa è rientrante, tanto più scorrevole sarà il flusso dei pensieri e i processi di apprendimento in ambito cerebrale.
Una netta interruzione nel tratto che delimita il dorso si discosta in maniera evidente da quello che viene considerato il classico “naso greco”. 
Segnala difficoltà ad esprimere verbalmente i propri pensieri e le proprie emozioni. Un naso gibboso indica la propensione alle attività; questa caratteristica associata a  zigomi alti e pronunciati, con angoli mandibolari ampi e la lunghezza del segmento naso-labiale fa comprendere una forza di volontà e determinazione notevoli.
L’autore Norbert Glas, nel suo testo “Das Anlitz offenbart den Menschen” (letteralmente: “Il volto è lo specchio dell'anima”) parlando delle orecchie dice che queste “posizionate regolarmente dovrebbero avere il canale uditivo esterno collocato all'altezza dell'arcata zigomatica”.
Glas riconduce l'osservazione di orecchie collocate più in basso alla predisposizione depressiva. Orecchie più basse accompagnate dalla piega  trasversale della radice del naso indicano tendenze inibitorie. 
Secondo gli insegnanti di Fisiognomica di Scuola cinese, orecchie grandi e ben fatte indicano coraggio. Questo anche quando sono ben aderenti alla testa. Se tutto l'orecchio è carnoso ed anche il lobo presenta questa caratteristica, sarà segno di eccesso linfatico. 
Quando il semicerchio disegnato dall’elice è ampio possiamo ritenere che il soggetto è dotato di slancio interiore sufficiente; se sono presenti irregolarità dell’antielice (per esempio una maggiore estroversione rispetto al rilievo dell’elice) indica una persona con bisogno di emergere, tenace, determinata, egocentrica ed introversa. 
Lobi auricolari staccati indicano soggetti calmi, realisti portati alla riflessione, ma bisognosi di libertà. 
Se il lobo è più basso della columella del naso, questi individui tenderanno a rimuginare.
Un mento quadrato e volitivo, indica astuzia, intelligenza, aggressività, vitalità, autorità, decisione.
Un labbro inferiore rigonfio ci farà pensare alla labilità epatica.
L'orecchio obliquo è segno di aggressività, fantasia, distacco dalla realtà.
Una mascella obliqua indica inibizioni e timori, mentre se il labbro inferiore pende a sinistra verso il basso segnala malinconia e pessimismo. Se di profilo vediamo le guance molto prominenti, siamo nell’area della psiche e abbiamo riflessi sullo stomaco.
Lobi delle orecchie appuntiti indicano sbalzi di umore, una lingua larga indica molta energia  yang, mentre una lingua stretta indica un carico di energia  yin.
Una incisura del lobo inferiore dell’orecchio, se stretta, indica problemi ormonali, se molto larga segnala eventuali riflessi sulla tiroide.
Il lobo attaccato indica soggetti molto impegnati, se accentuato indica presunzione, se largo e tirato all’indietro indica il tipo collerico.
Presteremo attenzione anche alle vescicole che si manifestano sulla congiuntiva: se presenti indicano disfunzione linfatica e terreno predisposto alle neoplasie, ma anche a gozzo, mioma, ecc.
Lacune all’interno della corona o collaretto dell’iride segnalano il rischio di cancro allo stomaco, se sono poi presenti in soggetti femminili nell’occhio destro possono indurre tumori della mammella.
Lacune a scaletta o a siluro indicano terreno cancerinico.
Se visto di fronte troviamo un naso più sottile da una parte, questo è segno tipico di spasmo gastrico.
Il labbro superiore è in relazione con  stomaco e duodeno, quello inferiore con vescica, tessuto connettivale e colon. 
Chiusura labiale diritta non ondulata indica persona combattiva, se troppo ondulata persona eccessivamente “morbida”, che parla molto, poco affidabile.
Una radice del naso molto stretta indica sforzo per controllare la propria emotività.
Dal punto di vista omeopatico, il naso che presenta il dorso arrossato è un segno fisico che consiglia l’assunzione del rimedio Magnesium. La diagnostica cinese invece lo vede come un disturbo del metabolismo epatobiliare.
Se il naso nella parte inferiore è piegato verso il basso, con punta ipertrofica e alette tese, siamo in presenza di un soggetto coscienzioso, scrupoloso, fidato, con capacità di self-control notevoli, con buona sopportazione del dolore. 
Se il naso presenta arrossamento, lo si collega usualmente all’assunzione smodata di alcoolici; anche se talvolta la diagnosi è esatta, i motivi per cui il naso assume queste colorazioni sono vari. Sotto il profilo energetico, il flusso metabolico tocca prima l’orbita epatica e poi confluisce in quella polmonare.
Quindi un eventuale blocco energetico della sfera polmonare dipende direttamente da un problema a carico dell'apparato epatobiliare. Questo se il naso presenta arrossamento nella zona del terzo prossimale. 
Se presenta lo stesso problema in corrispondenza del terzo distale ed è relativamente asciutto, dovremmo pensare a sovraccarico dei metabolismi del colon e dello stomaco.
Il naso adunco con punta rivolta verso il basso indica propensione verso assunzione di cibi solidi.
I rimedi omeopatici più indicati da consigliare a soggetti con naso arrossato sono: Bryonia, Carbo animalis/vegetabilis,  Natrium muriaticum, Jodum, Chelidonium, Lycopodium.
Un naso diritto, allungato, cosiddetto “greco”, è indice di processi intellettivi rapidi. Attitudini psicologiche e talento per arti figurative e disegno, ponderatezza, tatto, spirito di adattamento. 
Un naso lungo sporgente e appuntito indica sensibilità, suscettibilità, labilità gastrica. 
La radice del naso è legata allo sviluppo intellettuale, se quindi è spiccata indica notevoli capacità, se è rientrante o sottile volontà e vigore sono decisamente insufficienti. Il dorso nasale è lo specchio della personalità.
Inoltre è in relazione con la capacità di imporsi. 
Viene così suddiviso:
           terzo prossimale         =       conscio
           terzo mediale              =       subconscio
           terzo distale                =       tubo digerente, senso del piacere
           alette nasali                =       vie respiratorie.
 
Dorso nasale molto largo uguale a grande vigore fisico, nervi saldi, forte struttura ossea. Se anche la radice è larga si aggiungono vitalità e robustezza, senso pratico, testardaggine nonché attrazione per la sfera materiale.
Il naso deviato verso destra indica espressione delle difficoltà che il soggetto incontra in campo professionale, se devia verso sinistra è indice di imprevedibilità nell’ambito della sfera affettiva e dei sentimenti.
Una piega naso-labiale più profonda sul lato destro segnalerà possibili problematiche epatiche, se sarà la sinistra invece possibili complicazioni cardiache. 
Labbra sottili, quasi invisibili, persone gelose e invidiose, labbra carnose persone passionali e molto istintive.

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